La Nato è pronta a fornire nuove armi all’esercito dell’Ucraina, a cominciare dagli elicotteri Mi-17 degli Stati Uniti, arrivando fino ai Mig-29, jet utilizzati dalla Slovacchia. Se da un lato si tratta senza dubbio di una notizia positiva per l’esercito di Zelensky, dall’altra il rischio escalation è dietro l’angolo, come fa notare l’edizione online del quotidiano Il Messaggero. In totale Joe Biden fornirà a breve circa 750 milioni di dollari di armamenti con l’obiettivo di costringere l’esercito russo a desistere dall’avanzare, e magari a ritirarsi, anche se tale scenario non sembra per ora nemmeno lontanamente immaginabile.
Gli elicotteri Mi-17 che giungeranno da Washington permetteranno ai militari di Kiev di avere la meglio sui mezzi blindati di Mosca, a cominciare dai temuti carri armati. Inoltre, potranno essere usati anche per il trasporto delle truppe; al momento non vi è ancora l’ufficialità, ma come scrive il quotidiano romano, il Pentagono sta prendendo in seria considerazione l’ipotesi di tale “concessione”. Joe Biden e Boris Johnson hanno parlato ieri al telefono ed hanno discusso anche di una possibile consegna di artiglieria a gittata intermedia ed equipaggiamento contro attacchi chimici, biologici o nucleari.
UCRAINA, ARRIVANO ALTRE ARMI DALLA NATO: “LA DECISIONE NON E’ ANCORA STATA PRESA MA…”
Inoltre, sempre il Pentagono sarebbe al lavoro per fornire nuovi missili anti-carro e anti-aereo. Come detto in apertura, fra i Paesi europei pronti ad aiutare militarmente l’Ucraina vi è anche la Slovacchia, che dopo aver consegnato i missili S-300, il primo ministro Eduardo Heger sta valutando l’idea di inviare i Mig-29 a Kiev, così come svelato dalla rivista “Politico”.
Si tratta, paradossalmente, di aerei prodotti dall’Unione Sovietica, che andranno quindi a scontrarsi con la nazione che di fatto li ha realizzati. “La decisione non è ancora stata presa – conclude il Messaggero – ma le discussioni sono in corso. Dopo il dietrofront sullo stesso tema da parte della Polonia, la scelta finale non è affatto scontata, ma dimostra la volontà della Nato di aumentare l’intervento diretto sul conflitto, a costo di rischiare un’escalation che potrebbe portare a una guerra mondiale”.