I PARENTI DELLE VITTIME DI BERGAMO DENUNCIANO MONTESANO
Dopo il “terremoto” del tweet sulle bare di Bergamo, il giornalista di “Libero” Tommaso Montesano è stato ufficialmente denunciato dall’associazione che tutela i parenti dei morti per Covid-19 nella Bergamasca. L’istanza dei cittadini chiede si proceda per diffamazione aggravata, in quanto «E’ piuttosto evidente il gravissimo vilipendio alla memoria ad alla dignità di migliaia di vittime e dei loro familiari».
Il tweet – cancellato in un secondo momento dopo le forti polemiche che aveva scatenato – poneva in paragone la tragedia delle bare di morti Covid durante la prima ondata trasportate sui camion dell’Esercito, al caso del “Lago della Duchessa” ai tempi del sequestro Moro. La querela è stata presentata a nome dell’avvocato Consuelo Locati, in rappresentanza al team di legali che assiste 500 familiari delle vittime del Covid nella Bergamasca, la zona dell’Italia più colpita dalla pandemia specie durante le prime drammatiche fasi nell’inverno-primavera 2020: «È palese l’intento vergognosamente offensivo e diffamatorio di Montesano teso a negare una delle verità storiche più tristi del dopoguerra e ad offendere non solo la sottoscritta ma anche la memoria di quei feretri, di quelle vittime morte nell’abbandono dai propri cari e a cui era stata negata la dignità della sepoltura». Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori in un altro tweet scrive come «Il vergognoso tweet del giornalista Tommaso Montesano offende la memoria dei morti di Bergamo e di tutte le vittime del Covid. Bene la dissociazione dei colleghi di Libero e la netta presa di posizione del direttore Alessandro Sallusti, ma si è passato il segno. Quereleremo Montesano».
LA DIFESA: “CHIEDO SCUSA MA TWEET EQUIVOCATO”
II quotidiano di Tommaso Montesano – figlio del comico Enrico, anche lui noto per posizioni no-vax – ha preso le distanze dalla dichiarazione del giornalista, con il direttore Alessandro Sallusti che stamane in prima pagina di “Libero” scrive «il giornalista, con la sua faccia e la sua firma, è un pezzo dell’immagine del giornale su cui scrive, della sua autorevolezza e della sua credibilità. Per cui non posso permettere che neppure per un secondo e neppure per sbaglio e nemmeno per un fraintendimento tra social privati e aziendali un nostro lettore o chiunque altro possa essere sfiorato dal dubbio che qui a Libero si pensi che quel convoglio di camion sia stata una cinica messa in scena». Polemiche mediatiche, polemiche politiche con il Pd che ha tuonato contro il tweet del giornalista: nel frattempo i pochi a difenderlo sono stati la moglie, con un articolo uscito sul portale “NicolaPorro.it” e lo stesso Tommaso Montesano con un post su Facebook in cui chiede scusa per il polverone sollevato. «Il mio tweet è stato gravemente equivocato», scrive il cronista messo all’indice a rischio licenziamento da “Libero”, «Il mio pensiero era un semplice parallelismo tra la forza simbolica dei camion militari di Bergamo, che hanno avuto il merito di far aprire gli occhi anche ai più scettici che negavano la gravità della pandemia, e le immagini della ricerca del corpo dell’onorevole Moro nel lago della Duchessa che, secondo le ricostruzioni storiche, convinsero l’opinione pubblica ad accettare l’ineluttabilità del destino di Moro». Montesano scrive di aver voluto sottolineare la forza evocativa di due immagini simbolo che hanno segnato il nostro Paese: «Non ho mai inteso offendere il ricordo delle Vittime né i parenti che ancora oggi ne piangono la scomparsa. Se ciò è avvenuto, me ne scuso e a loro esprimo la mia più sincera vicinanza». La moglie, anche lei giornalista, Beatrice Montesano spiega perché il tweet infelice del marito non sia stato affatto una mancanza di rispetto nei confronti delle vittime di Bergamo: «citare l’esistenza di quel comunicato (falso) delle Brigate Rosse non implica affatto asserire che il sequestro e l’assassinio dello statista della Dc non siano mai avvenuti. Questo lo dice la logica, oltre che la sintassi». Infine, spiega ancora la cronista, «Quello che è vero, semmai, è l’uso volutamente distorto di un’interpretazione che non è quella autentica fornita dal giornalista. Bensì quella appiccicata di chi ha letto e non ha voluto perdere nemmeno un minuto affinché Montesano chiarisse. Oggi basta fare un titolo choc e apporre il bollo “negazionista” e il gioco è fatto: il linciaggio mediatico è sdoganato per tutti».