La montagna, di questi tempi, funziona al contrario. In montagna il beltempo (almeno per operatori e sciatori) è quello che comunemente si considera brutto: freddo & neve. Che finalmente sembrano essere arrivati. Tanto che, ad esempio, viste le previsioni meteo, è già stato chiuso al traffico il Colle del Piccolo San Bernardo, al confine con la Francia. Mentre è stata confermata per martedì prossimo la consueta chiusura invernale del Colle del Piccolo San Bernardo. Nevica in quota un po’ ovunque, dai 1500 metri in su, soprattutto oltre i 2000: già bianche La Thuile, Corvara, Sestriere, Madonna di Campiglio, l’altopiano di Asiago… E si spera che il ribasso delle temperature di queste ultime ore perduri, perché il terreno ancora tiepido per il sole dei giorni scorsi e un nuovo rialzo termico, temuto per la prossima settimana, squaglierebbero in breve il sottile strato bianco.
Più in basso piove, ancora non abbastanza, però, perché prima di pareggiare il disastroso bilancio idrologico, scaturito dalla lunga siccità, dovrà passare molto tempo. In ottobre l’Arpav bellunese informa che sono caduti da 35 a 70 millimetri di pioggia, contro una media di 120-220. Invasi, quindi, ancora in sofferenza, con il rischio di lasciare all’asciutto gli impianti di innevamento programmato, nuova minaccia sulla prossima stagione, che va ad aggiungersi alla carenza di personale, al caro energetico, all’inflazione che spinge in alto i costi d’esercizio e in basso le marginalità delle strutture. Una carenza d’acqua che mette in forse l’agibilità delle piste: nelle Alpi la superficie dei ghiacciai si è ridotta del 40% negli ultimi 150 anni e secondo gli esperti dal 2025 le località a 1.200/1.500 metri avranno difficoltà a mantenere la neve sui pendii più bassi.
L’indagine
Una situazione incerta, insomma, indagata e riassunta dal recente studio “Situazione congiunturale montagna bianca italiana inverno 2022/2023 – Previsioni e tendenze” condotto da JFC per conto di Skipass Panorama Turismo, l’osservatorio italiano del turismo montano, che da tredici anni monitora il settore. Una situazione che sostanzialmente si delinea sul difficile equilibrio tra due misure emergenziali: la riduzione dell’uso degli impianti di risalita, con aperture a “rubinetto” solo nei periodi di affluenza garantita, e quella dell’innevamento artificiale, per risparmiare sui costi dell’energia; o l’aumento dei costi degli skipass, per incrementare gli incassi a compenso delle maggiori spese. Si tratta di non-soluzioni, ma di tamponi dal probabile feedback depressivo sui flussi turistici.
Lo studio JFC parla anche di una stagione invernale 2022/2023 delineata già ora in due fasi, con “i periodi delle festività di Natale/Capodanno e Carnevale che segneranno il tutto esaurito, per poi lasciare il posto a periodi di grande afflusso solo nei fine settimana, con giornate infrasettimanali di vuoto assoluto. Ma, soprattutto, una partenza a razzo per il ponte dell’Immacolata, che vedrà tutte le destinazioni – quelle già attive e con gli impianti in funzione – invase dagli ospiti, sciatori e non”. La conseguenza più immediata è che tutti gli operatori della filiera bianca – albergatori, ristoratori, fornitori, impiantisti… – stanno valutando se e come procedere con le loro attività, consci del fatto che i costi di energia e gas da sostenere per il riscaldamento dei locali (dalle camere delle strutture ai centri benessere, dalle piscine ai ristoranti, dai locali di intrattenimento ai negozi) saranno decisamente più alti rispetto al passato. E in tutto ciò il vero timore risiede nell’incertezza di tali costi, che non permettono neppure di delineare politiche di pricing, che potrebbero comunque risultare non adeguate alla copertura dei costi. “È a rischio la sopravvivenza di una quota attorno al 18% delle imprese dell’esistente filiera turistica della montagna bianca italiana, che diventerà palese quando aumenteranno i cartelli di chiusura permanente di quei bar e ristoranti i cui gestori hanno deciso di limitare il rischio, chiudendo”.
I fatturati
Rischiano gli operatori e rischiano i territori, che basano le loro economie proprio sul turismo. Dal benchmark JFC emerge che “il fatturato totale del sistema della montagna bianca italiana nella stagione 2021/2022 è stato di 8 miliardi 742 milioni di euro, con un leggerissimo +0,3% sulla stagione invernale 2019/2020 (che però si interruppe all’improvviso), ma inferiore (-16%) ai dati dell’ultima stagione completa, quella 2018/2019”. Per la stagione prossima ventura, nonostante l’incremento dei prezzi praticati da tutta la filiera e le positive previsioni legate ai fatturati delle aziende del comparto, a fine stagione i margini delle imprese saranno inferiori a quelli dello scorso anno. “Si prevede un incremento di fatturato complessivo pari al +8,8%: ospitalità a +6,7%; servizi legati alle attività sportive a +11,1%; altri servizi (ristorazione, commercio, attività ricreative e di divertimento…) a +9,3%”. Peccato che costi d’esercizio e conto energetico sia previsto in un aumento ben superiore: il 50,5% degli operatori del settore ricettivo prevede una stagione con fatturati stabili rispetto a quelli dello scorso anno, mentre ben il 33,3% dichiara di attendersi un incremento di fatturato, ma molti segnalano che ciò è dovuto all’incremento dei prezzi – necessari per pagare gli aumenti di energia ed acquisto materie prime – e che tale incremento non inciderà positivamente sulla marginalità aziendale, che anzi subirà una contrazione rispetto allo scorso anno.
Le esperienze
A questo punto, oltre alle due misure emergenziali citate, per tutte le destinazioni e gli operatori della filiera sembra necessario lavorare su una rigenerazione dell’offerta, che deve essere sempre più rispondente ai nuovi “consumatori dell’esperienza”. Il report di Skipass Panorama turismo dice che il 68,2% degli italiani che frequenta la montagna in inverno giudica positivamente il soggiorno se ha la possibilità di godersi la natura; il 61,7% afferma di fare queste vacanze per l’opportunità di incontrare la famiglia o gli amici durante un soggiorno invernale in montagna; il 54,3% vive l’esperienza in montagna, in inverno, per l’equilibrio che offre tra la pratica di attività sportive e momenti di relax e piacere; e il 43,5% indica che la vacanza in montagna è possibilità di riposo. “Certo è che per la stragrande maggioranza degli italiani un valore fondamentale nella fase di scelta della vacanza in montagna è legato all’atmosfera: la neve, il candore del paesaggio, l’ambientazione tra natura/località/sistema ospitale rappresentano, nel loro insieme, un elemento considerato essenziale dal 71,2%”.
Le previsioni
Detto questo, come sarà allora l’imminente stagione/neve? L’avvio sarà estremamente positivo, ma “non bisognerà lasciarsi sedurre da un ponte dell’Immacolata sold out: i conti – quelli veri – si fanno solo a fine stagione”. Andiamo avanti. Anche Natale e Capodanno saranno decisamente positivi, con indici anche strepitosi per San Silvestro: entro Natale sarà già impossibile trovare disponibilità per il periodo che va dal 29 dicembre all’1 gennaio, ma buone performance anche fino all’Epifania. Da metà gennaio sino a metà febbraio si avranno soprattutto week end (mercato Italia) e settimane bianche (Paesi stranieri): sarà un periodo difficile per molte imprese della filiera. Si arriva quindi al Carnevale, periodo da tutto esaurito, con indicatori positivi per la settimana clou e i due week end che la racchiudono. Infine, una chiusura di stagione in chiaroscuro, condizionata dalle condizioni meteo e dalla certezza di poter sciare.
Il ranking
L’analisi di Skipass Panorama Turismo ha preso in considerazione sei fattori, tre legati all’immagine (l’essere una località famosa, l’essere trendy ed essere considerata una destinazione a misura di famiglia) e tre legati ai servizi (qualità delle piste, qualità degli alberghi e quantità dei servizi presenti). L’integrazione di questi fattori ha portato alla costruzione di un ranking di posizionamento, che poi corrisponde al rispettivo valore del brand della località. Ed ecco la classifica generale, che vede ancora una volta confermata la vittoria di Madonna di Campiglio, tallonata da Cortina d’Ampezzo. Seguono poi Livigno, Ortisei, Courmayeur, Cervinia, Folgarida e Marilleva (che però guadagnano il primo posto nel segmento esigenze delle famiglie con bambini).
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