Vera ospitalità italiana, in acronimo: VOI. È questa la denominazione scelta dalla catena alberghiera del gruppo Alpitour, VOIhotels (nata nel 2014 in re-branding per “riportare al centro della proposta il made in Italy di qualità, professionalità e rispetto delle tradizioni”), che conta 21 strutture in location affascinanti, 14 delle quali in Italia (negli angoli più suggestivi di Sardegna, Sicilia, Puglia e Calabria), attualmente in piena, pienissima attività, mentre gli altri resorts all’estero (in Madagascar, Capo Verde e Zanzibar) restano chiusi, off-limits per le restrizioni nei collegamenti internazionali con Paesi extra Ue.



Quanto pesano in realtà questi ostacoli?

Tanto – dice Paolo Terrinoni, ad di VOIhotels – perché non si tratta semplicemente di tenere chiusi resort, hotel e villaggi: a incepparsi è tutta la catena che porta alla vacanza all’estero, dai tour operator ai fornitori, dalle compagnie aeree al personale. È tutta un’organizzazione che s’è fermata, praticamente da due anni. Stiamo chiedendo da tempo la definizione di destinazioni più sicure e quindi accessibili, i famosi “corridoi”, ma ancora non abbiamo risolto nulla.



VOIhotels, per di più, è nata in seno ad Alpitour, ambiente che racchiude in sé le funzioni di TO e vettore aereo…

E quindi ci si può immaginare quanto l’outgoing incida. Noi si opera con la nostra compagnia, la Neos, che ha tutte le certificazioni necessarie per voli Covid-free. Quindi il quadro è: destinazioni protette, come gli atolli maldiviani, personale certificato, voli sicuri… Sembrerebbe non esserci alcun problema, e invece siamo fermi.

Compensate con le destinazioni italiane?

Quelle stanno andando più che bene, molto meglio dell’anno scorso, anche se per garantire spazi e distanziamenti continuiamo a non occupare il 25% delle camere disponibili. Abbiamo progettato anche la collezione VRetreats: una rosa di hotel di charme in location italiane iconiche e dal grande fascino storico e artistico.



Quali sono esattamente i progetti della divisione alberghiera per il prossimo futuro?

Seguiamo un piano di sviluppo intenso, che mira in tre anni ad ampliare sia il segmento lifestyle sia quello leisure. La divisione conta strutture di proprietà, altre in concessione trentennale e altre ancora in gestione. Quattro alberghi sono compresi nella collezione che identifica strutture a 5 stelle, con una forte attenzione al design e all’arte e posizionate in location italiane iconiche. Sono hotel che puntano sulle eccellenze dell’italianità e si rivolgono prevalentemente alla clientela internazionale. Come dicevo, puntiamo a una crescita proprio su questo segmento: vogliamo arrivare all’inaugurazione di 12 alberghi di lusso, tra Sicilia, Roma, Milano, Firenze e Venezia, dove se tutto va bene già a fine agosto sarà pronta VOI Ca’ di Dio, in una dimora storica poco distante da Piazza San Marco, con 66 camere. Altri progetti, come quello del Palasa Bay resort, in Albania, restano in progress, a volte bloccati da ostacoli burocratici, altre volte da ritardi imputabili al Covid.

Progetti ambiziosi…

Non bisogna stare fermi, questo è certo. Ma non si può nemmeno pensare che l’industria turistica possa riprendersi davvero se non ripartono i collegamenti, se non si dà la possibilità di viaggiare e se si restringono i confini per chi voglia scegliere l’Italia. Quel famoso 14% di Pil che il turismo produce arriverà a ri-produrlo solo se tutta la macchina si rimetterà in moto, non solo un settore, non solo per poche settimane d’estate. I flussi internazionali devono essere riaperti al più presto: si tornerà a sorridere solo quando si potrà tornare a lavorare sul serio.

Però qualche straniero adesso lo si torna a rivedere, no?

È vero, ma sono ancora troppo pochi. Il nostro segmento d’altagamma è rivolto proprio a turisti prevalentemente esteri, che già costituivano il 90% di quella nicchia. Io confido che la campagna di vaccinazione proceda sempre più spedita, in tutto il mondo, e confido che l’estensione del green pass dia ovunque sicurezza. Siamo in epoca di pandemia, che per definizione non ha confini: i mercati turistici vivono in osmosi, quindi la ripresa dev’essere complessiva, mondiale.

Uno dei capisaldi della ripartenza del turismo si dice sarà la sostenibilità, sempre più al centro delle attenzioni dei viaggiatori.

È vero, tanto che ormai da tempo abbiamo abolito la plastica, non senza sforzi. E per eliminare il più possibile packaging inquinanti, abbiamo dato vita al progetto del “sapone solido”, in tutti i nostri hotel.

Si tratta solo di non usare quello liquido?

Beh, è una strada eco-friendly, che elimina la plastica dalle confezioni, visto che abbiamo studiato una carta biodegradabile per avvolgere i pezzi. Abbiamo testato il cambiamento tra i nostri clienti, e il risultato è stato estremamente confortante: è chiaro che la sensibilità ambientale sia cambiata. L’importante, comunque, è non limitarsi a dirsi sostenibili, ma a esserlo sul serio. Io parlo di “effettività”, ossia eliminare il mare che c’è tra il dire e il fare. Non è semplice, ma ci proviamo.

(Alberto Beggiolini)

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