Sarà un inverno a cui nessuno, nei paesi dell’Europa occidentale, è preparato. Ormai non sono più voci di corridoio. Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha invitato l’Europa a prepararsi: “Il taglio totale delle forniture di gas russo è lo scenario più probabile” ha detto. Il gasdotto Nord Stream 1 che collega direttamente la Siberia alla Germania e garantisce 60 dei 200 miliardi di metri cubi del metano russo che vengono pompati ogni anno in Europa, smetterà di funzionare. La pipeline che garantisce ogni giorno il fabbisogno energetico a 26 milioni di famiglie europee, resterà chiusa ufficialmente, per riparazioni. In Italia fonti governative parlano di riduzione dei riscaldamenti di almeno due gradi e chiusura dei lampioni pubblici.
“Quella energetica è un’arma che Putin sta usando” ci ha detto in questa intervista il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan. “Le sanzioni economiche lanciate contro di lui si stanno rivelando un danno per noi. Questa è una guerra globale in cui si usa qualunque mezzo possibile per indebolire l’avversario”.
Le minacce russe sulla sospensione dei rifornimenti energetici sono diventate realtà. Il problema maggiore sono gli stoccaggi delle riserve, noi italiani ad esempio abbiamo al momento 16 miliardi di metri cubi a fronte dei 70 che consumiamo d’inverno. È la nuova arma di Putin, visto che sul terreno non riesce a sfondare?
È una forma di vendetta. Questo conflitto militarmente è di tipo convenzionale, di stampo novecentesco, però non si limita a quell’aspetto, va ad insistere su tutti i settori della società mondiale, come quello dell’energia. Siamo passati dall’essere quelli che hanno imposto le sanzioni a quelli che ne stanno subendo le conseguenze.
È quindi una forma di arma, per costringere l’Europa ad arrivare a una qualche trattativa, a delle concessioni?
Putin usa senz’altro l’energia come un’arma. Anche la questione alimentare è un’altra arma che va colpire la pancia delle popolazioni già povere come quelle del Maghreb. Questo comporta la minaccia di un aumento dei flussi migratori verso l’occidente creando ulteriori problemi di accoglienza e di ordine pubblico. Questo conflitto va visto secondo tutti questi fattori. Dal punto di vista economico sta aumentando tutto, c’è una inflazione all’8% come negli anni 80.
Noi popoli dell’Europa occidentale che non siamo abituati a questa situazione, mal sopporteremo una riduzione energetica.
Sicuramente. Non ci siamo ancora resi conti di cosa potrebbe accadere a ottobre e novembre quando inizieremo ad accendere i riscaldamenti. Non solo il riscaldamento, ci saranno aumenti di tutto il settore dei trasporti. Sono questioni che incidono sulle società creando problemi di ordine pubblico. Ricordiamo quando in pieno Covid ci fu l’assalto ai supermercati.
Il ministro della Difesa ucraino ha annunciato la costituzione di una forza di un milione di uomini equipaggiati con le armi occidentali che andranno a riprendere i territori perduti. È uno scenario realista?
Se facciamo un rapido conto della manodopera militare ucraina, oltre all’esercito c’è la guardia nazionale, ci sono milizie tipo Azov, ci sono molti civili che fanno parte della milizia popolare. Già alcuni analisti avevano calcolato che nel complesso le forze ucraine arrivavano a circa 900mila uomini. Bisogna però vedere come si riesce a formarle militarmente.
Se davvero raggiungeranno questa cifra, la Russia farà altrettanto. Si va verso una carneficina senza fine?
Diciamo che questo annuncio del milione di uomini è soprattutto di tipo propagandistico, per tranquillizzare il popolo e chi combatte. Se prepari una controffensiva non dici queste cose davanti a tutti. Ma è anche un invito a fornire altre armi. La realtà è che ci sono diverse forze armate della Nato che si stanno sguarnendo. A differenza degli Stati Uniti, i nostro magazzini si riducono, le nostre forze armate hanno delle riserve di munizioni e di parti di ricambio molto limitate. Negli ultimi vent’anni gli eserciti europei sono stati soggetti a tagli e riduzioni voluti dalla politica.
Quindi?
Il milione di uomini, ammesso che si raggiunga quel numero, hanno bisogno di addestramento e preparazione. Ci sono alcune migliaia di ucraini in Gran Bretagna che si addestrano usando il K-47, il fucile in uso alle forze dell’ex Patto di Varsavia, che non è il massimo. Occorre poi avere uno stato maggiore e ufficiali che sappiano coordinare questi uomini, un corpo dottrinale che impieghi queste armi in modo coordinato. Non sono cose che si imparano a fare in poco tempo.
(Paolo Vites)
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