Il programma di Rete Quattro, Quarto Grado, in onda ieri sera, ha dedicato ancora una volta spazio al caso del netturbino romano Ubaldo Manuali, già condannato in primo grado per violenza sessuale nonostante lo stesso si dica da sempre innocente. Le vittime, tutte donne, lo accusano di averle drogate per poi essere abusate, ma Ubaldo Manuali rimanda al mittente ogni accusa parlando sempre di rapporti e incontri consenzienti.



Eppure Quarto Grado ha mandato in onda la testimonianza di una nuova presunta vittima che accusa sempre il netturbino aspirante attore. “Io non ho abusato di loro, lo sanno benissimo”, ribatte lui nonostante la condanna a 9 anni in primo grado. Tre le donne che lo accusano a cominciare dalla prima Stefania, già ospite di Quarto Grado: “Mi ha drogata, poi mi ha spogliata e ha inviato le foto agli amici”. Quindi la seconda donna, che ha documentato sul telefono minuto per minuto cosa sia successo con Ubaldo Manuali. “Era un nuovo inquilino del palazzo – racconta lei a Quarto Grado, rimanendo comunque coperta in volto – una persona alla mano, gentile, ogni tanto si presentava con qualche oggetto ma senza mai entrare in casa, si dimostrava non invadente”.



UBALDO MANUALI, UN’ALTRA VITTIMA? “HA INIZIATO SUBITO A SCRIVERMI”

E ancora: “Fin da subito ha iniziato a scrivermi, mi invitava qua e la ma io declinavo sempre questi inviti”. L’ex netturbino le offre anche succo di mirtilli perchè non beve altro e si dimostra sempre gentile fino ad una sera: “Io ero a casa – racconta ancora la presunta vittima – stavo chattando con il mio dottore e Ubaldo mi scirve che doveva darmi una cosa, quindi sono scesa e mi ha dato un rosario”.

Lei lo prende e torna a casa, ma poi Ubaldo Manuali la richiama e le offre da bere il solito di mirtillo: “Solo che quella volta – precisa lei – invece di darmelo nella solita boccetta me l’ha versato in un bicchiere di plastica”, e li si è subito accorto che qualcosa non andasse per il verso giusto. “Il primo sorso ho sentito che era dolcissimo però siccome me ne volevo andar, l’ho buttato giù, ho fatto per alzarmi e le mie gambe non mi reggono più, mi sento proprio cadere”.



UBALDO MANUALI, UN’ALTRA VITTIMA? “MI VOLEVA FARE SDRAIARE IN CASA SUA…”

A quel punto Ubaldo Manuali ha consigliato alla donna di sdraiarsi sul suo divano “Non ti preoccupare, riposati, mettiti qui”, ma lei ha risposto: “No io devo andare a casa mia, mi devo sdraiare e devo chiamare il mio dottore”. A quel punto la donna scrive al medico ma deve avergli scritto qualcosa di strano visto che lo stesso, preoccupato, la richiama: “Come ti senti?”, e lei: “Sto molto male” con voce confusa.

La donna ha installato sul telefono un’applicazione che registra tutto, anche la sua voce completamente alterata: “Non ho forza alle gambe, non ho forza di fare niente”, dice ancora, quindi il medico la invita a chiamare subito un’ambulanza. “Di quella sera ho vaghissimi ricordi – dice oggi la presunta vittima – quei pochi che ho li ho ricostruiti con alcune telefonate che per fortuna io ho registrato nel mio… che ha registrato il mio dottore. Mi ricordo solo di essermi svegliata all’ospedale Sant’Andrea, non sapevo perchè fossi li”.

UBALDO MANUALI, UN’ALTRA VITTIMA? BENZODIAZEPINE NEL SANGUE

Dai risultati delle analisi dei medici non ci sono dubbi, nel suo sangue un’altissima concentrazione di benzodiazepine: “Quando l’ho scoperto ho pianto tantissimo”. E ancora: “Mi sono fatta tenerezza – dice in lacrime – la prima volta che mi sono risentita perchè si capisce perfettamente che ero sola, si capisce che il mio dottore poverino cercava di tutto per farmi chiamare il 118, per non farmi rimanere da sola lì, ma io non capivo niente”.

La donna non ha subito denunciato Ubaldo Manuali, non convinta delle prove, e anche amici e parenti le consigliano di lasciare perdere. Lei scrive a Manuali “Cosa mi hai messo nel bicchiere?” ma lui non le risponde. Lei poi cambia casa ma decide di tenere le registrazioni fino a quando non sente le parole di Stefania a Quarto Grado poi va alla polizia a denunciare il netturbino: “Vorrei soltanto giustizia per le persone che hanno subito quello che ho subito io e basta”, conclude lei.