Lo scorso 21 aprile, Volodymyr Zelensky veniva eletto alla presidenza dell’Ucraina, battendo al ballottaggio il presidente uscente, Petro Poroshenko, con più del 70% dei voti. Zelensky, noto  commediografo e attore televisivo, al primo turno aveva raccolto il doppio dei voti dei due diretti concorrenti, il già citato Poroshenko e Yulia Timoshenko, protagonista della “Rivoluzione arancione” del 2004 e due volte primo ministro.



Tre mesi dopo, il 21 luglio, il partito di Zelensky vinceva clamorosamente le elezioni legislative, che erano state anticipate rispetto alla data prevista di ottobre, dato che la coalizione di governo non aveva più la maggioranza in Parlamento. Le elezioni si sono svolte in un clima di netta sfiducia nei confronti dell’attuale classe politica, palesatasi nella scarsa affluenza alle urne, poco più del 49% contro il 62% delle presidenziali. Alle votazioni non hanno partecipato la Crimea annessa dalla Russia e le due repubbliche proclamatesi indipendenti nel Donbass.



Dopo l’elezione a presidente del suo leader Zelensky, era prevedibile il successo del neonato partito Servitore del Popolo, anche perché gli elettori chiedevano un sostanziale rinnovamento nei loro rappresentanti. Tuttavia, il successo del partito di Zelensky ha superato le previsioni, ottenendo il 43,16% dei voti e 254 seggi su 450. Al secondo posto, con il 13%, uno dei due partiti filorussi eredi di quello del deposto Yanukovich, mentre i partiti guidati rispettivamente da Petro Poroshenko e da Yulia Timoshenko hanno ottenuto poco più dell’8% ciascuno. Anche il nuovo partito Voce della rockstar Svyatoslav Vakarchuk, filoccidentale, ha superato il 5% necessario per entrare in Parlamento, mentre altri tre partiti hanno conquistato qualche seggio nei collegi uninominali.  



È la prima volta in Ucraina che un partito può governare da solo e con un’opposizione decisamente frastagliata. Le elezioni hanno ancora una volta evidenziato le differenziazioni all’interno del Paese, tra ovest ed est, tra chi parla ucraino e russofoni, ma Zelensky è riuscito a vincere quasi ovunque, eccezion fatta per il Donbass (la parte controllata da Kiev) e per la regione occidentale di Lviv. Nel Donbass ha dominato il già citato partito filorusso; nella regione di Kiev, una volta feudo di Poroshenko, è risultato primo il nuovo partito della rockstar Vakarchuk.

Uno dei principali problemi dell’Ucraina è la difficile situazione economica, aggravata dalla diffusione e dall’elevato livello della corruzione, in parallelo al dominio che sulla società e l’economia hanno i cosiddetti oligarchi. Poroshenko, anch’egli un oligarca, aveva promesso di combattere la corruzione, ma non ha fatto molto, anzi è attualmente sotto indagine insieme a suoi alleati proprio per reati simili.

Ovviamente la lotta alla corruzione è uno dei punti principali anche di Zelensky e qualche osservatore teme che indagini come quella su Poroshenko diventino strumenti di lotta politica. Altri punti del programma sono il rafforzamento dell’economia e la soluzione del conflitto nel Donbass. Il potere acquisito da Zelensky, presidenza e maggioranza assoluta in Parlamento, danno maggiori possibilità di intervento rispetto ai predecessori. Tuttavia, molti fanno presente il grado di inesperienza di numerosi neoeletti e dello stesso Zelensky, il quale ha recitato il ruolo di presidente dell’Ucraina in un programma televisivo che con il suo titolo ha dato nome al partito: Servitore del Popolo.

Nel frattempo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha cancellato le sanzioni, tuttora in atto, stabilite dal Consiglio Europeo nel 2014 contro l’ex presidente Viktor Yanukovich, suo figlio e altri esponenti del regime. L’ex presidente era stato condannato in Ucraina per malversazione di fondi pubblici, ma la Corte ha decretato  che l’Unione Europea non può applicare decisioni di un altro Stato senza verificare che siano state rispettate tutte le regole proprie del sistema giuridico dell’Unione. Secondo la Corte, questa verifica non è stata attuata nel caso di Yanukovich e si è  semplicemente aderito alle richieste del nuovo governo ucraino: una decisione politica, quindi.

Questa sentenza, non certo “premiante” per Bruxelles, potrebbe forse aiutare Zelensky e il nuovo governo ucraino nel recuperare una maggiore unità del loro popolo, dando all’Ucraina il ruolo di luogo di confronto, e non di scontro, tra Occidente e Oriente dell’Europa.