Il Tribunale di Milano ha dichiarato “illegittimo” il licenziamento di 4 mila rider da parte di Uber Eats, la piattaforma di ordinazione e consegna di cibo online. L’azienda, come riportato da Ansa, ha abbandonato il nostro Paese a luglio, annunciando la fine del rapporto di lavoro con i dipendenti con una email soltanto poche settimane prima. Un modus operandi che non si attiene alle norme in vigore.
“La cessazione di migliaia di rapporti di lavoro impone la applicazione della legge sui licenziamenti collettivi”, ha scritto il giudice nel provvedimento che impone all’azienda di “revocare tutti i recessi dai contratti di lavoro di coloro che svolgono la prestazione di rider” con “account attivo alla data del 14 giugno 2023” e di “avviare con le organizzazioni sindacali ricorrenti” le “procedure e il confronto previsto in caso di cessazione di attività”. In totale gli iscritti alla piattaforma erano 8 mila, ma di questi soltanto la metà pienamente attivi.
Uber Eats, licenziamento illegittimo per 4mila rider: la sentenza
La sentenza del Tribunale di Milano contro Uber Eats ha riconosciuto anche che i 4 mila rider coinvolti nel licenziamento sono “lavoratori subordinati” e per questo motivo la società “aveva l’obbligo, prima di procedere alla comunicazione dei recessi, di attivare con le organizzazioni sindacali ricorrenti le procedure di consultazione previste”. La “sussistenza di tali obblighi di informazione”, scrive il giudice, non viene meno nemmeno “se si opta per una qualificazione dei riders come collaboratori etero-organizzati”.
Il provvedimento, che dovrà essere comunicato pubblicamente anche dall’azienda, è sostanzialmente storico. Per la prima volta, hanno infatti evidenziato i sindacati, “è significativo che trovi applicazione in Italia la disciplina delle localizzazioni delle multinazionali, che le responsabilizza nei processi di ristrutturazione”. E in questo modo è stato dimostrato, concludono, “ancora una volta, che ai rider devono essere applicati tutti i diritti dei lavoratori subordinati”.