La mancanza di personale è il mismatch che affligge, ormai da qualche anno, la travel & hospitality industry. Giovani demotivati da carichi di lavoro pesanti, dalle retribuzioni spesso non soddisfacenti, ma anche – e forse soprattutto – dallo scarso appeal per mansioni considerate poco appaganti, con scarse prospettive. Un sentiment che può essere giustificato in alcuni casi, ma in altri, in molti altri, è solo frutto di un immaginario distorto. In realtà, il lavoro negli hotel quasi sempre è diverso da come si può immaginare, e merita invece di essere raccontato, per far scoprire che può essere un’esperienza totalizzante, basata sul giusto mix di competenza, passione e consapevolezza. E anche per far sapere che il settore offre molte opportunità di avanzamento professionale: una carriera che da receptionist porta a diventare capo ricevimento e poi più su sino a direttore d’albergo, da chambermaid a housekeeper a room division manager, da commis a maître a food and beverage manager.
Su queste premesse, Federalberghi ha presentato al recente “Hospitality – il salone dell’accoglienza” (la fiera internazionale dedicata all’Horeca, che ha chiuso la sua 48esima edizione l’altro giorno, a Riva del Garda) undici videointerviste, nell’ambito del focus dedicato alla People Industry. Si tratta dei racconti delle esperienze dei professionisti dell’ospitalità, giudicati giuste leve per suscitare l’interesse delle giovani generazioni a intraprendere un percorso lavorativo nel settore turistico ricettivo.
Sono strumenti studiati per arricchire la cassetta degli attrezzi posta a disposizione delle imprese per aiutarle ad affrontare la difficoltà di reperimento di risorse umane qualificate. I contenuti di ogni intervista sono proposti in due differenti format. Il primo (“Il tempo di un caffè”) dura circa un minuto e mezzo ed è destinato ai canali Instagram e Tik Tok di Federalberghi nazionale. La prima puntata è stata già pubblicata, le altre dieci seguiranno con cadenza settimanale, per concludersi in occasione del III Forum su Risorse umane e competenze nel turismo, organizzato da Federalberghi, che si terrà a Stresa l’11 e il 12 aprile. La seconda versione, più estesa, è destinata a chi voglia approfondire i contenuti delle singole figure professionali (tutte le undici interviste lunghe sono già disponibili sul canale YouTube della federazione). Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Ente Bilaterale Nazionale del settore Turismo (EBNT), ha preso le mosse da un’approfondita analisi delle professioni nel settore turismo, che il centro studi di Federalberghi ha svolto con il supporto del Centro di Formazione Management del Terziario (CFMT) e di Azione Ricerca, Territorio e Sviluppo (ARTeS).
Nuove fisionomie delle mansioni e nuove formazioni professionali sempre più indispensabili per la garanzia di servizi di qualità competitiva. “Bisogna ricordare – ha detto a CasaItalia, sulla Rai, Giulio Contini, direttore della Scuola italiana di ospitalità, nata a Venezia su iniziativa di TH Group e Cassa depositi e prestiti, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari – che un cameriere non è un portapiatti, è un facilitarore culturale tra un piatto che rappresenta un territorio, una filiera produttiva, una cultura, e una persona che viene magari dall’altra parte del nondo, e non ne sa niente. La sua funzione è fondamentale, e parliamo di carriere che, quando vengono sviluppate in aziende serie, che adottano contratti di lavoro seri, e si prendono cura dei propri collaboratori, sia dal punto di vista economico che da quello della qualità della vita, con costanti programmi di formazione interna, garantiscono soddisfazioni certe”.
“Bisogna dare uno status a questi lavori che per molto tempo sono stati considerati di serie B – ha aggiunto la ministra al Turismo, Daniela Santanchè -. Ed è per questo che abbiamo già stanziato 21 milioni, già a disposizione, per lavorare sulla formazione del personale che ora manca. Condivido molto l’analisi di Contini sui camerieri – facilitatori culturali. Oggi dobbiamo fare lo stesso lavoro che s’è fatto sui cuochi, che adesso sono chef, tutte professioni completamente diverse rispetto al passato. Io credo che il turismo oggi possa offrire ai giovani grandi opportunità di lavoro e di crescita”.
Del resto (visto il clima sanremese), anche Fiorello non aveva cominciato proprio dal bar di un villaggio vacanze?
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