D’accordo, ha vinto Trump. Adesso tutti si aspettano che farà finire la guerra in Ucraina. Per la verità fino a quando non sarà presidente in carica, ufficialmente, non potrà ancora prendere iniziative. Proprio così, ufficialmente, perché in realtà sembra che si stia già muovendo per realizzare quel progetto di pace per cui una buona parte del mondo potrebbe perdonargli tante cose.
Qualche segnale del suo progetto, comunque, sembra trasparire dal suo entourage. Si dice che la Crimea, oramai, sia da considerarsi persa. E in effetti la sua occupazione da parte della Russia non destò nessuna reazione paragonabile a quella che c’è stata dopo l’invasione di Luhansk e del Donbass.
E per fortuna nessuno sa, tranne noi, che secondo un trattato sottoscritto da Tokt Emys, khan dell’Orda d’Oro nel 1380, la Crimea dovrebbe appartenere alla Repubblica di Genova. Sappiamo tutti come i genovesi ci tengano alle loro cose, ma dubito che in questo caso vogliano interferire…
Per quanto riguarda gli altri territori già citati, allo stato attuale non sembra possibile una soluzione diversa dal farne un territorio smilitarizzato sotto il controllo di una forza di pace internazionale.
Rimane la questione del possibile ingresso dell’Ucraina nella NATO, ufficialmente causa principale dell’intervento armato della Russia, preoccupata di un accerchiamento da parte degli occidentali. E da qui in poi bisogna lasciarsi andare alle ipotesi più incredibili, che forse alla fine potrebbero essere le uniche credibili. E se, come già scritto, l’Ucraina entrasse simultaneamente nella NATO e nella CSTO, cosa che secondo gli statuti delle due alleanze difensive non sarebbe esclusa? Così ci sarebbe, almeno formalmente, una reciproca garanzia di sicurezza.
Tra le voci che riguardano una possibile trattativa, però, ce n’è anche una, imbarazzante, che riguarda il delfino di Zelensky, che dovrebbe accettare condizioni per lui inaccettabili. E qui ancora una volta lasciamoci andare alle ipotesi più fantasiose, che magari potrebbero anche non esserlo. E se per facilitare le trattative Zelensky proponesse al “rivale” che loro due si facciano da parte in modo che risulti chiaro che conta più l’interesse dei loro popoli che quello delle loro persone? Sappiamo bene che neanche la fantasia più fantastica potrebbe immaginare che Putin sarebbe d’accordo. A questo punto però, Zelensky, con la garanzia poi di ricevere il premio Nobel per la pace, potrebbe ritirarsi unilateralmente, facendo la figura non dello sconfitto, ma dell’eroe che si immola per la pace.
Giuro che ho scritto queste cose non dopo una abbondante bevuta di vodka (notoriamente sono quasi astemio), ma dopo una veglia di preghiera nella quale, come in un incubo, mi sono venute in mente le immagini viste in Ucraina in luglio, purtroppo confermate da una telefonata di ieri sera agli amici di Kiev, che mi parlavano dei continui bombardamenti subiti in questi giorni.
Comunque signor Trump, se le serve un consigliere esperto, anche in miracoli, a poco prezzo, io sono disponibile.
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