Ricordate i torpedoni carichi di anziani (quasi tutte donne) che partivano dalle nebbie della pianura per andare a svernare in Riviera? Beh, oggi sono solo ricordi e testimonianze di tempi passati. “Gli anziani qui sono spariti, è un mercato che non esiste più”, confessa Carlo Scrivano, direttore UPASV, l’unione provinciale degli albergatori di Savona, un consorzio di oltre trecento imprese che fanno capo a Confindustria Alberghi (caso unico, visto che per la stragrande maggioranza delle trentamila attività ricettive italiane il riferimento è Federalberghi).
Stiamo parlando del Ponente ligure, una zona che comprende le comunità di Pietra, Alassio, Laigueglia, Ceriale, Albenga, Celle, Loano, Spotorno, Finale e Andora. Dunque un bel pezzo di Riviera, quella che fino a qualche anno fa, dall’inverno fino alla primavera, ospitava appunto la terza età, ma anche la mezza, magari con nipotini a rimorchio, fidelizzata da prezzi abbordabili e clima mite.
Cos’è successo, direttore?
Gli anziani e i gruppi in genere sono scomparsi, dissuasi dalle restrizioni e in generale dalla psicosi dei contagi. I cral sopravvissuti non organizzano più i soggiorni: le poche compagnie che arrivano sono solo quelle rare che alcuni TO sono riusciti a organizzare. Conseguentemente è cambiata anche l’offerta turistica dei territori, direi riallineata a tendenze oggi più marcate, come l’outdoor, con arrampicate, trekking e via dicendo. Con particolari attenzioni anche per l’arte e la gastronomia. Le nostre stagioni si sono quindi allungate e segmentate, o lo dovranno fare, per soddisfare questi trend, perché oggi le scelte dei vacanzieri si basano prevalentemente sul “cosa fare”, sul “dove andare” e sull’adeguatezza dei servizi offerti dalla destinazione.
Ma le vostre imprese sono riuscite tutte a mutare pelle?
No, magari… In realtà, con la pandemia i dieci mesi di apertura sono solo un ricordo. Oggi, a metà gennaio, qui è deserto, si ricomincerà a lavorare spero verso fine marzo. Adesso gli hotel chiudono, soprattutto quelli dove si sovrappongono proprietà e gestione, che sono il 60%. Restano aperti, con estrema difficoltà, solo quelli in gestione di terzi, e anche loro sempre in allerta, già prevedendo la possibilità di chiusure improvvise, magari legate a nuove restrizioni.
Serve insomma una flessibilità inedita fino al 2019?
È necessaria. Bisogna aggiungere anche che è cambiato non solo il flusso turistico, ma anche il mondo del lavoro. Già la scorsa estate abbiamo dovuto affrontare un altro problema che in passato non esisteva: il reperimento del personale. Un ostacolo che giorno dopo giorno si è andato ingigantendo, frutto delle mancate attitudini dei possibili addetti, delle lusinghe del Reddito di cittadinanza, dell’indisponibilità ad affrontare mansioni ritenute a priori troppo faticose.
Non sarà che le retribuzioni risicate siano refrattarie?
No davvero, si tratta di stipendi congrui, nel rispetto dei contratti di lavoro nazionali. I motivi sono quelli che dicevo prima. Si pensi anche che la Regione Liguria ha varato risorse a fondo perduto per le assunzioni di personale, quattromila euro per addetto, ma senza troppi risultati.
E quindi, come si può fare?
Stiamo studiando meccanismi per la creazione di reti d’impresa finalizzate alla formazione rapida e settoriale, con successivi scambi di personale. Ci serve una formazione snella, per crescere skill precise, mansione per mansione: non servono i lunghi tempi per la tuttologia, ma un concentrato di conoscenze per accumulare le competenze necessarie a specifici incarichi, competenze subito spendibili.
Direttore, la Liguria è una terra che da sempre soffre anche di altre endemiche penalità.
Sì, prima tra tutte i trasporti. Io credo che il successo di una destinazione sia dovuto anche dal tempo necessario per essere raggiunta e per essere lasciata. Qui siamo perennemente intrappolati da un sistema autostradale vecchio e in costante manutenzione: le deviazioni dovute agli interventi sul ponte Morandi sono state niente a confronto con le interminabili code causate dai cantieri sparsi ovunque. Da Milano ad Alassio, ad esempio, ci sono circa 200 chilometri, ma anziché un’ora e 50 minuti normalmente necessari per un tragitto simile in autostrada, qui si raddoppia. E problemi simili insistono e rallentano a dismisura anche il sistema ferroviario. Si confida adesso nel progetto del nuovo tratto autostradale Predosa-Carcare-Albenga: c’è il via libera al progetto, si deve varare quello esecutivo. Speriamo bene: si migliorerebbe decisamente la viabilità tra il basso Piemonte e il Ponente ligure.
Altra penalty dai parcheggi, che in Liguria o non ci sono o sono regolarmente saturi.
Questo però non è un problema nostro, del Ponente, ma di molti centri dell’altro versante ligure. Ovviamente la situazione potrebbe essere migliore anche qui, ma direi che non è dissimile da quella italiana in genere.
Scrivano, a Pietra Ligure lei ha inaugurato qualche mese fa una sua struttura che propone sei case vacanze e sei camere. Un azzardo, di questi tempi?
Spero di no. Il complesso “U Barbaciiu” è stato costruito tutto in legno, niente cemento, solo materiali ecologici e naturali, plastic free. Io e i miei soci abbiamo puntato sull’ecosostenibilità, che oggi è un valore molto apprezzato dagli ospiti. Immagino anche che, in generale, la prossima stagione estiva potrà ricalcare quella del 2021, quando nel Ponente si sono registrati numeri simili a quelli del 2019. Certo, bisogna rassegnarsi alle prenotazioni last second, alla flessibilità e al maggior tempo necessario per il reperimento del personale.
In conclusione, prevede un 2022 in risalita?
Spero di sì. Certo, dispiace lavorare sempre con la competizione sperequata degli AAUT…
Che sarebbero?
Gli appartamenti ammobiliati a uso turistico, quelli che ospitano turisti anche solo per una notte o due, in diretta concorrenza con gli hotel. Quelli che spesso non rispettano le nostre stesse regole, dalla riscossione e successivo versamento della tassa di soggiorno, alla sicurezza sanitaria, al regime fiscale e via dicendo.
Voi invece?
Siamo costantemente alla ricerca di rendere più attrattive le nostre destinazioni, ad esempio anche con l’adozione che stiamo studiando per una tassa di soggiorno unica a livello provinciale. E puntando su nuovi collegamenti, speriamo, nuove modulazioni delle offerte turistiche, nuove iniziative in tema di sicurezza sanitaria, e come dicevo nuove attenzioni all’arte, all’enogastromia, alle attività outdoor, per stimolare i weekend anche in inverno e rendere il Ponente il vero HUB di Milano affacciato sul mare.
(Alberto Beggiolini)
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