In Ucraina i combattimenti continuano, ma sono impegnate soprattutto le artiglierie. E a differenza delle ultime settimane, quando l’attenzione era focalizzata sulle città che russi e ucraini si contendevano in modo particolare, è più difficile capire come si stia sviluppando la guerra dal punto di vista militare.
Lo spiega il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero al suo attivo, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation. Siamo in una fase interlocutoria in cui, al di là delle dichiarazioni pubbliche, le due parti mantengono dei contatti che si spera possano portare ad aprire colloqui di pace.
Generale, come sta procedendo ora la guerra sul campo?
Le due forze sono impegnate su tutto il fronte, in alcune zone prevalgono gli ucraini, in alcune zone prevalgono i russi con una leggera prevalenza dei russi su tutto il fronte dovuta a un largo impiego dell’artiglieria. Ci si confronta su tutta la linea di contatto, non c’è uno sforzo principale in questo momento.
La linea di contatto è quella di tutti i territori occupati, anche la parte più a Sud del Paese?
In questo momento le temperature in Ucraina sono aumentate, sono passate da zero a 11 gradi, vuol dire che c’è la possibilità che si sia formato di nuovo del fango. E il fango non consente nessuna operazione militare perché i mezzi si impantanano. Bisogna poi tenere conto del fatto che in alcune zone gli ucraini stanno sostituendo i soldati in prima linea. I due eserciti si stanno riorganizzando. C’è un grosso scambio di fuoco di artiglieria e non c’è un attacco vero e proprio. Ci stiamo muovendo verso una guerra di posizione: tutti cercano di mantenere le posizioni che hanno e quando possono occupano villaggi. La situazione è la risultanza, quindi, di due elementi: ci si muove a fatica sul campo per le condizioni del terreno e dall’altra parte entrambi gli schieramenti si stanno riorganizzando.
Ma a livello di strategia che obiettivi hanno in mente le due parti?
In questo momento, anche se il ministro degli Esteri russo ha dichiarato che Zelensky non vuole incontrare la controparte russa, si parla molto di un possibile colloquio di pace, di una possibile tregua. Se fosse questa l’intenzione, i russi cercheranno di consolidare quello che hanno acquisito, perché quando ti metti al tavolo della trattativa quello che hai acquisito è difficile che lo cedi.
Però da una parte c’è Blinken secondo il quale non si tratta con i russi se non si torna ai confini del 1991, dall’altra i russi che non cedono sui territori occupati. Come si arriva alla pace così?
È una schermaglia diplomatica. Gli americani hanno anche preso munizioni in Israele e le stanno portando agli ucraini, stanno fornendo missili patriot per difendersi dagli attacchi russi. Certo, se si parte dal presupposto che bisogna tornare ai confini del 1991 sarà ben difficile che la Russia accetti di perdere la Crimea.
Ma la diplomazia come può muoversi per un negoziato se le basi sono queste?
L’importante è aprire un negoziato. Si può anche aprire con un cessate il fuoco. Storicamente, quando si decide il cessate il fuoco, nei giorni precedenti le forze sul terreno cercano di acquisire più spazio possibile per mettere sul tavolo della pace quello che hanno conquistato. Paradossalmente quando ci si avvicina a un cessate il fuoco i combattimenti diventano più cruenti. Ora Zelensky vuole tornare ai confini del 1991, l’Europa sostiene la stessa posizione, per i russi sarebbe una sconfitta totale, non potrebbero spiegare perché hanno avuto tutti questi morti: per loro questa base di partenza non è accettabile.
Ma ci sono dei contatti?
I negoziati ci sono continuamente, ogni giorno ci sono scambi di prigionieri. A livello non strategico, non di ministri, ma a livello operativo ci sono scambi di informazioni, ci sono contatti. Anche perché più passa il tempo e più c’è il logoramento dei mezzi e del personale da entrambe le parti. Anche la Russia che ha più uomini sul terreno comincia ad avere molti morti ogni giorno ed è un problema anche per loro giustificarlo.
Intanto si continua a parlare di invio di missili Patriot agli ucraini e non solo.
Gli ucraini però sono abituati a usare mezzi di combattimento di fabbricazione sovietica. Se si mandano i Patriot, l’Italia potrebbe mandare missili Samp-T più o meno con le stesse caratteristiche, che sono quelle di un sistema d’arma anti-drone, anti-missile, anti-aerei, allora occorre addestrare gli ucraini. Il problema è fare arrivare al fronte i materiali e prima ancora addestrare il personale.
Questo vale anche per i carri armati, visto che si parla di mezzi di nuova generazione come i Leopard tedeschi?
Vale lo stesso discorso. Gli ucraini devono imparare a usarli e poi avere il munizionamento per quel carro armato: quelli europei, Nato, hanno un calibro diverso. Bisogna insegnare agli ucraini a utilizzarli. Vale per ogni armamento. Per addestrare bisogna portare gli ucraini in un Paese vicino e poi trasferire al fronte il personale, i mezzi e le munizioni. Si tratta di una macchina logistica e addestrativa imponente.
Oggi è caduto un elicottero a Kiev provocando diversi morti tra i quali il ministro dell’Interno ucraino. Solo un incidente?
È caduto in una zona popolosa vicino a una scuola. Se si guardano le foto dell’area c’è foschia, le ultime notizie dicono che ha toccato un cavo. Per abbattere un elicottero a Kiev deve esserci personale russo sul posto. Un aereo lo si abbatte a distanza, ma per abbattere un elicottero occorre essere in zona. L’elicottero vola basso per non essere intercettato ma così facendo si rischia di intercettare un cavo per esempio. Per questo escluderei che si possa pensare a un abbattimento.
Cosa pensa del primo consigliere ucraino Arestovich costretto alle dimissioni per la versione fornita nell’episodio del condominio di Dnipro colpito da un missile?
I missili hanno una grande precisione. E per i russi tra colpire un condominio e colpire una caserma o un deposito di munizioni è meglio colpire una caserma. È difficile che abbiano puntato sul condominio. È più probabile che un missile sia stato deviato dalla contraerea. Questa è la versione plausibile. Zelensky poi si è infuriato perché vuole far vedere in tutti i modi che l’aviazione russa fa danni anche ai civili.
(Paolo Rossetti)
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