E’ stata condannata a 24 anni di reclusione Vittoria Gualdi, la donna di 67 anni di Pallanzeno, piccolo centro della provincia del Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte che il 17 luglio dello scorso anno uccise a colpi di katana e coltello il figlio 48enne Elvis Motetta. L’uomo, tossicodipendente, a causa dei continui episodi violenti aveva reso la vita della madre un vero e proprio inferno portando la donna all’esasperazione. E così una mattina d’estate la Gualdi decise prima di sedarlo e successivamente di colpirlo a morte. Ieri mattina, come riferisce il Corriere della Sera, la Corte d’Assise di Novara si è espressa condannando la donna a 24 anni di carcere. I pm Fabrizio Argentieri e Sveva De Liguoro avevano chiesto a suo carico l’ergastolo mentre la difesa aveva avanzato la richiesta di assoluzione o in subordine la derubricazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa. La madre si trovava già in carcere.
Il Riesame aveva bocciato la richiesta di scarcerazione parlando di “pericolo di reiterazione del reato”, come ha fatto sapere il suo legale difensore, l’avvocato Enrico Albert.
UCCISE FIGLIO VIOLENTO A COLPI DI KATANA: CONDANNATA A 24 ANNI
L’omicidio del figlio Elvis aveva sconvolto la piccola comunità ma in tanti avevamo preso le difese della donna che era rimasta vedova da pochi giorni. Fortemente colpita psicologicamente dalla grave perdita, la signora non aveva retto il forte stress e di fronte alle continue angherie del figlio e alle continue richieste di denaro causate dai gravi problemi di tossicodipendenza aveva reagito con quel gesto choc. Se il padre Ermanno, venuto a mancare a causa di un infarto all’inizio del 2020 era riuscito a tenergli testa sia pur con fatica, la madre non aveva invece retto, come ne erano in gran parte a conoscenza. Da qui la forte difesa del paese, compreso il parroco. Nel corso del processo sono state accertate le dinamiche dell’omicidio: Vittoria Gualdi stordì il figlio con alcuni farmaci e successivamente lo colpì più volte con una katana e un coltello. Per l’accusa la madre non avrebbe premeditato il delitto in quanto riteneva il figlio responsabile della morte del marito. La Corte, di contro, ha escluso la premeditazione concedendole le attenuanti. La difesa sta valutando l’eventuale appello.