La nascita del nuovo ministero del Turismo sta facendo accelerare l’elaborazione di studi, analisi degli scenari e soprattutto delle prospettive per la ripresa, nella speranza che queste radiografie si traducano al più presto in cure efficaci per riportare il settore in salute, e cioè a produrre quel 14-15% di Pil che era stato raggiunto pre-Covid. Il centro studi SRM (studi e ricerche per il Mezzogiorno), che fa capo al Gruppo Intesa Sanpaolo, ha appena licenziato il suo nuovo paper su questi temi, suddiviso nei vari territori di riferimento, ma con alcune premesse comuni.
In Italia si stima nel 2021 una ripresa della domanda turistica tra i 228,6, i 285,8 e i 335,3 milioni di presenze (rispettivamente il 52,3%, il 65,4% ed il 76,8% del dato del 2019) in base a tre scenari considerati (meno ottimistico, con probabilità del 35%; base, con probabilità del 55%; ottimistico, con probabilità del 10%). Gli impatti sul Pil italiano oscilleranno tra +0,13%, +0,50% e +0,82% che in termini assoluti corrispondono a 2 mld, 8 mld e 13 mld di euro (occorre ricordare che il peso di tutta la filiera turistica sul totale economia è di oltre il 13%).
Nel Mezzogiorno, rispetto al 2019, si prevede un recupero delle presenze turistiche tra i 45,8, 58,3 e 68,7 milioni (il 52,9%, il 67,4% ed il 79,4% del valore pre-pandemia). Ciò evidenzia un impatto sul Pil territoriale che – nei tre scenari analizzati – varia tra 4,5 mld, 1,4 mld e 450 mln di euro di Valore aggiunto, con un relativo impatto sulla ricchezza totale dell’area tra +0,14%, +0,39% e +0,59% (il peso della filiera turistica complessiva sul totale economia è del 10,7%).
L’UNWTO (l’organizzazione mondiale del turismo) sostiene che potrebbero essere necessari tra due anni e mezzo e quattro perché il turismo internazionale ritorni ai livelli del 2019. Diventa quindi fondamentale l’adozione di politiche di marketing che valorizzino i punti di forza (turismo di qualità) e, allo stesso tempo, consentano di guardare alle nuove macrotendenze economiche, sociali e ambientali già in atto prima della pandemia. Sarà sempre più necessaria quindi una più profonda attenzione al rapporto prezzo-qualità, all’innovazione dell’offerta, puntando alla digitalizzazione, alla sostenibilità ambientale e alla salubrità dei luoghi, tematiche particolarmente sensibili nel Nord Europa e in determinate aree extraeuropee. Infine, SRM sottolinea il tema cruciale dell’accessibilità – messa a dura prova in questi ultimi tempi anche dai fenomeni naturali – che necessita di un pronto ripristino ambientale e strutturale per garantire la piena e agevole raggiungibilità dei territori.
Cosa ci si deve aspettare, quindi? Le prospettive per l’immediato futuro lasciano ben sperare in un biennio in recupero, conseguenza di una serie di fattori positivi: rientro graduale dell’emergenza sanitaria, anche grazie alla campagna vaccinale; aumento della fiducia dei viaggiatori nella possibilità di spostarsi in sicurezza; ripresa prima dei viaggi europei e poi intercontinentali. La pandemia ha accelerato un processo di trasformazione del contesto competitivo che, già a partire dal 2021, si concentra su una serie di fattori: turismo continentale (riduzione dei viaggi a lungo raggio, maggiore turismo internazionale di prossimità); attenzione alla qualità della sanità (la presenza di strutture sanitarie efficienti nella destinazione diventa un fattore competitivo); sostenibilità e ambiente (maggiore attenzione alla salubrità degli spazi e a stili di vita sani). Ampio spazio poi alla green economy, alla tecnologia e alla digitalizzazione; e alla diversificazione produttiva e commerciale, con la possibilità di ampliare l’offerta di prodotti e servizi turistici.
Ovviamente, le imprese turistiche possono rispondere alle trasformazioni in atto mettendo in campo una serie di azioni, dalla liquidità per uscire dalla fase più critica e poter riaprire, al rafforzamento della struttura aziendale per sostenere la nuova competizione internazionale, alla digitalizzazione dell’offerta per seguire le nuove traiettorie tecnologiche e offrire ai turisti una più ampia gamma di servizi. Da valutare poi le politiche territoriali, che potrebbero puntare sull’allungamento della stagione, sostenendo le attività e i servizi sul territorio; sulla qualità, salubrità e sostenibilità delle strutture, favorendo gli adeguamenti; sulla formazione e sviluppo di competenze professionali degli operatori turistici per rispondere alle nuove sfide. Tutto questo dal punto di vista delle imprese. Ma cosa può fare il Sistema Paese per favorire la competitività delle aziende turistiche nel breve e nel medio-lungo periodo?
Nell’immediato – sostiene SRM – adottare politiche pubbliche di sostegno, efficienti e congrue (700 milioni di euro della Legge di bilancio per gli operatori turistici) e soprattutto rapidamente veicolate alle imprese in difficoltà; definire policy (sanitarie e territoriali) trasparenti e definitive per poter riaprire presto e in sicurezza (protocolli sanitari, patentino vaccinale e quant’altro necessario); conferma da parte del sistema finanziario del ruolo di affiancamento (già compiuto nell’anno più duro) alle imprese per aiutarle a uscire dalla fase più critica di natura finanziaria e gestire le tensioni di liquidità. Nel medio-lungo termine… (anche che le risorse del Recovery Plan): investire sull’accessibilità fisica e digitale delle destinazioni turistiche attraverso un concreto e adeguato potenziamento ed efficientamento delle infrastrutture di trasporto, tecnologiche e dei servizi connessi; agire sulle leve di Marketing Territoriale e di Destination Management al fine di favorire un allungamento ed allargamento della stagione.
Campania Più nello specifico dei territori oggetto dello studio SRM, la penisola Sorrentina e la Costiera amalfitana hanno buone probabilità di accelerare la ripresa della domanda nel 2022 con un recupero totale nel 2023. Occorre indirizzare le strategie imprenditoriali ampliando i target di clientela guardando al turismo di prossimità (nel 2019 il Lazio ha rappresentato la prima regione di provenienza del turismo italiano in Campania, con il 12,4% delle presenze; a seguire la Lombardia con l’11,9%), e a quello sostenibile (secondo un’indagine Coldiretti, nell’estate 2020 due italiani su tre hanno visitato piccoli borghi alla scoperta di prodotti e tradizioni meno conosciuti ma anche per sfuggire al rischio del sovraffollamento).
Sempre puntando sulla qualità, che in Campania è già molto elevata, con una percentuale di alberghi in categoria 4,5 stelle e lusso (55,5%) superiore alla media italiana (40%). Mantenere standard elevati ripaga: anche in bassa stagione gli alberghi in fascia alta di prezzo riescono ad avere un tasso di occupazione delle camere più alto. Bisogna anche lavorare in sinergia con ristorazione ed eno-gastronomia, e in Campania la ristorazione di eccellenza è ben rappresentata, con 44 ristoranti stellati Michelin: nel 2019 sono saliti al 53% i turisti che dichiarano di voler abbinare al viaggio anche una degustazione enogastronomica (erano il 45% l’anno precedente) e la Campania è la quinta regione più desiderata dai turisti italiani (10,2%) per il turismo enogastronomico. Napoli si classifica invece in prima posizione fra le aspirazioni dei turisti italiani in termini di città. SRM indica anche la necessità di favorire nuove energie dalle nuove generazioni, visto che in Italia, nel settore alberghiero, quasi un’azienda su 5 ha un board composto interamente da over 65 (sono il 13% nel manifatturiero). Infine, nelle guidelines compaiono e-commerce e digitalizzazione: nel 2019 l’e-commerce di viaggi degli italiani è cresciuto del 9% e nel 2020, nonostante il forte calo, è ulteriormente aumentata la “penetrazione on-line” (il 40% degli italiani ha utilizzato un canale e-commerce per acquistare servizi turistici). Appare quindi importante puntare sull’immagine “social” per offrire nuova spinta allo sviluppo turistico.
Sardegna Altro focus del report è dedicato alla Sardegna, regione per cui valgono le considerazioni iniziati dell’indagine. Nel 2019 la Lombardia ha rappresentato la prima regione di provenienza del turismo italiano in Sardegna, con un quarto delle presenze sull’isola. Il Lazio è la terza regione di provenienza (dopo i turisti sardi stessi). Nello stesso periodo, i residenti di Lombardia e Lazio hanno effettuato rispettivamente oltre 74 e 41 milioni di pernottamenti all’estero, spendendo rispettivamente oltre 8,2 e 3,3 miliardi di euro. In Sardegna la qualità dell’offerta turistica è già molto elevata, con una percentuale di alberghi in categoria 4,5 stelle e lusso (60%) superiore alla media . Del resto, gli albergatori sardi sono consapevoli dei propri punti di forza: oltre il 70% degli intervistati delle strutture turistiche della Sardegna ha dichiarato che l’attenzione al cliente, la personalizzazione dell’offerta e la location sono punti di forza per l’offerta turistica dell’Isola, in maniera superiore rispetto alla media delle imprese italiane. Anche in Sardegna sono in crescita i turisti enogastronomici: nel 2019 salgono al 53% i turisti che dichiarano di voler abbinare al viaggio anche una degustazione enogastronomica.
La Sardegna produce, inoltre, una percentuale di vini DOP/IGP dell’82%, superiore alla media italiana (68%). Per i vini sardi, l’indice di reputazione indica una quota di etichette premiate dall’Associazione Italiana Sommelier (13 etichette nel 2020 su un totale di 650 italiane) superiore rispetto alla quota di produzione di vino in Italia. Secondo la classifica dell’indice di reputazione turistica delle regioni di Demoskopica, alla Sardegna, con 100,8 punti, spetta il primato della destinazione regionale con la migliore perfomance rispetto al 2019 meritando un balzo in avanti di ben 9 posizioni (da 18esima a nona). A condizionare positivamente la scalata, è stato l’andamento crescente, nell’arco temporale individuato, sia del volume di offerta online che della popolarità web di cui gode la destinazione isolana.
Sicilia Le stime di SRM per il 2020 evidenziano per la Sicilia un rilevante calo della domanda turistica con un -62,5%. I dati evidenziano un peso del settore regionale leggermente superiore alla media Italia sia in riferimento al Valore aggiunto (4,1% contro 3,9%), sia in riferimento agli addetti (10,8% contro 9%). In termini di flussi turistici, con oltre 5,1 milioni di arrivi (e una crescita del 3% sul 2018), la Sicilia è seconda nel Mezzogiorno con il 22% del totale. Le presenze sono pari a 15,1 milioni e confermano l’attrattività soprattutto verso gli stranieri che, per il secondo anno consecutivo, superano i turisti nazionali (7,6 milioni contro 7,5).
Cresce l’importanza del turismo di prossimità: oltre il 55% dei turisti italiani in Sicilia proviene da regioni vicine del Sud (oltre il 40% dalla Sicilia stessa). Nel 2019 Lombardia e Lazio hanno rappresentato la seconda e la terza regione di provenienza delle presenze in Sicilia. Nello stesso periodo, i residenti di Lombardia e Lazio hanno effettuato rispettivamente oltre 74 e 41 milioni di pernottamenti all’estero, spendendo rispettivamente oltre 8,2 e 3,3 miliardi di euro. Anche in Sicilia la qualità dell’offerta turistica è già molto elevata, con una percentuale di alberghi in categoria 4,5 stelle e lusso (58%) superiore alla media. Del resto, gli albergatori siciliani sono consapevoli dei propri punti di forza: secondo un’indagine condotta da Intesa Sanpaolo, oltre l’80% degli intervistati delle strutture turistiche siciliane ha dichiarato che l’attenzione al cliente, il rapporto qualità/prezzo e la location sono punti di forza per l’offerta turistica dell’Isola.
In Sicilia, la ristorazione di eccellenza è ben rappresentata, con 17 ristoranti stellati Michelin (9° in Italia). La Sicilia è la regione più desiderata dai turisti italiani (15%) per il turismo enogastronomico. Palermo si classifica in quinta posizione fra le aspirazioni dei turisti italiani. La Sicilia è anche tra le regioni più “social”, occupando la seconda posizione in Italia nella classifica di Demoskopica sulla reputazione turistica. Inoltre, con 296mila pagine indicizzate, è stata la regione più ricercata sul web nel 2020.