Tu chiamali se vuoi pellegrini. Ma l’aura romantica e fatigante dei viandante religioso, che affrontava tra mille difficoltà i cammini di fede pur di raggiungere le sue mète più sacre (il Vaticano, Assisi, San Giovanni Rotondo, Padova), ha subìto un pesante restiling. Oggi il pellegrino è essenzialmente un turista credente (ma anche no) o semplicemente un lavoratore o uno studente fuori sede, o un viaggiatore che intende limitare le spese di alloggio. Poca roba, si direbbe. E invece il 2023 ha segnato nelle strutture di accoglienza religiose (tremila in Italia) il +46% di richieste di soggiorno sul 2022 e +16% sull’anno record pre-pandemico, il 2019.



“Nel 2023 le realtà ricettive religiose e no-profit di ospitalità – ha detto il presidente dell’associazione Ospitalità Religiosa Italiana ORI, Fabio Rocchi, presentando i dati del portale ospitalitareligiosa.it con 1.300 strutture presenti – hanno ospitato circa 5 milioni di persone per un totale di 20 milioni di presenze. I visitatori sono principalmente gruppi, movimenti religiosi, oratori, camminatori. Molto rilevante, a differenza degli alberghi, anche la fascia degli universitari e lavoratori fuori sede di lungo periodo”.



Risultati superpositivi, dunque, per una forma di accoglienza destinata a generare risorse per varie forme benefiche, caritatevoli o assistenziali, sociali o missionarie. “Sono numeri – ha continuato Rocchi – che permettono di rimettere in moto la catena della solidarietà. Questo rinnovato interesse dimostra la sensibilità sempre più ampia dell’opinione pubblica verso un’ospitalità che sia anche occasione concreta di contribuire alle necessità di chi vive in stato di bisogno, senza per questo rinunciare alle comodità di un’accoglienza familiare e destinata a diventare una vera esperienza di vita”.



“Il 2023 ha segnato uno straordinario successo per il turismo religioso in Italia – ha commentato il ministro al Turismo, Daniela Santanchè -. Le politiche attuate dal ministero e dal Governo non solo sono in linea con le nostre aspettative, ma dimostrano anche la tendenza alla destagionalizzazione dell’offerta turistica. Il Giubileo che si terrà il prossimo anno a Roma consoliderà i dati record del turismo religioso, offrendo un’esperienza straordinaria per i visitatori provenienti da tutto il mondo, contribuendo al tempo stesso a valorizzare e ad accrescere ulteriormente non solo il comparto ma tutta la nazione”. Proprio a favore del movimento turistico religioso, nella Legge di bilancio varata a fine anno sono stati inseriti anche provvedimenti inerenti i cammini spirituali (rifinanziamento del Fondo per il rilancio e la promozione turistica dei cammini religiosi: 15 milioni nel triennio 2024-2026), il turismo accessibile (550 milioni per il 2024 e più di 230 milioni per il 2025 inseriti nel Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità) e per il Giubileo del 2025 (75 milioni di euro per il 2024, 205 per il 2025 e 8 per il 2026).

In Italia sono circa 2.500 le strutture religiose censite (vanno aggiunte quelle laiche no-profit), con una media di 74 posti letto ciascuna. Roma e il Lazio rappresentano la fetta più ampia (29.484 posti letto), seguiti da Veneto (19.397) e Emilia-Romagna (16.515). Nella “densità” dei letti disponibili, la Valle d’Aosta vanta 27 posti letto ogni 1.000 abitanti, seguita da Umbria (11) e Friuli-Venezia Giulia (8). Secondo una ricerca Isnart, nel 2023 si sono registrati circa 3,3 milioni di turisti religiosi provenienti dall’estero, con un buon 40% di flussi originati dall’Europa, in particolare da Germania, Austria e Francia, mentre gli italiani mantengono il primato di presenze, alimentate soprattutto da pellegrini provenienti da Abruzzo, Puglia e Marche.

In totale, il turismo religioso vale circa l’1,5% delle presenze turistiche in Italia. Ma si tratta di presenze che spingono forte sulla leva della destagionalizzazione, e quindi finiscono con l’incidere parecchio nel panorama complessivo che si vorrebbe per l’industria turistica nazionale.

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