L’Ucraina nel 2001 avvertì Tony Blair, allora Premier del Regno Unito, in merito al pericolo rappresentato dalla Russia. È emerso, come riportato da The Independent, da alcuni documenti governativi soltanto ora consegnati agli archivi nazionaliLe carte in questione dimostrano che i funzionari di Kiev nutrivano delle strane preoccupazioni che si sarebbero rivelate una previsione dell’invasione avvenuta due decenni dopo.



L’avvertimento arrivò in risposta alla volontà del primo ministro laburista di fare avere a Vladimir Putin un posto nel “tavolo” ai vertici internazionali dopo che era stato il primo leader occidentale a fargli visita a Mosca. L’Ucraina fece notare allora al Regno Unito che la sua visione e quella dell’Occidente del presidente della Russia era eccessivamente “rosea”, come quella di “un politico di potere intelligente e presentabile, sebbene non un eroe democratico”. Inoltre, i funzionari aggiunsero che continuando su questa strada “Kiev sarebbe potuta essere distrutta”. Una previsione inquietante. Nel 2014 infatti ci sarebbe stata l’annessione illegale della Crimea e nel 2022 l’inizio della guerra tuttora in corso.



Ucraina avvertì Blair su Russia: lo scenario dell’ingresso nell’Ue

I documenti governativi in cui l’Ucraina avvertì Tony Blair sulla pericolosità della Russia contengono anche un dialogo piuttosto rilevante in merito possibilità che Kiev entrasse nell’Unione Europea, di cui tuttora si discute. L’allora Premier del Regno Unito era stato sollecitato dagli alleati a non spegnere le aspirazioni in questione, sostenendo che la sua presenza all’interno del gruppo avrebbe potrebbe comporre una “barriera formidabile” contro il russo imperialismo.

Successivamente ai colloqui avvenuti in Crimea nel luglio 2001, l’ambasciatore britannico a Kiev, Roland Smith, avvertì Tony Blair che le proposte britanniche per l’Ucraina, la Moldavia e la Bielorussia di ricevere “lo status di vicino speciale rischiavano di dare l’impressione di stabilire un confine orientale definitivo dell’Unione Europea ed escludere i Paesi che erano considerati dalla parte sbagliata”. Già allora ci si chiese se questa opposizione fosse dovuta alla convinzione che gli Stati in questione fossero “incurabilmente contagiati dalla mentalità sovietica” oppure “dovessero tornare alla Russia a cui appartenevano”. L’ingresso nell’alleanza, ad ogni modo, non si concretizzò e le conseguenze sono attuali.