Pasqua? Prenotazioni? Per l’industria del turismo sono diventate parole a rischio, in una quarta ondata di incertezze che stratificano a una nuova (anche se timida) risalita dei contagi, gli effetti materiali e psicologici del conflitto in Ucraina, con il caro-benzina che si riflette inevitabilmente sul costo dei viaggi. Succede così che un italiano su tre sia tentato di tagliare le spese di viaggi e soggiorni. Ma anche la domanda internazionale rimane sotto le attese. 



Secondo Assoturismo a oggi, complessivamente, si registra una riduzione di circa il 30% delle prenotazioni per il periodo primaverile. “La guerra Russia-Ucraina – dice Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti – non ha fermato solo i viaggiatori di questi due Paesi. Assistiamo, infatti, a una diminuzione generale delle prenotazioni da tutta l’area dell’Europa orientale e del Baltico, dalla Finlandia all’Ungheria passando per Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, mercati minori ma che prima della pandemia avevano mostrato un crescente interesse nella destinazione Italia, e anche dagli Usa”. “I provvedimenti varati dal Governo per il contenimento dei costi energetici e per l’estensione degli ammortizzatori sociali per il turismo fino a fine anno sono senz’altro positivi, ma non va esclusa la necessità di nuovi sostegni in caso non ci sia l’auspicato superamento dell’emergenza in tempi brevi”.



Tempi che adesso nessuno è in grado di prevedere. Il turismo quindi resta appeso ai suoi fondamentali, tra viaggiatori stranieri di prossimità e vacanzieri di casa nostra, con la perdita secca dei vacanzieri russi, quasi sempre “big spender”, e non solo oligarchi, ma per lo più persone con un certo reddito e tenore di vita. 

Nel 2014 un’indagine di Banca d’Italia sul turismo internazionale nel nostro Paese rivelò che i russi sono un segmento molto ricco, con una capacità di spesa giornaliera che nel solo 2013 è stata di 170 euro, superiore del 65% a quella degli altri turisti stranieri. E nel 2016 le stime dell’istituto quantificavano i visitatori russi in Italia nel 5,3% in più rispetto al 2015. Enit nel 2019 annunciava che i russi amano l’Italia più della Spagna, che è stata sorpassata per numero di viaggi. Adesso il flusso di presenze russe è azzerato dal conflitto e dalla chiusura dei cieli che dal 27 febbraio inibisce agli aerei sovietici di fare scalo anche in Italia. Un esempio su tutti: nel quadrante termale padovano, uno dei maggiori d’Italia (Abano, Montegrotto, Galzignano, Battaglia), si calcola che nel 2022, assenti i russi, andranno persi 130 mila turisti e trenta milioni di euro. Per un settore già in ginocchio dopo due anni di pandemia, un’altra brutta batosta.



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