Come inevitabile che sia ormai in qualsiasi dibattito-polemica politica, sono due gli schieramenti formatisi dopo la decisione dei social network di sospendere/bannare/eliminare per sempre il Presidente Usa uscente Donald Trump dopo i fatti (incresciosi e gravissimi) di Washington. Tanto all’estero quanto in Italia, i commentatori si dividono e creano ulteriori “dibattiti” sui social su parti opposte: «Twitter ha fatto bene a sospendere l’account di Donald Trump», attacca l’editorialista del Corriere della Sera Beppe Severgnini, «Se un Presidente si comporta da troll, va trattato come un troll».
Secondo l’opinionista – e con lui tantissimi altri giornalisti, politici e attori-vip dello spettacolo – ripetere bugie pericolose come “ho vinto le elezioni” «e invitare poi all’insurrezione non è libertà di opinione, ma è una follia». In un comunicato della Casa Bianca, Trump ha fatto sapere nelle scorse ore che in questo modo i social hanno cercato di mettere a tacere lui e i 75milioni di americani che hanno votato per lui: «non ci metteranno a tacere. Stiamo trattando con vari altri siti e a breve avremo un grande annuncio, nel frattempo stiamo valutando la possibilità di costruire una nostra piattaforma».
CACCIARI “DIFENDE” TRUMP E ACCUSA I SOCIAL
Da chi lo attaccano – e giustificano i social nelle loro decisioni a loro modo storiche – a chi invece in un certo modo difende non certo le provocazioni di Trump ma il principio che sottende: «C’è un problema di fondo, che è al di là e al di fuori di Trump. E’ inaudito che imprenditori privati possano controllare e decidere loro chi possa parlare alla gente e chi no. Doveva esserci un’autorità ovviamente terza, di carattere politico che decide se qualche messaggio che circola in rete è osceno, come certamente sono quelli di Trump», spiega il filosofo ed ex sindaco Pd di Venezia Massimo Cacciari. Commentando con l’Adnkronos i fatti di Capitol Hill e le conseguenti decisioni di Fb, Twitter e Instagram, l’esponente Dem incalza «Che sia l’imprenditore a farlo, che è il padrone di queste reti, è una cosa semplicemente pazzesca. E’ uno dei sintomi più inauditi del crollo delle nostre democrazie. Non c’è dubbio alcuno. Perché come oggi è Trump, domani potrebbe essere chiunque altro, e lo decide Zuckerberg. E‘ una cosa semplicemente pazzesca».
Per Cacciari, esattamente come esiste un’Autorità per la concorrenza e la privacy, «che decide ‘questi messaggi in rete sono razzisti, sono sessisti, incitano alla violenza’ e cosi via. E tu, Zuckerberg, li devi cancellare. Cioè deve essere l’autorità che dice a Zuckerberg cosa cancellare, invece qui è lui che decide. E’ una cosa dell’altro mondo». Negli ultimi giorni Trump è sbarcato sul social network ancora poco diffuso “Parler” per poter cominciare a diffondere le proprie idee e opinioni, ma le piattaforme digitali (App Store di Apple e Play Store di Amazon) hanno immediatamente rimosso la nuova app dai propri store digitali la nuova app “di destra”.