“Chiudere i passi è l’unica soluzione”. La proposta è rilanciata da SALTO (il portale di notizie online dell’Alto Adige, particolarmente attento all’ambiente e alle questioni sociali) che riprende l’appello delle organizzazioni alpinistiche ladine (Lia da Munt, Lia da Mont, AVS, CAI, SAT) per la chiusura estiva dei passi dolomitici al traffico privato, sostenendo che il solo pedaggio – proposto da associazioni turistiche e categorie economiche – non abbia senso: “Chi può permettersi una Porsche non sarà scoraggiato dal pedaggio”.
I rappresentanti delle sezioni AVS, CAI e SAT di Val Badia, Val Gardena, Fodom e Val di Fassa sono unanimi nel chiedere d’intervenire contro la congestione del traffico intorno ai passi dolomitici, in particolare sul Passo Sella. “Il traffico sui passi ha ormai raggiunto livelli insostenibili nei mesi estivi, l’afflusso di macchine, auto sportive e moto è dannoso sia per la qualità della vita degli abitanti sia per i turisti – scrivono le organizzazioni alpine e ambientaliste in un comunicato congiunto –: la chiusura temporanea delle strade al trasporto privato in estate è la soluzione più sensata”.
Il riferimento ad auto e moto “sportive” sembrerebbe quasi voler fare del traffico sui passi una discriminazione di censo, ma potrebbe essere solo un’impressione. Di fatto, la Lia da Munt (AVS Ladinia e CAI Val Badia), Lia da Mont (AVS e CAI della Val Gardena), CAI-SAT Alta Val di Fassa e CAI Livinallongo-Colle Santa Lucia, che rappresentano complessivamente 3.700 appassionati di montagna, chiedono misure concrete contro la congestione del traffico. In primis la chiusura al traffico motorizzato dalle 9 alle 16, con l’esenzione per abitanti, commercianti e trasporti pubblici. “Le infrastrutture di trasporto alternative, come le funivie, sono già sufficientemente disponibili nelle valli dolomitiche – spiegano – ma sarebbe necessario aumentare la frequenza degli autobus e, soprattutto, creare un servizio inter-provinciale”.
Si tratta di un sentiment, molto diffuso in questi tempi, abbastanza concettuale e anti-overtourism, che ha già portato ad alcune iniziative concrete, come la protesta ciclistica promossa a Passo Gardena dalla Lia per Natura y Usanzes (ma vietata dal Questore di Bolzano). “A dimostrazione – sostengono le associazioni ambientalistiche – che la popolazione locale ne ha abbastanza del caos da traffico e delle auto e moto sportive (sic…) che utilizzano le strade panoramiche come piste da corsa private” con inquinamento acustico e da gas di scarico conseguente. Altre iniziative si sono già succedute nel corso dell’estate un po’ ovunque: a Bormio, ad esempio, da giugno ad oggi è stato organizzato un calendario di chiusura dei passi più iconici (Stelvio, Gavia, San Marco, Spluga, Mortirolo), per lasciare strada libera ai cicloturisti o alle gare. In Veneto e Alto Adige, invece, sono stati chiusi al traffico (e alle moto) alcuni passi (Sella, Gardena, Pordoi, Campolongo, Giau) solo in coincidenza con le manifestazioni ciclistiche. Nel frattempo, si tenta di promuovere la “mobilità dolce”, con il progetto ZTL-Dolomiti, che però sta incontrando numerosi ostacoli. “L’iniziativa – sostiene Moveo di Telepass –, annunciata nel 2022, mirava a ridurre drasticamente il traffico sui passi dolomitici entro le Olimpiadi invernali del 2026, prevedendo parcheggi a valle, potenziamento dei trasporti pubblici e una prenotazione obbligatoria per l’accesso ai passi Pordoi, Campolongo, Gardena e Sella. Tuttavia, l’attuazione del progetto è ancora in fase di stallo. Mentre l’Alto Adige si muove autonomamente in direzione di una maggiore sostenibilità ambientale con il ‘Piano Clima Alto Adige 2040’, un progetto che prevede numerose misure per ridurre l’impatto ambientale in vari settori, tra cui quello dei trasporti, dell’edilizia e del turismo, sul quale si riflette il peso dell’overtourism”.
Si tratta di proposte e progetti certamente encomiabili, se non fosse che non tengono minimamente in conto (come tutte le posizioni drastiche anti-overtourism in genere) le ripercussioni nocive sulle economie dei territori e il costo intrinseco di ogni misura. L’assessore alla mobilità dell’Alto Adige, Daniel Alfreider, aveva già replicato agli ambientalisti: la chiusura dei passi violerebbe il codice stradale e pertanto la soluzione va ricercata altrove, come nelle auto elettriche, per ridurre i rumori, e ancor di più in quella funiviaria. Forse non sarà nemmeno questo un percorso facile e immediato, ma certamente sembra almeno la strada più legittima e consapevole.
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