“La nostra isola si chiama Veneto” dice il presidente Luca Zaia. “Non ci possono essere zone turistiche privilegiate” tuona il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. “Dobbiamo tenere il Paese unito, servono equità e trasparenza”, aggiunge Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e neo presidente della Conferenza delle Regioni. Al contrario, per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, bisogna “partire proprio dalle piccole isole costiere per due ragioni: la prima perché la dimensione limitata consente una vaccinazione rapida; la seconda perché Ischia e Capri, ad esempio, sono marchi turistici di valore mondiale e quindi trainano tutto il turismo della Regione e dell’Italia”.
È una delle tante guerre dei vaccini combattuta tra poveri (gli operatori del turismo e della sua lunghissima filiera correlata), tutti in crisi nera e ognuno, comprensibilmente, con la voglia di ripartire al più presto, magari accarezzando idee creative e non esattamente ecumeniche. La prospettiva di replicare la strategia messa in atto da Grecia e Spagna, cioè dare nuovi impulsi alla ripresa dell’industria turistica attraverso l’appeal delle isole “Covid-free”, con tutta o quasi la popolazione residente vaccinata (indipendentemente dall’età), ha inevitabilmente innescato polemiche e critiche per la sperequazione che si andrebbe a creare privilegiando l’immunizzazione in certi territori mentre in altri no.
Appena tre giorni fa scrivevamo su queste pagine della strategia messa in atto dalla Regione Campania per la copertura vaccinale ai residenti di Capri, Ischia e Procida (in tutto poco meno di 40 mila abitanti). Un esempio subito ripreso dai sindaci di Favignana, Lampedusa e Linosa (complessivamente 6.500 abitanti), e dagli altri referenti trapanesi per tutte le isole Egadi e Pantelleria. Stessa linea per le isole toscane (“Vaccinare entro la fine di maggio tutta la popolazione per rendere l’isola d’Elba sicura per i suoi abitanti e per i turisti” ha detto il sindaco di Portoferraio, Angelo Zini, presidente della Conferenza dei sindaci elbani), ma sposato in toto anche dalle isole maggiori, Sicilia e Sardegna: i rispettivi presidenti hanno inviato una nota congiunta al Governo: “Se procediamo rapidamente alla vaccinazione dell’intera popolazione, potremo ospitare in piena sicurezza i turisti aprendo veri e propri corridoi preferenziali verso paesi e regioni che hanno già completato l’immunizzazione o utilizzando il modello dei voli e delle navi Covid-tested”. Una campagna vaccinale-insulare, insomma, che agli interessati sembrava propedeutica a una buona stagione estiva, ma che di fatto era stata approvata anche dallo stesso ministro al Turismo, Massimo Garavaglia: “Isole free Covid? Si può fare ed è anche opportuno farlo, perché se lo faranno gli altri e noi no, lo svantaggio diventerà enorme”, aveva commentato.
Ieri la doccia fredda. Perché un conto è ipotizzare la vaccinazione di massa nelle isole, un altro è averne la disponibilità, cioè ottenere le forniture dei sieri necessari. L’ipotesi delle isole Covid-free, o comunque di località turistiche privilegiate nella scaletta delle vaccinazioni, non esisterebbe: per tutti vale infatti l’ultima ordinanza del commissario Francesco Paolo Figliuolo che prevede come categorie prioritarie da vaccinare quelle degli over 80 e dei fragili, senza più eccezioni. La Struttura commissariale per l’emergenza Covid conferma che l’ordinanza numero 6 – firmata dal generale Figliuolo venerdì scorso, in coordinamento con il ministero della Salute – ha valenza nazionale e deriva dalle direttive politiche del presidente del consiglio Mario Draghi. Significa, quindi, che non ci saranno strappi o zone privilegiate, nonostante le richieste di isole, piccoli Comuni o presidenti di Regione.
L’ordinanza stabilisce che “la vaccinazione rispetta il seguente ordine di priorità: persone di età superiore agli 80 anni; persone con elevata fragilità e, ove previsto, i familiari conviventi, caregiver, genitori/tutori/affidatari; persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, di quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni, utilizzando prevalentemente vaccini Vaxzevria (ex AstraZeneca). Parallelamente alle suddette categorie è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del Covid-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private. A seguire, sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche secondo l’ordine indicato”. Di fatto, quindi, uno stop. Anche se alcuni non intendono adeguarsi. “La Campania andrà avanti e non chiederà l’autorizzazione a nessuno, né a Roma, né a Bruxelles, né alle Nazioni unite – ha replicato ieri De Luca -. Riteniamo prioritario il rilancio del comparto turistico in Campania. O si fa oggi questa campagna vaccinale oppure perdiamo un altro anno di turismo che significa lasciare decine di migliaia di stagionali senza pane”.
Difficile, a questo punto, stabilire la correttezza delle procedure: da un lato la spinta a creare bolle e corridoi sanitari in grado di concorrere con quelli messi in campo dai maggiori competitors mediterranei, dall’altro non sperequare sulle iniziative e sulla tutela della salute, che certamente deve essere e restare bene comune a tutti. È vero che le isole (soprattutto quelle piccole, più facilmente gestibili) potrebbero diventare un buon richiamo per tutto l’incoming italiano, ma è anche vero che il nostro Paese ha ovunque una fortissima vocazione turistica, capillarmente diffusa, che in estate può mettere in vetrina più di 8 mila chilometri di litorali. Come si potrebbero inserire gli handicap?
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