Se il 2019 era stato l’anno dei record, seguito poi dal buio della pandemia, adesso il 2023 sta per regalare un nuovo primato. Almeno per il Veneto, la regione a più forte vocazione turistica d’Italia. “La rilevazione delle presenze del nostro ufficio statistico indica che nel periodo gennaio-settembre 2023 i turisti che hanno soggiornato in Veneto sono in crescita rispetto allo stesso periodo pre-Covid (2019) con circa 17,4 milioni di arrivi (+3,6%), e 63,9 milioni di presenze (+0,4%). Dati ottimi, che confermano che il turismo in Veneto è un’industria trainante, che ha saputo reagire alla crisi guadagnando ulteriori fette di mercato. Nonostante alcune settimane di maltempo, che i pessimisti annunciavano come determinanti nel compromettere l’annualità. Avevo detto, in tempi non sospetti, che ci sarebbe voluta pazienza per tirare le somme: ora i dati ci danno ragione”.



Lo ha detto il presidente della Regione Luca Zaia, commentando i dati presentati dall’assessore al Turismo Federico Caner nel seminario Smart Tourism Destination organizzato dalla Regione con Unioncamere del Veneto, Veneto Innovazione e Enaip. “Oltre a ringraziare tutti gli operatori, veri protagonisti dei record che il Veneto continua ad inanellare in ambito turistico, ci sono molti elementi positivi su cui possiamo ancora contare – ha aggiunto Zaia -. Ad esempio il fatto che gli arrivi turistici complessivi nel periodo risultano in crescita rispetto al 2019 in quasi tutte le destinazioni, con fenomeni nuovi che diversificano l’offerta, anche fuori stagione, come le Colline del Prosecco, le attività culturali e letterarie in località considerate minori, il richiamo degli eventi enologici e gastronomici. Oltre alle attività sportive all’aperto e al turismo esperienziale che prende piede anche nelle città d’arte. Ci auguriamo che questo sia di buon auspicio per la stagione invernale, che sta iniziando all’insegna tanto della neve quanto del bel tempo. Possiamo aspettarci che, anche a consuntivo, il 2023 diventi il nuovo benchmark del turismo in Veneto”.



Un ottimo stato di salute dell’intero comparto dell’hospitality & travel industry veneta, comfermato anche dalla radiografia scattata da Federalberghi Veneto (guidata da Massimiliano Schiavon), che ha appena compiuto 50 anni, festeggiando con numeri invidiabili, che confermano il Veneto regione leader in Italia con un valore pari a più del 13% del Pil dell’economia regionale. Un successo accompagnato però dalla consapevolezza che bisognerà strutturare le performances attraverso nuove concertazioni di marketing, strategie e innovazione.

I risultati del periodo gennaio-novembre segnano un boom delle città d’arte (73% di tasso occupazione, +12,2% sul 2022), con Venezia e Verona in testa, soprattutto grazie al turismo dall’estero. Molto bene anche le terme, con un tasso di occupazione del 78% (+10%), e la montagna. Sembra dunque assorbito il leggero calo subito nei mesi estivi centrali, per le cattive condizioni meteo. Complessivamente, anche per Federalberghi i risultati sono migliori del 2019.



Buone anche le previsioni per le prossime festività (ponte dell’Immacolata, Natale e Capodanno): alle terme le prenotazioni fanno giungere il tasso d’occupazione già all’84%, e anche le città d’arte viaggiano su numeri simili. Per la montagna, i dati per il ponte dell’Immacolata sono positivi (+10,5%), ancora qualche incertezza invece per Natale-Capodanno, viste il meteo incerto (clima ancora mite fino a pochi giorni fa) e sul caro-neve (i prezzi rincarati per soggiorno e servizi). Ma ci si aspetta un forte aumento delle prenotazioni sottodata.

Un passaggio fondamentale Federalberghi Veneto l’ha voluto dedicare alla formazione e al capitale umano “necessario – sostiene Schiavon – per offrire servizi di qualità: la mancata formazione rischia di vanificare qualsiasi investimento”. E visto che in vari servizi (dal facchinaggio alla pulizia delle camere) i lavoratori stranieri sono già almeno un terzo del totale, l’associazione lancia la proposta di una sorta di pre-formazione da svolgere nei Paesi d’origine dei lavoratori stagionali, da organizzare insieme ai sistemi camerali e alla ambasciate. Una preparazione che dovrà basarsi soprattutto sulla conoscenza della lingua, sulla sicurezza sanitaria e su quella nei luoghi di lavoro. Magari per passare poi a un livello superiore, che fornisca le skill indispensabili per ruoli con maggiore specializzazione.

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