La produzione industriale è in calo quest’anno, per il prossimo si prevede una timida ripresa: i dati di UCIMU – Sistemi per produrre evidenziano come il green deal Ue stia frenando il Pil italiano. A fornirli è stato il presidente dell’associazione dei costruttori italiani delle macchine utensili, robot e automazione, Riccardo Rosa, nella conferenza di fine anno. Si tratta di dati importanti, in quanto l’analisi di Ucimu fotografa l’andamento degli investimenti dell’industria manifatturiera del nostro Paese.
Dunque, l’anno si chiude con un calo importante di quasi tutti gli indicatori economici e il prossimo anno non andrà meglio, sebbene sia comunque prevista una inversione di tendenza, che però sarà modesta. I dati in questione, frutto del lavoro svolto dal Centro Studi e Cultura di Impresa di Ucimu, segnalano che la produzione si è fermata a 6.745 milioni di euro, quindi è stato registrato un calo rispetto all’anno scorso dell’11,4%.
Alla base di questo calo c’è la riduzione forte delle consegne sul mercato interno, il 33,5% in meno dell’anno scorso, infatti il valore si è attestato a 2.255 milioni di euro in virtù della scarsa attitudine agli investimenti che hanno gli utilizzatori del Belpaese. Questa debolezza emerge anche dai numeri relativi al consumo domestico, che è crollato del 34,8%, attestandosi a 3.795 milioni di euro. Un fenomeno che incide sull’andamento delle importazioni, calato del 36,5%, quindi a 1.540 milioni.
I DATI UCIMU SULLE ESPORTAZIONI
Positivo invece l’andamento delle esportazioni, infatti è stato registrato un incremento pari al 6,3% rispetto all’anno scorso, fino a 4.490 milioni di euro, con cui viene realizzato un nuovo record, visto che questa soglia non era stata mai raggiunta prima. Restando in tema export, dall’elaborazione dei dati Istat effettuata dal Centro Studi di Ucimu, è emerso che tra gennaio e agosto di quest’anno i principali mercati per il settore delle macchine utensili sono stati Usa, Germania, Cina, India e Francia.
Interessante il dato sull’India, visto che si parla di +100%, mentre si registra un calo del 15,3% in Cina e del 9,3% in Francia. Modesta la crescita per Usa e Germania, rispettivamente del 17,8% e 12,3%. In generale, il dato relativo a esportazione e produzione è cresciuto a 66,6%, mentre l’anno prossimo dovrebbe scendere lievemente, fermandosi al 64,9%.
LE PREVISIONI UCIMU PER IL 2025
In merito alle previsioni dell’anno prossimo, Ucimu segnala che potrebbe esserci sì un incremento, ma comunque modesto. Infatti, la produzione dovrebbe salire solo del 2,9 per cento rispetto a quest’anno, arrivando a 6.940 milioni. A pesare su questi dati sia l’andamento dell’export, che sarà stazionario (+0,3%) rispetto a quest’anno, pur registrando un nuovo record (4.505 milioni), sia la ripresa modesta delle consegne, che dovrebbero aumentare dell’8% e arrivare a 2.435 milioni, in virtù della ripresa della domanda interna.
A crescere anche i consumi di macchine utensili: +7,2% per 4.070 milioni. La ripresa della domanda interna dovrebbe spingere, seppur debolmente, le importazioni, visto che le previsioni parlano di un aumento del 6,2% per 1.635 milioni di euro.
RICCARDO ROSA: “ALLERTA PER POSSIBILI DAZI USA”
Durante il suo intervento in conferenza stampa, il presidente UCIMU Riccardo Rosa ha spiegato che l’esito di questa analisi non rappresenta un fulmine a ciel sereno per il settore, visto che era già emerso che questo anno sarebbe stato “completamente perso” per l’industria che produce macchine utensili, ma comunque si è provato a salvare il risultato finale, senza però riuscirci, grazie all’export.
“Il nostro Centro Studi ha dovuto comunque rivedere ulteriormente al ribasso le stime presentate a settembre, segno della difficoltà che le nostre imprese si trovano a fronteggiare“, ha dichiarato Rosa. L’anno che volge al termine evidenzia come i costruttori italiani siano capaci di orientare le loro attività anche rapidamente verso le zone più dinamiche a livello internazionale: a tal proposito, ha citato l’esempio degli Stati Uniti.
Ma il numero uno di Ucimu non nasconde la preoccupazione sulla prossima amministrazione Trump e sul rischio che “possa decidere di attuare una nuova politica di dazi per beni legati alla nostra produzione“. Questa possibilità rappresenta un motivo di allarme per il settore, che si ritrova a dover ragione sulle attività estere.
DAL MERCATO INTERNO BLOCCATO ALLA TRANSIZIONE 5.0
In Messico di recente è stato lanciato un desk, Oficina Italiana de Promotiòn Mexico, a sostegno delle aziende italiane associate a Ucimu e Amaplast per conoscere il mercato e poterci entrare, anche per quanto riguarda il Nord America. Ma il problema maggiore resta il mercato interno, visto che non riesce a ripartire. A pesare, per Rosa, anche l’attesa che si sta prolungando per la semplificazione di Transizione 5.0, che il governo aveva annunciato a novembre, senza però concretizzarla.
Quindi, chiede interventi importanti, visto che il valore del mercato italiano è calato in maniera considerevole, scendendo ai livelli del 2016. Se è pur vero che la Transizione 5.0 rappresenta un’occasione importante per spingere le aziende a usare in maniera corretta le risorse, a risparmiare a livello energetico e ad avere una produzione sostenibile, d’altra parte bisogna introdurre dei correttivi in tempi brevi, per non correre il rischio di lasciare sulla carta questa occasione.
Tra le misure che Rosa giudica positivamente c’è l’addio all’obbligo di certificazione del risparmio energetico per passare invece a un nuovo acquisto da abbinare alla sostituzione di un macchinario obsoleto, ma viene apprezzata anche la crescita delle aliquote e la possibilità di cumulare la misura con incentivi ZES o altri finanziati con risorse internazionali e il prolungamento della misura al primo quadrimestre del 2026.
I TIMORI SULLA POSIZIONE DELL’UE SUL GREEN DEAL E LE RICHIESTE AL GOVERNO
L’auspicio del presidente UCIMU è che le modifiche siano inserite nella Manovra, consentendo così alla domanda di ripartire, visto che il settore manifatturiero italiano ha bisogno di innovare per far sì che la sua offerta sia ancora competitiva, “anche in linea con le direttive di sostenibilità definite dall’Unione Europea“.
In merito al green deal, Rosa attacca la posizione dell’Ue, che vuole portare avanti la transizione come previsto, ma mettendo così in difficoltà il settore manifatturiero europeo. Il timore è che si inneschi un effetto domino che potrebbe causare un grave problema sociale, a partire dal nostro Paese.
Un rischio che l’Italia non può permettersi di correre per Rosa, secondo cui è necessario che i rappresentanti del mondo industriale si facciano sentire prima che sia troppo tardi. Visto che il settore manifatturiero è un fattore che pesa nel benessere di una società, il presidente di Ucimu chiede al governo di ragionare “su un nuovo programma di politica industriale che accompagni e sostenga lo sviluppo delle imprese dal 2026 in avanti“.