Le incertezze sul futuro, la scoperta di un’insospettata fragilità, la sensazione che tutto (compreso l’abituale stile di vita) può cambiare in un minuto, il nuovo appeal dei cammini e dello slow tourism.

Tutto contribuisce alla previsione che il mercato mondiale del turismo religioso sia in una fase di risalita impetuosa, che da qui al 2027 vedrà il boom del suo cagr, il tasso annuo di crescita, stando ai vari report editi da società specializzate, tra cui anche l’Advance market analytics, che si è anche concentrata sull’impatto dell’epidemia di Covid-19 nella catena di approvvigionamento, nella valutazione sul tasso di crescita, e nelle dimensioni del mercato del turismo religioso in diversi scenari. Un settore considerato di nicchia, ma rivalutato non poco per le sue enormi potenzialità di diversificazione e destagionalizzazione, un target strategico per chiunque voglia pianificare un possibile nuovo disegno del turismo.



Per l’Italia, il panorama è davvero importante e frammentato, con migliaia di mète che spaziano dai santuari alle chiese, ai tantissimi luoghi sacri. Li chiamano “pellegrinaggi”, e pellegrini i turisti del segmento, ma in realtà si tratta di vacanze spinte da un composito mix di curiosità, spiritualità, voglia di cultura, di destinazioni ed esperienze alternative. Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2019, quando l’UNWTO calcolava che un viaggiatore su 5 al mondo alimentasse il turismo religioso, per oltre trecento milioni di presenze e fatturato di circa 18 miliardi di dollari. In Italia, sempre nel 2019, il segmento era valutato in tre milioni di turisti, con poco meno di nove milioni di presenze.

Il Covid, ovviamente, ha cambiato tutto, frenando, spesso azzerando ogni settore del turismo. Anche se quello religioso ha dimostrato una singolare resilienza: l’anno scorso, ad esempio, la basilica di San Francesco ad Assisi ha visto arrivare 3.333 “camminatori” provenienti da 54 Paesi (dati dello Statio peregrinorum): al primo posto italiani (78%), poi tedeschi, francesi, austriaci, americani. Il tutto nonostante le restrizioni e le limitazioni ai viaggi. Chi percorre i cammini francescani – specifica la Statio – sono in maggioranza uomini (51,40%). Il 94,08% ha camminato (94,74% nel 2020) e il 4,66% ha scelto la bicicletta (2,46% nel 2020). Di questi pellegrini il 63,50% giunge ad Assisi in solitudine (69,93% nel 2020), mentre il 36,50% in gruppo (30,07% nel 2020). I cammini francescani sono per tutte le età: al primo posto i pellegrini dai 30 ai 60 anni (51,20%, 57,05% nel 2020), a seguire con il 24,20% gli ultrasessantenni (19,88% nel 2020), mentre tra i 18 e 30 sono il 14,60% (18,97% nel 2020) e infine il 10% è costituito da pellegrini di età inferiore ai 18 anni (4,1% nel 2020).

Riguardo le motivazioni che spingono i pellegrini a intraprendere i cammini il 45,90% dice di farlo per ritrovare se stesso, il 24,71% esprime motivazioni religiose, il 4,18% religioso-culturali e l’1,66% per motivazioni esclusivamente culturali. Tra i cammini francescani, il più frequentato è la “Via di Francesco” con una percentuale del 73,76% di pellegrini (75,34% nel 2020). Tra quelli di devozione mariana, sul podio è il Cammino celeste, che parte sia dall’Italia, ma anche da Austria e Slovenia: in Italia inizia dalla Basilica Patriarcale di Santa Maria Assunta di Aquileia, sale per le colline del Collio e superando le Alpi Giulie arriva fino al Santuario del Monte Lussari, nel comune di Tarvisio.

Ovviamente, non solo i cammini (ai quali, in genere, è dedicato anche il programma “Cammini e percorsi” del Touring Club): il turismo religioso in Italia rappresenta il 2-3% del totale delle presenze, forte di calamìte universalmente riconosciute, dalla Città del Vaticano a San Giovanni Rotondo, dalla basilica di Sant’Antonio a Padova alla stessa Assisi, solo per citare le prime quattro destinazioni del segmento indicate dal sito specializzato Turismo-celeste.it. Ma l’Italia è anche uno dei rari Paesi al mondo dove ogni regione ospita almeno un grande santuario.

Secondo l’Osservatorio nazionale di ricerche turistiche, nel 2019 la spesa dei pellegrini nel nostro Paese è stata di 148 euro (per gli stranieri) e 77,9 euro (per gli italiani). La media giornaliera delle spese per cibo, attività ricreative e culturali le parti s’invertono: gli italiani spendono 57 euro a testa, gli stranieri 53,8. 

Le mete più gettonate dal turismo religioso risultano essere la basilica di San Pietro (7 milioni di presenze), la basilica di S.Pio da Pietralcina a San Giovanni Rotondo (6 milioni), quella di San Francesco ad Assisi, il santuario della Madonna di Loreto, quello della Madonna del Rosario a Pompei, la basilica di S. Antonio a Padova, il santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa, il santuario della Madonna del Monte Berico a Vicenza, le basiliche di S. Vitale e Sant’Apollinare a Ravenna e il santuario della madonna di San Luca a Bologna.

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