Si conclude oggi il primo G7 dedicato al turismo, un vertice interministeriale che, come spiega il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete, «potrà portare a percorsi comuni per affrontare sfide quali quella della gestione dei flussi crescenti di turisti, la mitigazione dell’impatto sociale e ambientale che ne derivano su destinazioni e comunità locali, o la necessaria maggiore attenzione verso l’accessibilità fisica ed economica del turismo stesso».



L’Italia è tra le destinazioni più amate al mondo. Quali aspetti dello stile di vita italiano ritiene più attrattivi per i visitatori internazionali?

L’Italia è conosciuta nel mondo per il suo patrimonio storico-culturale di valore elevatissimo, per le bellezze naturali, per il nostro Made in Italy. Da italiani non sempre riusciamo a renderci conto di quanto questa ricchezza sia parte del nostro stile di vita. È un insieme di fattori che potremmo riassumere nella parola “bellezza”: delle nostre città d’arte, delle località di mare e di montagna, dei borghi. Una ricchezza che riguarda le nostre tradizioni enogastronomiche, la capacità di creare cose belle nel design, nella moda, nel settore automotive e della nautica, solo per citarne alcuni. Una bellezza diffusa che permea il nostro modo di vivere e che chi ci guarda dall’estero percepisce come unica.



Ci sono regioni o città italiane che, secondo lei, stanno emergendo con offerte innovative e attrattive per nuovi segmenti di pubblico?

Io credo che il nostro Paese abbia di fronte a sé un’opportunità storica: quella di far entrare stabilmente nei circuiti turistici destinazioni italiane cosiddette “minori”: penso ai tanti borghi e piccoli centri ricchi di storia e risorse attrattive nelle aree interne del Paese. Luoghi che già hanno aumentato la propria visibilità beneficiando di una sorta di “effetto Covid”: la pandemia, con le esigenze imposte dal distanziamento, ha infatti rappresentato un’occasione di riscoperta per questi territori, ricchi di risorse ambientali e culturali inesplorate. Peraltro, l’evoluzione climatica in atto già da diversi anni, con l’avvertita crescita delle temperature, potrà rappresentare un secondo “boost” dell’attrattività di molte destinazioni turistiche nelle aree interne, in particolare nei mesi estivi, decongestionando in maniera strutturale le coste e rappresentando, se adeguatamente supportata in termini di servizi e capacità di offerta, un’enorme occasione di sviluppo economico e sociale. È qualcosa che sta già accadendo.



In che senso?

I nostri dati evidenziano una crescita degli arrivi turistici del 6,9% tra il 2019 e il 2023, contro un ben più contenuto incremento dell’1,3% nel resto del Paese. Anche il dato di permanenza media risulta più alto che nelle aree più “turisticamente tradizionali” del Paese (4,1 notti vs 3,0 notti), a conferma del fatto che questi territori offrono un mix tra qualità dell’offerta percepita e costo dell’esperienza turistica assolutamente competitiva e che va ulteriormente sviluppato. Per cogliere appieno queste potenzialità, occorre investire per intervenire sugli elementi di fragilità e ne segnalo alcuni: la crescita qualitativa dell’offerta, la formazione degli operatori, la maggior visibilità attraverso il web.

Come si possono valorizzare le piccole e medie imprese turistiche per rispondere a una domanda sempre più diversificata?

Il turismo è tra i comparti maggiormente investiti dagli effetti della digital innovation, che rappresenta certamente un’opportunità ma anche, ove non gestita, una minaccia, tanto più per un sistema del turismo quale è quello italiano, costituito da tante piccole e medie imprese di cui buona parte a conduzione familiare. Sono le stesse imprese a dirci quanto avvertano il tema delle competenze come la risorsa strategica chiave. Nelle risposte al nostro Osservatorio sull’economia del turismo delle Camere di commercio, le imprese segnalano come, per rispondere ai cambiamenti in atto sul mercato, avvertano forte la necessità di dotarsi di nuove figure professionali tra cui manager esperti nella digitalizzazione, nell’efficientamento energetico e nella sostenibilità ambientale, figure peraltro fortemente ricercate e quindi di ancor più difficile reperibilità. Nel corso degli ultimi due anni, a partire dall’inizio della pandemia, le Camere di commercio, anche avvalendosi dell’assistenza tecnica dell’Istituto nazionale ricerche yuristiche, hanno realizzato oltre cento percorsi seminariali per accompagnare le imprese verso l’innovazione e il marketing digitale. Sono stati momenti importanti che le imprese hanno trovato molto utili proprio per il taglio concreto dato alla formazione, pensata per avere immediati risvolti applicativi nelle diverse realtà aziendali.

Quali sono, a suo avviso, le principali sfide che l’Italia deve affrontare per attrarre un numero crescente di turisti, ma mantenendo al contempo alta la qualità dell’esperienza?

Come detto, l’Italia ha un vantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi, legato alla varietà e molteplicità dei suoi attrattori turistici. Il primo passo, quindi, è riuscire a integrare l’offerta, inserendo nei grandi circuiti del turismo internazionale anche le tante destinazioni di pregio ma meno conosciute. Questo è un passaggio essenziale anche per ridistribuire in tutto l’arco dell’anno i flussi di visitatori. In parallelo occorre continuare a lavorare per la qualificazione dell’offerta e, quindi, dell’esperienza di viaggio in Italia. La sfida principale delle imprese turistiche di oggi si gioca sulle competenze, sulla capacità di essere all’altezza della qualità attesa dagli ospiti e sulla capacità di innovarsi anche in termini di capacità di lettura predittiva dei trend di mercato. La crescita competitiva delle imprese e la sempre maggiore qualificazione in termini di offerta delle destinazioni turistiche sarà giocata nella combinazione tra capacità umane e relazionali degli operatori, che costituisce la base dell’accoglienza e della ospitalità professionale, e uso diffuso della tecnologia, per rispondere a gusti e tendenze con maggiore flessibilità, creare esperienze altamente personalizzate, utilizzare le piattaforme digitali per estendere la capacità di raggiungere i clienti. Proprio per rispondere a queste esigenze, Unioncamere e ISNART hanno proposto al ministero del Turismo la creazione di una Lab Academy che possa dare risposte, in modo strutturato, alle esigenze di riqualificazione delle imprese della filiera turistica.

Quanto è importante oggi per le destinazioni italiane investire in sostenibilità e innovazione per rimanere competitive?

Dall’Osservatorio sul turismo del sistema camerale emergono cambiamenti di fondo in quelle che sono le “sensibilità” dei consumatori: l’attenzione verso la sostenibilità è fortemente cresciuta negli ultimi anni, in particolare nella componente “millennial” della domanda interna e internazionale. In questo senso, lo sforzo verso la sostenibilità della filiera turistica, oltre che eticamente corretto, diventa un importante strumento di marketing e di posizionamento sul mercato che, come tale, ritengo debba essere attivamente sostenuto con una politica ancora più forte di incentivi e defiscalizzazioni dell’attuale. Vi è poi un

Sono tendenze che, come detto, aprono a un Paese come il nostro spazi enormi di mercato.

Non crede che il turismo abbia tutte le credenziali per essere considerato industria? Anzi: un’industria che produce addirittura un valore superiore a quello della manifattura?

Quella del turismo è certamente una delle filiere più trasversali a tutto il sistema economico di un Paese. Basti pensare che stimiamo per il solo 2023 un impatto economico sui territori che supera gli 84 miliardi di euro. È il risultato di una serie di spese sostenute nel corso della vacanza in Italia da turisti italiani e stranieri, riconducibili a vari settori dell’economia locale: il sistema ricettivo e ristorativo, certo, che dal solo conta un indotto economico di 47 miliardi di euro ma anche le produzioni enogastronomie locali (7 miliardi di euro), gli acquisti del comparto manifatturiero (quasi 15 miliardi di euro), il nostro Made in Italy, il sistema dei trasporti locali (3 miliardi di euro), l’industria del divertimento e quella della cultura che insieme generano un indotto economico stimato per il 2023 in 11 miliardi di euro.

In che modo l’Italia può capitalizzare sul G7 per creare nuove sinergie e partnership internazionali a sostegno del turismo?

Il G7 è certamente un’occasione importantissima di confronto che potrà portare a percorsi comuni per affrontare sfide quali quella della gestione dei flussi crescenti di turisti, la mitigazione dell’impatto sociale e ambientale che ne derivano su destinazioni e comunità locali, o la necessaria maggiore attenzione verso l’accessibilità fisica ed economica del turismo stesso. Penso che il nostro Paese sia arrivato ben preparato a questo appuntamento. La Ministra Santanché vi partecipa portando con sé importanti contenuti e spunti di riflessione raccolti organizzando, la scorsa settimana a Firenze, la seconda edizione del Forum internazionale sul turismo che ha visto il coinvolgimento degli operatori della filiera, delle rappresentanze di categoria e degli stakeholder ai diversi livelli di governo. Un evento culminato nella firma del Patto per il turismo, cui anche Unioncamere ha aderito in rappresentanza delle Camere di commercio, a segnalare l’importanza di una governance integrata e coordinata tra tutti gli attori di un settore strategico per l’economia del Paese, ancora lontano dall’aver colto appieno il suo potenziale di mercato.

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