GUERINI AL COPASIR PRESENTA IL QUINTO DECRETO DI INVIO ARMI IN UCRAINA

L’Italia si appresta al quinto invio di armi e aiuti militari verso l’Ucraina per contrastare l’avanzata della Russia pochi giorni dopo le 4 annessioni di territori un tempo di Kiev ora sotto l’egida di Mosca. Nella giornata di martedì 4 ottobre il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha fatto visita al Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) per illustrare i contenuti del 5° Decreto Armi dall’inizio della guerra in Ucraina lo scorso fine febbraio. Nel corso dell’audizione, ha informato il presidente del Comitato, Adolfo Urso – tra l’altro in odore, secondo il totoministri del nuovo Governo Meloni, di prendere il posto proprio di Guerini alla Difesa – «il ministro ha aggiornato il Comitato in merito al conflitto in corso tra Russia e Ucraina rispetto anche alle sue molteplici recenti implicazioni nello scenario geopolitico».



Non solo, nel corso dell’audizione fa sapere ancora il n.1 del Copasir, «si sono inoltre condivisi in modo esaustivo i contenuti del quinto Decreto interministeriale che autorizzerà la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative dell’Ucraina, riscontrando l’aderenza del decreto medesimo alle indicazioni e agli indirizzi dettati dal Parlamento». Ricordiamo infatti che non solo il Parlamento ha già votato nei mesi scorsi l’invio di armi all’Ucraina optando per la particolare norma del Segreto di Stato unita al fatto che per tutti i successivi eventuali Decreti di invio armi non si sarebbe più dovuti passare dal Parlamento fino almeno a fine 2022. Il decreto dovrebbe essere firmato già in settimana ed è coordinato tra i ministeri della Difesa (Guerini), dell’Economia (Daniele Franco) e degli Esteri (Luigi Di Maio): proprio per il Segreto di Stato imposto dal Governo Draghi, il Decreto legge sarà pubblicato ma la lista di armamenti dati all’Ucraina rimarrà in un documento top-secret.



INVIO ARMI IN UCRAINA: LE PROTESTE CONTRO IL DECRETO DI CONTE E RAZOV

Stando a quanto ricostruito dal “Corriere della Sera” e da altre indiscrezioni giornalistiche, il quinto Decreto di invio armi all’Ucraina messo in campo dal Governo Draghi – a questo punto sarà l’ultimo prima del cambio di squadra a Palazzo Chigi con l’arrivo del Governo Meloni – potrebbe inserire attrezzature già inviate nel recente passato come mitragliatrici pesanti, missili terra-aria Stinger, armi anti-carro come i razzi Panzerfaust e pure mezzi blindati. Il Ministero della Difesa non conferma (né smentisce però) mentre dalla relazione del Copasir emergono altri dettagli interessanti che possono aiutare a capire di cosa si è discusso ieri con il Ministro Guerini circa il Decreto Armi. Nella seduta di ieri infatti il Copasir ha espresso parere favorevole (all’unanimità) circa due schemi di decreto relativi all’impiego di forze speciali della Difesa all’estero e pure sul contrasto in ambito cibernetico, ma anche «schema di regolamento relativo alle operazioni sotto copertura».



Secondo quanto sottolineato da “Formiche.net” questi elementi sono un’assoluta novità per l’intelligence italiana derivata dalle decisioni del Decreto Aiuti Bis che infatti prevede che l’Aise «possa impiegare proprio personale al fine di attività di ricerca informativa e operazioni all’estero». Non è dato sapere ovviamente in quali località ma la possibilità che tali norme possano direttamente centrare con la guerra in Ucraina è alquanto probabile. Secondo il Dl Aiuti bis, tali novità devono essere normate da un da un regolamento per disciplinare «il procedimento di autorizzazione all’impiego, del presidente del Consiglio dei ministri o dell’Autorità delegata, ove istituita, nonché le relative modalità, condizioni e procedure, anche con riferimento alla specialità dei profili economici attinenti all’impiego del personale». Fronte critico al quinto Decreto di invio armi all’Ucraina arrivano tanto dall’ambasciata russa in Italia quanto dal Movimento 5Stelle: «Le forniture di armi all’Ucraina non aiutano a risolvere il problema del caro-bollette», ha commentato sui social l’ambasciatore Sergei Razov. Secondo Giuseppe Conte invece «L’ossessione di una ipotetica vittoria militare sulla Russia, che nel frattempo continua nella sua efferata e ingiustificabile politica di aggressione, non vale il rischio di un’escalation anche con ricorso all’utilizzo di armi nucleari e non convenzionali e di affrontare una severa depressione economica da cui sarà difficile uscire».