Uno dei territori contesi tra ucraini e russi è quello della Crimea. E non tutti sanno che noi italiani abbiamo tante storie, anche gloriose che ci legano a quella terra.
Tanto per cominciare non tutti sanno che tutta la fascia costiera della Crimea era dal 1381 possedimento genovese, da quando Kerch fu conquistata dal console Antonio Marcello e tale restò fino al 1475, anno in cui arrivarono i turchi. Nonostante questo, porti come quelli di Mariupol e Odessa erano luoghi di commercio, soprattutto di grano, che venivano garantiti ai genovesi, un po’ come il quartiere di Galatasaray ad Istanbul.
Non a caso nel vecchio dialetto genovese il grano veniva chiamato “berdiansa” dalla città di Berdians’k sul Mar Nero.
Nell’800 poi soprattutto a Kerch, ma anche nelle altre città sopracitate, si insediarono in Crimea numerose comunità di italiani, soprattutto pugliesi, che oltre ad organizzare i trasporti marittimi, introdussero in Crimea particolari coltivazioni di ortaggi e un tipo di vite originale della Puglia.
Questa comunità subì dopo la Rivoluzione d’Ottobre una dura repressione che portò molti a rientrare in Italia. Ne restarono però alcune migliaia che dopo l’occupazione tedesca del novembre del 1941 dovettero subire una tragica deportazione in Siberia, o meglio, in Kazakistan, nel maggio 1944. Durante questo drammatico viaggio morirono di stenti la maggior parte dei deportati. Dei rimanenti, la metà perì durante il primo inverno, soprattutto perché abbandonata nel gelo della steppa.
Dopo che si è scoperta la storia delle foibe, spero che prima o poi si possa conoscere anche la storia di questi nostri connazionali. Personalmente ricordo con emozione l’incontro con uno dei pochi sopravvissuti, l’anziano Carlo Dall’Oglio, avvenuto nell’aprile del 1992 nel corso del mio primo viaggio in Kazakistan.
C’è poi, tornando un po’ indietro nel tempo, la storia del corpo di spedizione militare italiano del Regno di Sardegna che nel 1855 andò a combattere i russi insieme a francesi ed inglesi. La loro impresa è immortalata nell’enorme dipinto di Gerolamo Induno che oggi si trova nelle Gallerie della Piazza della Scala in via Manzoni a Milano.
Nel quadro, oltre ai soldati, in un angolo, compare l’immagine di alcune suore che assistono i feriti. Sono le suore di San Vincenzo. Erano state chiamate per questo dalla loro casa di Torino. Partirono in 70 e ne tornarono solo in 40, falcidiate dal colera, che fece più vittime del nemico. Scrive di loro in termini entusiastici anche la celebre Florence Nightingale, ricordando come esse assistettero chiunque avesse bisogno.
Anche oggi l’Ucraina, e forse non solo l’Ucraina, ha bisogno di noi, di nuovi eroi magari nascosti agli occhi del mondo, come le suore di San Vincenzo, che formino un corpo di pace, quella pace che tutti, o quasi, desideriamo.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI