Non si è chiuso con la condanna il caso di Ubaldo Manuali, il netturbino punito in primo grado con la pena di 9 anni e 10 mesi di carcere per aver narcotizzato e violentato tre donne. A occuparsi oggi di questa vicenda Le Iene con un servizio che proporrà interviste esclusive, come quella della prima vittima, la cui denuncia ha fatto scattare l’indagine. Ma Giulio Golia ha sentito anche un’altra donna che recentemente ha denunciato l’uomo per un caso simile.



Entrambe le donne sostengono che il 60enne, che si presentava anche come sosia di Keanu Reeves e Fabrizio Moro, le abbia stordite sciogliendo nelle loro bevande delle benzodiazepine. In particolare, verranno trasmesse le telefonate registrate automaticamente da un’applicazione installata nel cellulare di una vittima, che documentano i momenti successivi al malore per un succo di mirtillo che sarebbe stato contaminato.



Oltre a registrare la voce alterata della donna, gli audio rivelano il tentativo di Ubaldo Manuali di sminuire la situazione, infatti sosteneva che la donna stesse male perché aveva mangiato del pesce avariato. Ma fondamentale è stato l’intervento di un medico che, rendendosi conto della gravità della situazione, è riuscito a far arrivare i soccorsi, nonostante i tentativi dell’uomo di ostacolare gli aiuti.

CHI È UBALDO MANUALI, PARLA LA PRIMA VITTIMA

La prima donna a denunciare Ubaldo Manuali, quella che lo ha “inchiodato” è Stefania Loizzi, la cui ricostruzione ha consentito agli investigatori di scoprire cosa facesse il netturbino, condannato a 9 anni e 10 mesi di carcere per violenza sessuale e diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite. La 50enne di Mazzano Romano ci ha messo sempre la faccia in questa vicenda, pur sapendo che viverla fuori dall’anonimato sarebbe stata dura: “Non sono io quella che si deve vergognare“, ha dichiarato nelle ultime settimane a Il Messaggero.



Di quella sera non ricorda nulla, questo l’ha aiutata a gestire il peso della violenza subita, d’altra parte se non si fosse svegliata con quel malessere diffuso, forse l’uomo avrebbe continuato ad agire indisturbato. Questo è un suo timore, ma ora è impegnata a chiudere questo capitolo della sua vita e a voltare pagina, cogliendo l’occasione per ricordare l’importanza di denunciare. Infine, riguardo la condanna di Ubaldo Manuali: “Su queste cose non è mai troppo, pensavo di più. Però meglio questo che niente, mi ritengo soddisfatta. E poi avrà altri processi“.