La Von der Leyen che mente sul gas russo. Ma soprattutto un’Europa incosciente di quello che potrebbe succedere: una guerra nucleare tattica con la Russia, che, messa alle strette, potrebbe arrivare a colpire le capitali occidentali, Parigi in primis. Un quadro apocalittico al quale si potrebbe arrivare a furia di spingere sulla soluzione militare della guerra in Ucraina, quella verso la quale propendono la maggior parte delle nazioni dell’Unione Europea che sostengono (Italia esclusa) la richiesta ucraina di usare le armi occidentali per colpire il territorio russo.



Per questo, spiega Giulio Sapelli, professore emerito di storia economica alla Statale di Milano, bisogna convincere Zelensky a tornare sui suoi passi, in un mondo in cui un’America decadente blocca tutto in attesa delle elezioni presidenziali di novembre.

Ursula von der Leyen sostiene che i russi, in occasione dell’inizio della guerra in Ucraina, hanno chiuso i rubinetti del gas verso l’Europa, che deve ringraziare USA e Norvegia per essere venuti in suo soccorso. Come spiegare un’interpretazione del genere?



Questa dichiarazione dimentica quello che è emerso in questi giorni, cioè che il sabotaggio del Nord Stream è stato effettuato da polacchi e ucraini con l’appoggio di grandi potenze: un’operazione di questo tipo non può essere messa in atto da dilettanti. La dichiarazione della presidente della Commissione europea è molto grave: Machiavelli ci insegna che tra politica e morale c’è una distinzione, ma fa specie che queste parole siano pronunciate proprio dalla von der Leyen, che fa parte della nidiata della cancelliera Merkel, una donna molto avveduta che ha costruito la sua fortuna politica con Schröder proprio creando un rapporto con Gazprom, di cui Schröder è stato anche amministratore delegato. Una politica condivisa da CDU e SPD. Dette da una persona che è stata ministra della Merkel, dichiarazioni di questo tipo risuonano come una menzogna: ci dà l’idea di chi governa nella UE.



Nonostante le cassandre occidentali contro i russi, i dati di Gazprom intanto sono tutti al rialzo.

Continua a far passare il gas e a darlo all’Ucraina. Kiev può combattere perché ha il gas russo; non credo che le arrivi quello americano, che noi dobbiamo comprare costruendo i terminali per poterlo utilizzare.

La strategia adottata con i russi sul gas è il segnale del fallimento della politica europea?

Era una delle poche cose buone della UE, che aveva consentito un rapporto con la Russia, senza la quale è difficile immaginare uno sviluppo dell’Europa. Il gas della Norvegia, dell’Algeria e l’uso di energie non fossili non possono garantire una grande potenza economica come la UE e la sostenibilità della sua economia. Quella politica di collaborazione con Mosca era nata in una condizione difficile e ha garantito la pace, ha fatto sì che ci fosse una transizione pacifica, non sanguinosa, dall’imperialismo sovietico alla fase gorbacioviana. È stata provvidenziale per la pace nel mondo.

Nella UE tiene banco il dibattito sulla possibilità o meno, da parte degli ucraini, di utilizzare le armi occidentali per attaccare la Russia. Cosa pensa in proposito?

Il mondo è sull’orlo di una probabile guerra nucleare. Stiamo andando come dei sonnambuli verso una guerra mondiale nucleare che colpirà l’Europa e non certo l’America. Kissinger, negli anni 50, sfidò la teoria di Eisenhower e Truman sulla deterrenza, facendo presente che non si può fare una guerra potenza nucleare contro potenza nucleare, ci vogliono conflitti locali per indebolire l’avversario. Adesso si pensa di poter fare una guerra convenzionale sul terreno di una potenza che ha il nucleare. Basterebbe leggere i documenti dei russi da 15 anni a questa parte: dicono che senza l’Ucraina e la Crimea la Russia non può sopravvivere come impero, che in caso di invasione del territorio russo la risposta sarà una guerra nucleare tattica.

Con quali conseguenze?

Vuol dire che colpiranno le città europee. Mosca ha la superiorità dei missili ipersonici e, se continuiamo così, colpirà le città europee. Noi siamo salvi perché abbiamo il Santo Padre, ma dopo le dichiarazioni di Macron, che si è detto pronto a inviare l’esercito francese in Ucraina, si sa già chi colpiranno. Gli ucraini ora sono in Russia e il mondo è sull’orlo di una guerra.

Alle trattative qualcuno sta pensando ancora?

Sono sicuro che ci siano delle trattative in corso, ma il problema reale è che Zelensky deve tornare indietro. Sottovoce, ma bisogna dirglielo: deve tornare sui suoi passi. Dobbiamo farlo proprio perché siamo contro Putin, non perché siamo a suo favore.

La gestione degli USA della vicenda è anche questa un segno di debolezza?

Gli americani sono completamente decaduti, perché fanno dipendere la politica estera dalla politica interna. La responsabilità della pace mondiale è nelle mani degli Stati Uniti, tutto il resto sono frattaglie: sono leader mondiali, ma pensano di essere leader unipolaristi. David Calleo, unico studioso cattolico di relazioni internazionali americano, nel suo libro sulla follia dell’unipolarismo americano aveva previsto che l’unipolarismo ci avrebbe portato a tutto ciò. Possibile che siamo appesi alla campagna elettorale americana? Sento dire che dobbiamo aspettare che in America si voti: una follia.

Ma gli americani si accorgono che la loro leadership si sta indebolendo? Che nel nuovo ordine mondiale il loro ruolo cambierà?

No, non se ne accorgono. Il problema è di coloro che non sono nordamericani, ma sono alleati degli USA: dovrebbero convincerli che devono tornare a essere una potenza che ha una responsabilità mondiale, anche se non vuol dire che devono comandare. Il multilateralismo deve combinarsi con il riconoscimento del dominio nordamericano, che però oggi è senza egemonia, perché gli USA non hanno più la cultura e gli intellettuali per realizzarla. Sono destinati, come diceva Senofonte, all’anabasi, alla ritirata. Ma la loro ritirata è il crollo del mondo.

(Paolo Rossetti)

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