Arrivano importanti aggiornamenti sull’inchiesta su Uber Eats. Come riportato dai colleghi di Repubblica, la Procura di Milano, con il pm Paolo Storari, ha chiuso le indagini per caporalato sui rider per le consegne di cibo a domicilio e reati fiscali. Ricordiamo che a fine maggio il Tribunale dispose il commissariamento del colosso americano. Secondo l’accusa, i rider venivano sottoposti a condizioni di lavoro degradante sia dal punto di vista della retribuzione che del trattamento di lavoro. E sono emerse intercettazioni che non lasciano spazio a grossi dubbi: «Davanti a un esterno non dire mai più ‘abbiamo creato un sistema per disperati’. Anche se lo pensi, i panni sporchi vanno lavati in casa e non fuori», le parole della manager della filiale italiana di Uber Eats, Gloria Bresciani.
Uber commissariata per caporalato sui rider
Rider pagati 3 euro l’ora, depauperati delle ritenute d’acconto che venivano operate ma non versate e molto altro: questo quanto emerso dall’indagine della Procura di Milano su Uber Eats. Come reso noto dai colleghi di Agi, tra gli indagati ci sono Danilo Donnini e Giuseppe e Leonardo Moltini, amministratori della Flash Road City Srl e della Frc Srl, società che trovavano e gestivano il personale. Secondo quanto verificato dalle forze dell’ordine, avrebbero anche evaso il fisco per oltre 315 mila euro. L’accusa ha evidenziato che gli indagati «approfittavano dello stato di bisogno dei lavoratori, migranti richiedenti asilo dimoranti nei centri di accoglienza straordinaria, pertanto in condizione di estrema vulnerabilità e isolamento social», destinandoli così al lavoro per Uber in condizioni di sfruttamento. I lavoratori venivano inoltre derubati delle mance e puniti «se non si fossero attenuti alle disposizioni impartite».