DENISOVA LICENZIATA, CAOS UCRAINA: “ESAGERAVA STUPRI”

Il Parlamento ucraino (la Verkhovna Rada) ha votato per il siluramento di Lyudmila Denisova, fino a ieri commissaria per i diritti umani in Ucraina: il caso assume risonanza internazionale non solo per il ruolo che riponeva la delegata nel valutare eventuali crimini di guerra contro l’umanità della Russia dal 24 febbraio in poi. Denisova prima di essere licenziata aveva lanciato accuse gravissime contro il Presidente Zelensky e in generale contro il suo stesso Paese.



Ma facciamo ordine e proviamo a capire più da vicino cosa stia realmente succedendo a Kiev sul fronte diritti umani: dall’inizio della guerra, Lyudmila Denisova è stata una delle fonti più citate e sentite a livello internazionale per dati e aggiornamenti circa le violazioni di diritti umani prodotte dall’avanzata delle forze russe. A conti fatti però, almeno in alcuni casi, i suoi report sarebbero stati esagerati se non addirittura inventati. 234 parlamentari su 450 hanno sentenziato il licenziamento della ormai ex commissaria, già Ministra del Lavoro nel governo Yatsenyuk (nel 2014): stupri di massa di adolescenti, violenze sessuali su neonati e soprattutto “cifre a caso”, come quando il 18 maggio raccontava ai media internazionali di «43 mila crimini di guerra russi». O quando il 23 maggio su Telegram scriveva: «Due ragazze di 12 e 15 anni sono state violentate da razzisti, una bambina di 6 mesi è stata violentata da un russo con un cucchiaino…».



LA EX COMMISSARIA AI DIRITTI UMANI: “FARÒ RICORSO, UCRAINA È DITTATURA”

Tra le accuse portate a riprova del siluramento di Denisova, il Parlamento ucraino ritiene che oltre a numeri inventati e atti “esagerati”, l’ex commissaria abbia peccato anche di estrema “leggerezza” nel citare situazioni e casi delicati: a fine aprile, rivela a “La Repubblica” Olga Sovhyria, rappresentante del Parlamento presso la Corte Costituzionale ucraina, la Denisova ha rivelato sui social la presenza di 58 orfani in una chiesa di Kherson. «I russi sono stati in grado di trovare la chiesa e portare via quei bambini, di loro ora non sappiamo più niente», attacca Sovhyria, eletta nel partito di Zelensky.



La stessa deputata spiega infine il perché del licenziamento finale di Denisova: «L’abbiamo rimossa perché ha fallito i suoi doveri di garante. Qualche volta ha diffuso fatti che sono apparsi molto poco verosimili e informazioni di cui non conosciamo la fonte». Ciò non significa che allora la Russia non abbia commesso crimini di guerra o delitti ignobili in quel dell’Ucraina, ma esagerarne i contenuti o peggio inventarne ex novo non è certamente un servizio utile né tantomeno corretto. «Proprio per questo – sottolinea Pavlo Frolovo, altro parlamentare di “Servitori del Popolo”, il partito del Presidente – l’incomprensibile attenzione di Denisova sui dettagli di crimini sessuali innaturali e abusi sui bambini che non era in grado di circostanziare ha fatto male all’Ucraina distraendo i media da quelle che sono le necessità reali del nostro Paese». Al termine delle votazioni presso la Rada, è Denisova a commentare con un laconico «La mia rimozione è incostituzionale e viola gli standard internazionali, farò ricorso in tribunale. Farò ricorso contro questa decisione in tribunale. La legge è uguale per tutti». In realtà a far rumore vi sono le dichiarazioni che Lyudmila Denisova ha rilasciato prima delle votazioni a Kiev: quando cioè in conferenza stampa, captando l’aria di sfiducia contro di lei, annunciava «Ho appena saputo che, su istruzione dell’Ufficio del presidente dell’Ucraina, è iniziata la raccolta delle firme dei deputati per esprimere un voto di sfiducia e le mie dimissioni dall’incarico nella seduta della Verkhovna Rada di domani 31 maggio. Stando alle mie informazioni, all’ufficio del presidente non sta bene la posizione attiva in merito alla raccolta dei dati sulla violazione dei diritti umani nei territori occupati». E poi subito dopo la frecciata diretta ai vertici del Paese: «Rimuovermi dal mio incarico di commissaria – conclude Denisova – sarà una violazione della Costituzione ucraina, della legge marziale e delle norme di diritto internazionale. Accetterò ovviamente qualsiasi decisione dei deputati del Parlamento, sia che sia sfiducia o sostegno, ma questo mi ricorda un po’ uno Stato totalitario. E dobbiamo ricordare che il nostro sta andando verso l’Europa, in cui vige il diritto».