Il settore del turismo è tra i settori che continua a scontare le maggiori conseguenze economiche della crisi Covid. Lo ha confermato Bankitalia, secondo cui a livello nazionale si è assistito un drastico calo del fatturato e della redditività. Dalla Nota “Il settore turistico e la pandemia di Covid-19” emerge come il fatturato delle società di capitali operanti nei comparti dell’alloggio, della ristorazione e dell’intrattenimento abbia subito una contrazione del 40% nel 2020: circa quattro volte la riduzione registrata per la media delle imprese (11%). Le ragioni di questa crisi sono da ricondurre in parte alle chiusure di alcune attività dei comparti ricettivo, ricreativo e culturale, e in parte alle limitazioni agli spostamenti varati nel 2020. In una certa misura, però, ad influire è stat anche la paura del contagio: lo si evince analizzando i flussi turistici. Le presenze hanno subito un calo del 52,3%: la flessione è stata marcata sia per quanto riguarda il turismo nazionale (-33.8%), sia la componente estera (-70,3%), che nel 2019 rappresentava la metà delle presenze.
NOTA BANKITALIA SUL TURISMO: ANALISI FLUSSI
Al pressoché totale arresto dei flussi turistici tra aprile e maggio del 2020, è seguito nei mesi estivi un parziale recupero dovuto al turismo interno. In forte calo la presenze di turisti stranieri rimasta anche ad agosto su livelli inferiori di oltre la metà rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La seconda ondata autunnale ha rappresentato un’ulteriore battuta d’arresto. Come sottolineato dalla Nota, ripresa anche da Confesercenti, “la flessione delle presenze turistiche nel complesso del 2020 è stata particolarmente intensa in tutte le ripartizioni territoriali (tra -59,3% al Centro e -46,2% nel Nord Est) risentendo soprattutto dell’andamento negativo della componente estera. Le presenze straniere si sono contratte in misura più marcata nel Mezzogiorno e al Centro (-81,4 e -80,4% rispettivamente), aree maggiormente orientate al turismo internazionale culturale (in particolare Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, Basilicata e Umbria) o alle vacanze presso località balneari, montane, lacuali o altri luoghi rurali (in particolare le regioni del Mezzogiorno ad eccezione del Molise e della Basilicata). Nelle aree settentrionali il calo delle presenze straniere è stato di entità inferiore in connessione con il maggiore peso dei viaggi per motivi lavorativi (soprattutto in Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e nelle province autonome di Trento e Bolzano) e del turismo internazionale di prossimità, componente che ha registrato una minore flessione. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, nel Nord del Paese l’andamento dei flussi turistici internazionali ha beneficiato soprattutto della maggiore tenuta delle presenze dei turisti tedeschi (la cui incidenza sul totale delle presenze nel Nord Est si è mantenuta superiore a un quinto anche nel 2020), francesi e svizzeri. Su questa maggiore tenuta potrebbe avere inciso da un lato la possibilità di raggiungere facilmente la località di destinazione attraverso mezzi di trasporto privati e, di conseguenza, con minore rischio di contagio e, dall’altro, la maggiore prossimità culturale che, nel periodo pre-pandemia, ha avuto un impatto positivo sui flussi turistici provenienti dai paesi limitrofi“. Il calo dei flussi turistici internazionali, conclude la nota di Bankitalia, ha prodotto una significativa contrazione della spesa dei viaggiatori stranieri: in calo del 60,9% a livello nazionale e in maniera più marcata al Centro.