Abbiamo riportato nei giorni scorsi sulle nostre colonne la notizia della morte di Adrian Yparraguirre Silva, 38 anni, ucciso sabato mentre assisteva a una partita di calcetto. Alla base dell’omicidio dell’uomo, per il quale non è stato ancora individuato il killer, vi sarebbe l’accesa rivalità esistente tra le squadre calcistiche cilene del Club Universitario de Deportes e dell’Alianza Lima. Sette fendenti hanno colpito il giovane in pieno petto e il malcapitato è morto mentre i medici del Niguarda lo stavano operando.
A “Lombardia Nera”, trasmissione di Antenna 3, si è discusso anche di questa vicenda, con il gestore della struttura presso cui si è verificato il triste episodio che ha dichiarato: “L’evento è iniziato alle 11 di mattina, non si era verificato alcun tipo di problema. Erano presenti tanti bambini e tante famiglie. Le persone che hanno scatenato il parapiglia fuori dal rettangolo di gioco sono arrivate dopo l’inizio della competizione ed erano presenti solo in veste di spettatori”. A fronte di queste dichiarazioni e della ricostruzione dell’accaduto, in studio si è aperto un contraddittorio decisamente vivace.
UCCISO DURANTE PARTITA DI CALCETTO, BOLOGNINI VS ABDU: “STRANIERI NON SI INTEGRANO”
A “Lombardia Nera” ha preso subito la parola Stefano Bolognini (Lega), il quale ha dichiarato, in merito all’omicidio durante la partita di calcetto che “gli stranieri bevono, schiamazzano, tengono la musica alta e creano assembramenti. Ci sarebbe il divieto di pubblico agli eventi, invece viene ignorato. Purtroppo sono persone che si ubriacano e diventano moleste e manca in loro la capacità di integrazione. Nella loro chiusura comunitaria si generano faide intestine. Perché non c’erano i vigili?”. Affermazioni pesanti, di fronte alle quali Mattia Abdu del Partito Democratico ha ribadito come si trattasse di una comunità che si è ritrovata per disputare un torneo di calcetto: “Allora cosa bisognava fare, impedire loro di giocare? Chiaro che bisogna rispettare le regole e non girare con un coltello in tasca, ma la questione delle comunità non c’entra nulla, siano italiane o straniere”. Per poi rincarare la dose e sottolineare che se gli stranieri mandano a scuola i loro figli “non va bene perché non lasciano imparare l’italiano” e che, invece, sia positivo che si giochi a pallone invece di fare altro.