Anacleto Roncalli nel 2008 si macchiò dell’omicidio della moglie, di nazionalità ucraina, e dell’amica russa di lei accecato, a suo dire, dalla gelosia. Nel 2009 arriva la condanna all’ergastolo e oggi, a quasi quindici anni di distanza, l’uomo ha accettato di raccontare il suo atroce gesto nel corso della trasmissione Quarto Grado, in onda su Rete 4. Tutto inizia dopo la morte della prima moglie dell’uomo, deceduta in seguito a un tumore al seno. Da quel momento, Anacleto Roncalli cerca una badante e si circonda di donne di nazionalità ucraina.
“Ero un pensionato con tante donne ma tutte ucraine. Una mi si è attaccata subito addosso, usciamo per un mese ma lei vai in Ucraina perché è successo qualcosa ai suoi figli – inizia a raccontare l’uomo, ripercorrendo la storia sfociata con il terribile omicidio della moglie – Allora mi presenta una sua amica, Natasha. Era un figurino e aveva 25 anni meno di me, nel giro di un mese dà le dimissioni dove lavorava per venire a vivere con me. Io ero pazzo, pazzo di felicità, ho iniziato a convivere con lei per tre anni. Non volevo sposarla, dalla mia povera moglie prendevo tre pensioni al mese”. Fin quando dichiara che “il suo era il comportamento di un’artista perfetta, tutto quello che fa non è vero ma tu ci credi. Io la sposo, nel giro di 4 o 5 mesi trova lavoro ma non va. Non è più andata a lavorare e da lì sono cominciate ad andare male le cose” in quanto “io dovevo mantenerla nonostante fosse così giovane”. Poi “a un certo punto arriva una sua amica, viene da noi tante volte e io le chiedo perché sia sempre a casa nostra. Lei mi dice che il suo compagno era andato in carcere e io le chiedo se adesso devo mantenere tutt’e due. Uscivano e io ero diventato un burattino nelle loro mani”. E poi l’omicidio, per cui sta scontando l’ergastolo.
Ergastolo per l’omicidio della moglie ucraina e dell’amica: “ero un’altra persona”
La trasmissione Quarto Grado di Rete 4 ha raccolto il racconto di un uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie ucraina e l’amica di lei, avvenuto nel 2008, additando la gelosia come movente principale. Secondo l’uomo, di nome Anacleto Roncalli, le cose iniziano a precipitare quando “una sera io torno da lavorare e lei non c’è più. È andata ad abitare a 200 metri da casa mia”. E “una volta arrivo alle 3 o 4 di mattina e vedo che lei stava con un mio grande amico, quando l’ho vista io sono andato fuori, non ne potevo più perché era una sofferenza continua”. E dichiara che “quando ho fatto l’omicidio è come se stessi giocando. Non so chi ero, ero un’altra persona, senza un minimo di emozione. Perché se mi veniva un minimo di emozione non l’avrei neanche fatto. Era solo cattiveria, dovevo per forza vendicarmi perché non ce la facevo più. Io volevo ancora parlare e lei si è messa a gridare”.
Poi, dopo l’omicidio della moglie, Anacleto Roncalli percorre chilometri per raggiungere e uccidere anche l’amica di lei. “Qualcuno le ha telefonato che avevo ammazzato Natasha. Vedo che con la macchina lei si ferma e mi chiede cosa voglio. Le ho dato quattro o cinque coltellate (in seguito sarà accertato che furono tredici, ndr) e lei non si è più mossa”. L’uomo, ora all’ergastolo, dichiara che “per un certo periodo non ci ho neanche pensato a quello che ho fatto. Non si può fare quello che ho fatto io, oltretutto come cristiano. Però dopo tanti anni non so se chiamarlo purgatorio, sto pagando per quello che ho fatto”.