Enrico Galiano insegna italiano, storia e geografia alle scuole medie dell’istituto comprensivo di Chions, in provincia di Pordenone. Cattedra ma non solo: nel 2015 ha creato “Cose da prof“, una web serie arrivata a 20 milioni di visualizzazioni che lo hanno reso famoso in tutta Italia. I buoni propositi per l’anno nuovo, spiega, sono quelli di “cercare la bellezza, ridere, leggere tanto, cambiare il mondo uno studente alla volta. E crederci come fanno i bombi, che non potrebbero volare ma non lo sanno e volano comunque. Con la scuola è lo stesso: così com’è non potrebbe volare eppure, ogni tanto e contro ogni previsione, ce la fa”.



L’augurio, per i suoi studenti, è solamente uno: “Che tirino fuori i superpoteri, li hanno tutti anche se non lo sanno. Ma i buoni propositi dobbiamo farli noi adulti rendendoli visibili e protagonisti. Smettendola di dire che sono il nostro futuro. È una bugia tremenda, una frode consapevole. Si dice così per tenerli fermi e buoni, perché non è ancora il loro turno. E quando allora? I ragazzi sono il presente. Auguro soprattutto a me stesso di vederli alzare il sedere dalla panchina per giocare questa partita. Finora il risultato è un terrificante cappotto. Guai, per esempio, a proporre in un consiglio di classe che si diano il voto da soli“. Per il professore “dietro ogni errore c’è un ragionamento e invece la logica del numero è fallace, il voto è efficiente ma muto come un computer. Non dialoga. Occorre prendere gli sbagli, guardarli bene in faccia e imparare. Io per primo”.



Prof. Galiano: “I colloqui con i genitori nocivi in un caso”

Negli ultimi anni il ruolo del professore è stato messo sempre più in discussione. Particolarmente difficili sono i rapporti con i genitori che sono però “importanti perché danno le coordinate. Come diceva Rousseau, se vuoi insegnare il latino a Giovannino devi conoscere il latino ma prima ancora Giovannino. E magari mamma e papà, il videogioco preferito. Per catturare il loro interesse devi entrare nel mondo che non si portano a scuola. I colloqui diventano nocivi quando servono solo a scaricare le ansie”, spiega prof. Galiano a Quotidiano.Net. Eppure “le mani addosso alla nostra categoria vengono messe da sempre anche in senso metaforico, il tiro a segno non è di oggi: categoria senza passione, con tre mesi di vacanza. I più fragili si sentono in diritto di tirare schiaffi, i loro figli prendono la cerbottana”.



Per Galiano c’è poi spazio per parlare anche di educazione sentimentale: “Quando hai le parole per descrivere ciò che provi è difficile che la rabbia diventi violenza, la tristezza depressione e la paura chissà cosa” spiega. “Peccato che non siano messe a regime attività potentissime come il teatro, dovrebbe essere materia obbligatoria e invece viene lasciato all’iniziativa del singolo unicorno”. La violenza di genere, grande problema della nostra società, deve essere eradicata già partendo dalla scuola: “Loro sono delle spugne, assorbono. Ma il giorno dopo tocca ricominciare da capo, il mare cancella tutto. E allora bisogna farsela quella domanda: chi è il mare? Non è che siamo noi, sono io? È troppo grande e antica questa cosa. Me ne accorgo quando faccio due lavatrici e il mio pensiero non è ho fatto solo il mio dovere ma ho aiutato la mia compagna, alla quale storicamente tocca il bucato. Le belle lezioni servono, però questa resta una società maschiocentrica. E con grande umiltà dobbiamo ammettere che il problema si risolverà lentamente”.