Stanno facendo molto discutere tra i fan degli U2 le nuove versioni delle loro canzoni che usciranno il17 marzo nel nuovo disco del gruppo irlandese, l’album “Songs of surrender”. Un album particolare: gli U2 infatti reincidono in modo nuovo le loro più famose canzoni.
Ascoltando le anteprime rese “disponibili in rete di Pride” e “With or without you” sono sinceramente rimasto perplesso. “Pride” si è “coldpleyzzata” e l’altra è diventata una prova vocale da crooner per Bono.
Insomma tutto più soffuso, tutto più dimesso, niente più asperità, niente più energia e passione. Mi sono chiesto: dove sta la ratio di tutta questa inversione a “u”? Di questa “resa” che il titolo stesso del disco suggerisce? L’età che avanza? Il cambiamento d’epoca o comunque di una sensibilità artistica e umana?
Dato che sono persone intelligenti Bono e The Edge hanno premesso alcune cose. Specialmente il chitarrista ha scritto che loro come il loro pubblico non vogliono rinnegare l’origine e la prima pubblicazione delle canzoni: molto efficacemente scrive che le canzoni di Dylan e, per esempio, “All the time in the world” non possono essere divise dalla voce che le hanno fatte conoscere al grande pubblico. Sono, come dire, identitarie.
E poi continua (e questo è importante) dicendo che un bisogno di intimità sta prevalendo in loro rispetto alla furia post-punk che li aveva caratterizzati agli inizi di carriera, e hanno voluto documentarlo proprio con queste nuove versioni. È cominciato come un gioco, un diversivo – scrive ancora The Edge – ma alla lunga è diventata un’ossessione.
Quindi, mi sembra di capire, non solo mere versioni acustiche ma un “ripensamento” esistenziale (forse da qui “surrender”)
Aspettiamo l’ascolto completo dei CD. Resta da capire cosa ne pensa il resto della band di questo progetto e come poi si svilupperà la loro discografia (si parla di un album di inediti, ancora molto pop e di uno sotto il segno di un ritorno del punk).
Quello che mi rincuora è che per concludere il progetto (sia nella recente auto biografia di Bono che su disco) non si sono dimenticati di “40” (“Ho aspettato pazientemente il Signore Si è inclinato e ha sentito il mio grido Mi ha sollevato dalle fosse Fuori dall’argilla fangosa Canterò, canterò una nuova canzone”) forse un modo definitivo di non rinnegare la propria storia e di affermare che sono proprio “quelli lì”.
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