Sapevamo già, purtroppo, che la Chiesa russa ortodossa, che ha come patriarca Kirill, proprio nella persona del patriarca si è schierata a servizio di Putin.
Per la verità non tutti i vescovi, i sacerdoti e i fedeli sono d’accordo con questa scelta politica nazionalista. Non dobbiamo dimenticare che il territorio canonico della Chiesa ortodossa che fa riferimento al patriarcato di Mosca, e che per questo è denominata russa, comprende molti Paesi, soprattutto dell’ex Unione Sovietica. Così, in Ucraina, ma non solo lì, molti sacerdoti ortodossi hanno dimostrato il loro dissenso sostituendo nella celebrazione della Messa la citazione del patriarca Kirill con quella più generica di “tutti i patriarchi”.
D’altra parte questi sacerdoti non hanno pensato di rompere la comunione ecclesiale con il patriarca, comunione che deriva dalla natura stessa della Chiesa.
È successo un po’ come quando nella Chiesa cattolica ci sono stati papi moralmente indegni, e per questo giustamente criticati, ma la cui funzione di autorità non è stata negata. In questo diversi santi sono stati di esempio.
Ora la decisione del parlamento ucraino, che ha votato a larga maggioranza (265 su 326) la messa al bando in Ucraina della Chiesa russo-ortodossa, rappresenta un fatto molto grave. Dire che è stata una scelta politica e non religiosa conferma il fatto di un’intrusione indebita del potere politico nel campo della libertà religiosa e di coscienza. Naturalmente nessuno mette in dubbio il diritto dei tribunali di indagare su fatti riguardanti singoli vescovi o sacerdoti che si siano macchiati di episodi di spionaggio o di tradimento. Purtroppo, però, mi pare che siano stati già incriminati sacerdoti ortodossi che conosco e che non sono assolutamente filorussi.
Appare evidente il piano di far confluire la Chiesa ortodossa in Ucraina in quella cosiddetta “autocefala”, nata dopo la fine dell’URSS, totalmente legata al governo e non riconosciuta ufficialmente dalla Santa Sede.
Sta per succedere quello che fece Stalin quando, dopo la Seconda guerra mondiale, soppresse la Chiesa cattolica di rito orientale, detta greco-cattolica, obbligandola a confluire proprio nella Chiesa russo-ortodossa.
In questo senso mi sembra importante la posizione della Chiesa cattolica, cioè universale, non legata a una nazione ma all’attuale successore di Gesù, chiunque esso sia. Lungi dall’approfittare della situazione per “cattolicizzare” gli ortodossi ha l’autorità di fronte al mondo, ma anche di fronte al governo ucraino, di ribadire il valore della libertà di coscienza come fondamento della libertà religiosa. La sera dell’11 luglio scorso, quando ho potuto partecipare a Kiev all’incontro di preghiera organizzato dal nunzio Visvaldas Kulbokas con tutte le comunità religiose del Paese, per chiedere la pace, questa responsabilità della Chiesa cattolica mi è sembrata già in atto.
PS: comunque Peppone, tutto sommato, era più rispettoso della libertà della Chiesa.
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