Alzi la mano chi conosce alla perfezione le regole in vigore da oggi per il “Super Green Pass” sul fronte turismo: e proprio l’incertezza, mista al timore per il rialzo dei contagi, sta affossando in parte il Ponte dell’Immacolata e le stesse prenotazioni per le vacanze di Natale non stanno procedendo con lo stesso ritmo del “boom” visto in Estate.



Le regole fissate dal Governo per cercare di contrastare la “quarta ondata” e allo stesso momento non procedere con le chiusure e restrizioni viste lo scorso anno hanno portato alla formulazione del “Green Pass rafforzato”: sugli alberghi, ad esempio, viene introdotto l’obbligo del Green Pass “base” (ovvero valido anche con tampone), consentendo dunque a chi non è vaccinato di potersi recare lo stesso nei luoghi di vacanza. I ristoranti degli hotel pure consentono l’ingresso a chi ha il “semplice” Green Pass, altra particolarità rispetto alla norma generale che prevede da oggi fino al 15 gennaio l’obbligo di “super pass” per tutti i clienti di bar e ristoranti al chiuso. Ma sul fronte prenotazioni e presenze, le problematiche ci sono lo stesso: 4 milioni di pernottamenti nel Ponte dell’Immacolata è un buon risultati, ma con i prezzi bassi tenuti dagli alberghi si puntava ad avere molti più turisti e così non sta avvenendo. Secondo uno studio del Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, il tasso di occupazione delle camere disponibili è infatti del 62%, 14 punti in meno del 2018, ultimo Ponte pre-Covid (nel 2019 l’8 dicembre era domenica).



COAS VIAGGI IN VISTA DI NATALE: SUPER GREEN PASS E INCERTEZZA

«Pesano l’incertezza per la variazione di norme, legate al Green pass negli alberghi, visto che non era richiesto fino al 6 dicembre e le notizie sull’aumento dei contagi e sulla variante Omicron»; in particolare, «l’eccessivo allarmismo sulla nuova variante ha determinato una frenata delle prenotazioni», spiega ad AdnKronos il vicepresidente vicario di Assohotel-Confesercenti Nicola Scolamacchia, chiedendo al Governo a questo punto «un minimo di aiuto su casi specifici legati al calo di fatturato, all’utilizzo della Cig e al calo dell’occupazione delle camere». La situazione del settore turismo è molto seria, sebbene imparagonabile con la chiusura al 100% di Natale 2020: «abbiamo avuto meno prenotazioni di quelle che ci si aspettava – prosegue Scolamacchia – Siamo al di sotto del 30-40% rispetto al ponte del 1 novembre che è andato molto bene, dove abbiamo avuto quasi il sold out, mentre per questo ponte dell’8 dicembre abbiamo un tasso di occupazione delle camere negli alberghi tra il 50 e il 60%». Pesano sul computo finale anche il ridotto turismo aziendale, tra affari e congressi: «tutti i meeting aziendali sta risentendo molto della situazione, non è mai ripreso come a livelli pre pandemici», conclude il vicepresidente di Assohotel-Confesercenti. Per il presidente Vittorio Messina, in definitiva, «L’incertezza causata dal ritorno dell’emergenza Covid sta facendo sentire i suoi effetti anche sul mercato domestico. Dopo aver bloccato o quasi gli arrivi di turisti stranieri, il timore della quarta ondata – e l’ombra di possibili restrizioni – iniziano a frenare anche la domanda da parte dei viaggiatori italiani. Un colpo alla ripresa del settore, che dopo la buona performance estiva ha visto un progressivo peggioramento delle prospettive». L’impressione è che anche su Natale possano pesare le stesse incognite viste in questo ultimo “ponte” del 2021, se non si interverrà in merito con aiuti specifici al settore tra i più colpiti dalla pandemia Covid-19.

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