“Se gli ucraini hanno già buttato nella mischia il grosso delle loro forze l’offensiva andrà progressivamente esaurendosi, se invece hanno ancora forze da buttare in campo aspetteranno di trovare un punto debole nella difesa russa. Le riserve derivano soprattutto dal fatto che non hanno la possibilità di offrire supporto aereo”. Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, fa il punto sull’attacco iniziato da Kiev per cercare di riconquistare i territori occupati dai russi.
La tanto attesa controffensiva per ora non ha dato grandi risultati e gli ucraini sembrano in difficoltà. Eppure hanno la necessità di arrivare al vertice Nato di Vilnius del 12 luglio con qualche consistente successo, altrimenti potrebbero perdere il sostegno degli occidentali. Tutto mentre l’Europa mostra ancora di non avere le idee chiare e di non essere capace neanche di rifornire di munizioni l’Ucraina. Intanto il New York Times attribuisce ai russi il danneggiamento della diga di Kakhovka, mentre Mosca continua a bombardare Odessa per far saltare i depositi di armi e munizioni del nemico.
Qual è la situazione della controffensiva ucraina?
La viceministra ucraina della difesa ha detto che dopo due settimane hanno conquistato 113 km quadrati, occupando otto villaggi. Ne cita uno che è passato di mano tre volte in 15 ore. Sono villaggi della grey zone, nella terra di nessuno. E se si pensa ai 113 km quadrati, il comune di San Giovanni in Persiceto ne fa 114. Stiamo parlando dell’estensione di un comune di 27mila abitanti. Le informazioni che vengono dal fronte, comunque, sono difficili da valutare, anche se i russi ne danno molte e circostanziate mentre gli ucraini ne danno poche.
Se gli ucraini avessero ottenuto qualche risultato in più gli avrebbero dato ben altro rilievo?
Certo, anche perché questa è un’operazione che ha un valore militare ma soprattutto politico: devono arrivare al vertice Nato di Vilnius, il 12 luglio, con consistenti successi territoriali, in assenza dei quali la loro sconfitta è evidente. Potrebbero esserci delle valutazioni di tipo diverso da parte occidentale, ed è questo che loro temono.
Quali sono gli elementi che giocano contro l’attacco delle forze di Kiev?
Gli ucraini stanno utilizzando brigate composte per lo più da reclute. I report russi parlano di soldati inesperti, con poco addestramento, mandati all’assalto sul fronte di Zaporizhzhia e non solo. Ricordiamoci che Zalushny, comandante delle forze armate ucraine, a differenza di Zelensky, era contrario alla difesa a oltranza di Bakhmut, che ha imposto il sacrificio di molte brigate di veterani. Zelensky dice: “Ogni metro che guadagniamo è un punto per noi”. Ma in realtà qual è il prezzo da pagare?
L’attacco non è stato fin troppo annunciato?
Gli ucraini hanno attaccato quando i russi se lo aspettavano, cioè prima del vertice di Vilnius, ed esattamente dove se lo aspettavano, nella piana di Zaporizhzhia che apre le porte all’anticamera della Crimea. I russi hanno tre linee di difesa, si sono fortificati e l’offensiva in due settimane non è riuscita ancora a sfondare la prima linea: si combatte sulla linea degli avamposti, che è l’anticipo della linea difensiva. Gli ucraini attaccano, espugnano un avamposto e fanno affluire le truppe. Appena le ammassano i russi bombardano pesantemente grazie al fatto che hanno la superiorità aerea e molti elicotteri di attacco. Non solo hanno una capacità elettronica superiore a quella ucraina: con il disturbo elettronico abbattono moltissimi droni ucraini. Qualche volta gli ucraini sono penetrati per due chilometri, ma sempre nella zona contesa. Non c’è un progresso vero.
Gli alleati di Zelensky cosa stanno pensando in questo momento, al di là delle dichiarazioni di appoggio incondizionato?
Stoltenberg è andato a Washington e Biden gli ha chiesto di restare un altro anno a fare il segretario generale della Nato. In quella occasione ha detto che la controffensiva ucraina sta procedendo, che ha guadagnato qualche territorio e che ogni territorio che conquista rende l’Ucraina più forte al tavolo dei negoziati. A questo punto vuol dire che, paradossalmente, lo stesso vertice della Nato non parla più di vittoria ma di riconquista di qualche territorio per poter negoziare meglio con i russi.
La von der Leyen ha detto a più riprese che bisogna potenziare la capacità di produzione bellica delle imprese europee, optando quindi ancora per la soluzione militare. Ma Ue e Usa hanno un piano B in caso di fallimento della controffensiva? Come potrebbe cambiare il loro atteggiamento?
L’Europa, ed è una riflessione piena di amarezza, non ha nemmeno il piano A: sulla necessità di fornire munizioni all’Ucraina è indietro come i meloni a dicembre. Le capacità produttive delle nostre industrie sono aumentabili solo a prezzi di investimenti altissimi. Le aziende sono disposte a investire, ma vogliono contratti pluriennali con i quali mettere in conto gli investimenti che devono fare. Siamo ancora all’aria fritta. Borrell ha detto che l’Europa dall’inizio della guerra ha dato 220mila proiettili di artiglieria, l’equivalente forse di un mese di fuoco. Gli ucraini ne sparano 9-10mila al giorno. Non è un piano A, è una dichiarazione di intenti: l’Europa dovrà riarmarsi, lo farà, però con la crisi energetica che fra un po’ tornerà a mordere. Praticamente non produce più acciaio: con cosa realizziamo nuovi armamenti? E a che prezzi se l’acciaio non lo produciamo noi? In realtà l’Europa è fuori da ogni gioco, tanto è vero che a mediare la pace sono stati i turchi, i cinesi e i leader africani.
Qual è, invece, la posizione degli americani in questo momento?
Biden dice che sosterrà l’Ucraina fino alla vittoria. Trump che vuole porre fine alla guerra. Adesso comincia la campagna elettorale e, anche se le posizioni sono diverse tra i candidati e all’interno dei repubblicani, la guerra perderà appeal, perché non porta voti a nessuno.
Gli ucraini, quindi, non possono aspettarsi chissà che cosa.
Dopo il viaggio di Biden a Kiev un funzionario dell’amministrazione americana, che chiese alla Reuters l’anonimato per poter parlare più chiaramente, disse che gli Usa avevano fatto presente agli ucraini che l’aiuto militare non sarebbe stato eterno. Per questo Kiev ha bisogno di un successo militare eclatante. L’Ucraina non sta avendo successo e sta pagando un prezzo spaventoso in termini di uomini e mezzi, è in difficoltà politica e l’insuccesso militare della controffensiva potrebbe avere effetti molto pesanti.
Secondo il New York Times ci sarebbero le prove che la diga di Kakhovka è stata fatta saltare dai russi. È così?
Ho letto l’articolo e di gran prove non ne ho viste. Esperti americani e ucraini dicono che la diga è stata fatta esplodere dall’interno: niente di neutrale. Dico solo che è saltata un’ora e mezzo prima che sul fronte di Zaporizhzhia, appena al di là del bacino del Dnepr, iniziasse l’assalto ucraino. Se i russi avessero voluto allagare quella zona per allargare il fiume, per impedire agli ucraini di attraversarlo, avrebbero aperto le paratie senza distruggere un’infrastruttura che è loro. La Cnn ha intervistato un ufficiale ucraino secondo il quale l’ondata aveva travolto i soldati russi. Che i russi facciano saltare una loro diga senza avvisare i loro soldati mi sembra una cosa poco credibile.
Uno degli obiettivi dei bombardamenti russi di questi ultimi tempi è Odessa. Come mai quell’area è diventata così importante?
Lì ci sono basi dove vengono concentrate armi e munizioni che arrivano dall’Occidente. Ci sono i depositi. Anche gli ucraini cercano di colpire i depositi di armi e munizioni russe in Crimea o nelle zone interne delle province di Zaporizhzhia o Kherson.
Cosa ci dobbiamo aspettare ora? Gli ucraini cambieranno strategia?
Non hanno molte chance di cambiare strategia perché hanno truppe che per buona parte sono composte da reclute, con addestramento basico, e l’offensiva è un’operazione complessa.
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