Le rappresentazioni negative e denigratorie sul turismo “hanno scatenato intense reazioni sui social media, in alcuni casi sfociando in un’avversione dichiarata verso i turisti” sostiene Sociometrica (la società di consulenza strategica) in un recente report. “Questa narrazione generalizzata e imprecisa, accompagnata da un linguaggio che dipinge (ingiustamente) il turista come un’entità estranea, remota, della quale si ignora l’identità e le motivazioni che lo spingono a visitare un luogo, quasi che i turisti siano sempre gli altri. Tra l’altro, si potrebbe proporre una terminologia più inclusiva, riferendosi ai turisti come ospiti, promuovendo così una cultura dell’accoglienza e della comprensione reciproca”.
“Questa offensiva mediatica rischia, anziché portare a un governo, magari anche felice, del turismo, alla sua demonizzazione – proseguono gli analisti di Sociometrica -. Quasi che l’overtourism sia inevitabile, un destino, un fenomeno inscindibile dalla sua dimensione over. Di fronte a questa situazione, emerge l’esigenza, da un lato, di comprendere a fondo le ragioni e i meccanismi attraverso cui si sviluppa l’overtourism, e dall’altro, di assumere decisioni, definire nuove leggi e introdurre strategie per contenere il fenomeno. È importante dimostrare che le destinazioni turistiche, anche quelle più famose, possono approntare un governo del turismo in grado di contrastare l’overtourism, ottimizzando l’esperienza sia degli ospiti che dei residenti, anche perché, semplicemente, dove non c’è sostenibilità, questa manca per entrambi”. Occorre quindi “identificare criteri chiari per definire l’eccesso di affluenza turistica, stabilendo indicatori concreti e comprendendo le circostanze e le modalità con cui tale fenomeno si manifesta. Inoltre, indagare le cause profonde dell’overtourism, superando le interpretazioni superficiali, e delineare alcuni temi particolarmente controversi o delicati, con implicazioni sia etiche che politiche, nella scelta delle politiche di contenimento”.
L’overtourism può essere contrastato in molti modi: alcuni hanno conseguenze insostenibili sul piano etico-morale, altri non sono efficaci come potrebbe sembrare a prima vista, mentre altri ancora riguardano solo alcuni aspetti, ma non tutti. L’obiettivo è, in qualche modo, quello di contemperare quelli che possono sembrare opposti, o meglio di tener conto delle diverse esigenze per raggiungere una soluzione accettata sia dai residenti che dagli ospiti.
Sul tema è recentemente intervenuto anche Mauro Santinato, ceo e founder di Teamwork, società di consulenza, formazione e marketing per l’hospitality industry. “Per 40 anni – sostiene – ho sempre pensato e creduto che il turismo portasse benessere e ricchezza diffusa, che aiutasse lo sviluppo economico delle destinazioni, che creasse posti di lavoro, che migliorasse la qualità della vita dei residenti, che aumentasse il benessere di tutti i cittadini, che valorizzasse i beni artistici e culturali, che permettesse ai musei di restare aperti, ai ristoranti e ai negozianti di lavorare”.
“Oggi – continua Santinato -, dopo aver letto sui giornali del ‘flagello’ del turismo, mi sono venuti seri dubbi. Ma a mio avviso non esiste un problema di overtourism. Esiste piuttosto un problema nella capacità delle amministrazioni pubbliche di gestire la politica turistica della propria destinazione. Se negli ultimi 20 anni i posti letto alberghieri non sono sostanzialmente aumentati, comè potuto generarsi il problema?”.
Da queste considerazioni Santinato suggerisce alcune contromisure, provocatorie ma… evocative. “Come ad esempio impedire a chi tratta con disprezzo il turismo di andare in vacanza; vietare a tutti coloro che pubblicano sui social post contro i turisti di fare i turisti per almeno 10 anni (una sorta di Daspo turistico); denunciare alla Corte dei Conti tutte le amministrazioni pubbliche (sindaci o assessori vari) che spendono soldi per promuovere la propria destinazione per poi lamentarsi che hanno troppi turisti; vietare manifestazioni che portano troppi turisti (come Carnevale di Venezia, Palio di Siena, Giubileo, Olimpiadi, Gran Premio di Formula 1, Finale di Champions League, Salone del Mobile, Settimana della Moda, Tour de France, ecc.); se in una città ci sono troppi turisti, non concedere più licenze di attività ricettive; a tutti i cittadini che si lamentano dei troppi turisti, aumentare le tasse per compensare la perdita delle tasse di soggiorno pagate dai turisti. E bisogna vietare di lamentarsi dei troppi turisti: è una grossa mancanza di rispetto nei confronti dei nostri stessi ospiti. Magari, invece, nelle località dove ci sono tanti turisti, andrebbero effettuati maggiori controlli su chi affitta posti letto non regolari. Credo insomma che se in una località ci sono troppi turisti, la colpa non è dei turisti ma di chi non sa organizzare i servizi per i turisti. I turisti siamo tutti noi: almeno una volta all’anno, anche noi siamo parte del problema. Si vuole davvero iniziare a risolverlo restando a casa permettendo solo ai radical chic di avere le nostre città tutte per loro per apprezzarne la bellezza? Non ho mai saputo di una azienda turistica fallita a causa dell’overtourism, di undertourism si. Per concludere: il problema dell’overtourism lo risolveranno i turisti stessi, scegliendo di andare nelle località dove i cittadini saranno felici di accoglierli”.
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