Mentre si avvicina il terzo anniversario dallo scoppio della guerra in Ucraina sembra che le speranze di raggiungere una reale pace duratura – più volte promessa dall’appena subentrato Donald Trump che oltre ai proclami elettorali sembra non aver ancora formulato un vero e solido piano – sia sempre più flebile ed è in questo contesto che si inserisce il recentissimo appello da parte dell’ex portavoce di Zelensky Iuliia Mendel (affidato a diversi quotidiani mondiali) di valutare l’ipotesi di lavorare ad un cessate il fuoco immediato che dia modo all’Ucraina – quanto meno – di riorganizzarsi per riuscire a resistere ancora qualche mese all’assedio ormai costante da parte del Cremlino.
Il ragionamento – e l’appello – di Mendel parte non a caso da un’attenta analisi di quelli che sono i sentimenti e le opinioni che si respirano quotidianamente in Ucraina tra chi – secondo “un sondaggio il 38%” della popolazione, probabilmente sottostimato – è ormai “disposto ad accettare concessioni territoriali“, chi capisce perfettamente che “il nemico non può essere sconfitto solo dalla potenza militare” e chi – inesorabilmente – si è trovato costretto a “fuggire dal paese a causa della guerra”.
Ad oggi – riflette ancora l’ex portavoce – “un terzo dell’Ucraina [è stato] trasformato in un inferno vivente” nel quale continua “lenta e incessante l’avanzata” della Russia e mentre “l’infrastruttura” sociale è ormai completamente “distrutta” lo stesso si vede ormai chiaramente anche dal punto di vista dell’economia “in rovina” che sta pian piano facendo vacillare anche quel misero barlume di “patriottismo” rimasto nella popolazione.
Iuliia Mendel: “Un cessate il fuoco permetterebbe all’Ucraina di ripartire e di garantirsi la sopravvivenza”
Fermi restando questi punti – dunque – secondo Iuliia Mendel “un cessate il fuoco imperfetto, che potrebbe non soddisfare tutte le nostre richieste di giustizia” potrebbe rivelarsi per l’Ucraina “un passo necessario (..) alla sopravvivenza”: certo sarebbe “ingenuo” credere che “Putin non attaccherà di nuovo”, ma al contempo interrompendo il costante logoramento si potrebbero “rafforzare le difese (..), i confini, le nostre forze” e – soprattutto – “prepararci a ciò che potrebbe accadere”.
In tal senso il cessate il fuoco per l’Ucraina non sarebbe una prova di debolezza, “ma una strategia che riconosca sia la nostra forza che i nostri limiti” in vista di un futuro che “vada oltre la guerra senza fine” perché è impossibile – oltre che nuovamente “ingenuo” – pensare che “una guerra di logoramento senza fine (..) possa in qualche modo portare alla vittoria”: le uniche cose che – secondo Mendel – può permettere una ferma e lunga opposizione alla Russia sono “la forza intellettuale, una democrazia resiliente, un’economia stabile e il coraggio di confrontarci con i nostri limiti” e solamente un cessate il fuoco – conclude – permetterà all’ucraina “di ricalibrarsi, di guarire, di ricostruire”.