“Il passaporto vaccinale è fondamentale: è già cominciata qualche prenotazione dall’estero (anche dagli Stati Uniti) di chi è vaccinato e vuole venire in Italia. Il settore si sta muovendo. L’obiettivo è che in Europa si proceda tutti insieme, cosicché nessuno abbia vantaggi competitivi. Dobbiamo solo accelerare ancora il piano di vaccini, così non serviranno le isole Covid free ipotizzate dalla Grecia”. Parola del ministro al Turismo Massimo Garavaglia. E mentre in Sardegna si preparano i corner-test per i viaggiatori in arrivo, sono già 170mila le card di avvenuta vaccinazione contro il coronavirus consegnate dalla Regione Campania al personale sanitario che ha completato la somministrazione del vaccino con entrambe le dosi, con altri 4 milioni di card già ordinate, che saranno consegnate a tutti i cittadini vaccinati. Ovviamente l’obiettivo del governatore Vincenzo De Luca è “utilizzare la certificazione per rilanciare interi settori economici, in particolare quello turistico”.



Dunque arrivano i primi segnali: il turismo comincia a dare cenni di vita, di ripresa. Un percorso graduale e assolutamente legato ai livelli di sicurezza sanitaria che si saprà raggiungere, leggi vaccini e percentuale di popolazione vaccinata. Un passaggio fondamentale e condiviso: il Parlamento europeo ha votato l’altro giorno la procedura d’urgenza (che consente iter snelliti e tempi abbreviati) per l’elaborazione e il varo della certificazione vaccinale che “consentirà a chi lo esibisce di dimostrare di non essere pericoloso per il prossimo”, come ha detto il presidente David Sassoli. Il certificato verde vaccinale (digitale o cartaceo) “è uno strumento utile e non discriminatorio: chi non si vaccinerà dovrà rispettare le procedure delle autorità sanitarie nazionali, mentre chi si vaccina avrà la possibilità di dimostrare che è meno pericoloso per gli altri”. 



Proprio sul lento evolversi delle vaccinazioni, però, e sugli intoppi che si sono frequentemente registrati, soprattutto per l’inadempienza nelle forniture da parte delle bigfarma coinvolte, sta continuando una diffusa incertezza. Tanto che sarebbero almeno cinque milioni gli italiani che hanno rinunciato a fare programmi e sarebbero addirittura venti milioni quelli “bloccati” dall’incertezza sulle vaccinazioni. Il dato emerge dall’ultimo “Indice di fiducia dei viaggiatori italiani” calcolato da Swg per Confturismo. 

A marzo l’indice risulta in salita, a 53 punti, comunque ancora 9 punti sotto l’ultimo valore pre-pandemia (marzo 2019). Comincia però lentamente a tornare la voglia di viaggiare – rileva l’indice -, ma “a frenare i progetti di vacanza degli italiani sono, da un lato, le restrizioni agli spostamenti rafforzate dalle ultime misure del Governo, dall’altro le incertezze sui tempi delle vaccinazioni”. Un intervistato su tre, infatti, dichiara che tra marzo e maggio avrebbe voluto programmare un viaggio ma non lo ha fatto per le disposizioni che impediscono di circolare tra le diverse aree dell’Italia, oltre che verso gli Stati esteri. In termini pratici questo vuol dire che, a coloro che comunque non sarebbero partiti, per timori per la salute, per mancanza di ferie o di disponibilità economiche, si aggiungono, da qui all’inizio dell’estate, altri 5 milioni di connazionali che non si muoveranno per turismo in Italia, pari a quasi 12 milioni di presenze in meno. 



Pesano forse ancora di più le indecisioni sui vaccini. Il 75% degli intervistati dichiara che, se potesse essere vaccinato nelle prossime settimane, sarebbe più propenso a programmare da subito le vacanze. Dunque tre quarti del popolo italiano dei vacanzieri, quindi quasi 20 milioni di persone (dati Istat), non fa progetti di viaggio perché resta in attesa di sapere quando verrà vaccinato. A ciò si aggiunge il fatto che il 62% del campione dice che considererebbe con attenzione l’ipotesi di andare in una destinazione “Covidfree”, dove un sistema strutturato di test in partenza e di operatori turistici e popolazione locale vaccinata garantirebbe una sorta di “bolla” per proteggere la salute.

Da tutto questo, le indicazioni sono ben chiare: occorre agire in fretta per non perdere terreno rispetto ai più forti competitor (Grecia, Spagna, Croazia), che hanno già abbracciato questa strategia, elaborando una importante comunicazione-Covidfree interna e verso l’estero.

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