Nei giorni scorsi Huffington Post ha riportato un’interessante intervista condotta da Memorial Italia al colonnello Orio Giorgio Stirpe, ufficiale dell’esercito italiano specializzato in analisi militare, sulla guerra in Ucraina. Memorial Italia fa parte del network di Memorial, Ong creata a Mosca alla fine degli anni Ottanta e oggi parzialmente sciolta per via giudiziaria dalla procura generale della Federazione Russa. Intervista interessante a partire dal titolo: ”I quattro disastri dell’armata di Putin e la tenuta ucraina”.



Di quali disastri si parla? Il primo è stato “l’errore catastrofico da parte di Putin che ha imposto una pianificazione militare basata sull’assunto che l’esercito ucraino non avrebbe combattuto”. In effetti, il tentativo iniziale di Putin di cambiare regime a Kyiv (regime change direbbero a Washington) è clamorosamente fallito. Stirpe cita giustamente anche la mancata sorpresa strategica e in effetti Mosca aveva schierato considerevoli truppe al confine con l’Ucraina già mesi prima dell’invasione. Tuttavia, se non ricordo male, gli esperti militari ritenevano questo schieramento non sufficientemente adeguato per una invasione in profondità. Il che fa pensare che qualcosa o qualcuno abbia convinto Putin sulla possibilità di un cambio di governo in Ucraina sotto pressione dell’esercito russo.



Il secondo disastro è, appunto, nella “caparbia insistenza in un’offensiva resa non più ragionevole alla luce dei rapporti di forza non sufficientemente favorevoli all’attaccante”. Terzo punto, ciò ha reso più difficile la continuazione della guerra, anche per la sottovalutazione della capacità di resistenza degli ucraini e del prevedibile sostegno dell’Occidente. Una sottovalutazione forse aiutata dall’assenza iniziale di reali interventi di Usa e Ue per impedire l’invasione.

La conclusione è che questa strategia ha progressivamente ridotto il vantaggio dato dal potenziale militare russo, costringendo Mosca a una logorante guerra di posizione sul Donbass e a subire un rilevante contrattacco ucraino sul proprio territorio. Stirpe menziona anche un progressivo logoramento della stabilità interna del regime e soprattutto della sua capacità economica.



Un’analisi a mio parere condivisibile, ma che forse estremizza le attuali difficoltà russe e, forse, descrive in modo troppo ottimistico la situazione ucraina. Da un punto di vista strettamente militare lo scenario potrebbe essere cambiato con un più deciso intervento dell’Occidente, con tutte le preoccupanti conseguenze. Tuttavia, la situazione interna dell’Ucraina è quella di un Paese distrutto e con una popolazione sempre più provata dalle terribili conseguenze della guerra. Lo stesso Huffington Post, ai margini dell’articolo, cita le gravi difficoltà che, per esempio, dovranno essere affrontate nel prossimo inverno in Ucraina, con circa metà dell’infrastruttura energetica del Paese distrutta. A tal proposito, Ursula von der Leyen ha annunciato l’intenzione dell’UE di ripristinare o fornire 4,5 Gigawatt, la metà della capacità perduta, pari a 9 GW.

Particolarmente interessante è la risposta alla domanda su come si possa uscire da questa guerra. Il colonnello Stirpe sottolinea innanzitutto come l’annessione delle due repubbliche separatiste del Donbass da parte di Mosca renda molto difficile una reale pace. La Russia non sarà disposta a cedere territori che considera ora parte integrante del proprio territorio, territori che ovviamente l’Ucraina continuerà a ritenere parte del proprio territorio. In questo senso, se l’Ucraina riuscisse a mantenere il controllo delle aree occupate all’interno della Russia potrebbe avere, forse, un’arma di scambio.

La soluzione prospettata è quindi la rimozione del regime che attualmente governa la Russia e, quindi, “il sostegno armato all’Ucraina rimane l’unica soluzione possibile per porre fine alla guerra”. E aggiunge che esiste una consapevolezza documentata da parte occidentale e ucraina che il potenziale militare offensivo della Russia si esaurirà entro il 2025: l’esercito russo dovrà scegliere tra il collasso logistico o l’uscita dal territorio ucraino. In tal modo l’Ucraina recupererà la sua integrità territoriale senza dover sferrare controffensive nel Donbass. Il colonnello non accenna al problema che rimarrebbe per Kyiv e cioè la Crimea.

La mia impressione è che l’ipotesi sopra delineata sia coerente con le strategie di Washington e che il reale interesse non sia per la pace, con concessioni da entrambe le parti, ma la sconfitta definitiva del regime moscovita. Anche a costo di ulteriori gravi costi per l’Ucraina e il rischio di scatenare un conflitto mondiale.

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