Sono sempre più evidenti le distinzioni fra la politica europea e quella americana nei confronti della guerra in Ucraina. A farsi interprete di questa situazione il presidente francese Macron che, a fronte del desiderio americano di rovesciare Putin, ha detto esplicitamente che non si può fare la pace umiliandolo. Macron ha poi avuto una conversazione telefonica con il leader cinese Xi Jinping in cui i due hanno trovato una sostanziale identità di vedute, condividendo l’urgenza di giungere a un cessate il fuoco.



Non è molto convinto dell’attivismo di Macron il generale Carlo Jeanesperto di strategia, docente e opinionista: “Che credibilità ha Macron per farsi portavoce degli interessi europei e invitare la Cina a prendere iniziative, un presidente che aveva teorizzato la morte della Nato per stringere alleanza con la Russia? Semplicemente sta cercando di riprendere in mano l’idea di Mitterrand che voleva fare della Russia uno stato cuscinetto fra Europa e Cina”.



Secondo lei, Stati Uniti e Europa hanno gli stessi interessi in questa fase del conflitto ucraino?

Differiscono gli interessi di politica interna, ma sostanzialmente l’obiettivo è lo stesso, salvaguardare l’integrità territoriale ucraina e cessare le ostilità. Le modalità sono diverse: gli Usa in particolare sono a favore della neutralità di Kiev, purché sia garantita, e sanno benissimo che la garanzia i termini di costi e soldati ricadrà su di loro, perché l’Europa è disunita, non ha riserve economiche e non ha intenzione di impegnare propri soldati.

Dal punto di vista delle sanzioni quelli che pagano però siamo noi.



Entro determinati limiti, in altri no.

In che senso?

Gli Stati Uniti dovranno sopportare gran parte delle spese della ricostruzione dell’Ucraina, a patto che non vengano utilizzati i fondi che sono stati sequestrati alla Banca centrale russa.

Macron sta assumendo sempre di più un ruolo di leader con un atteggiamento che si discosta sempre più da quello americano. Ha detto esplicitamente che “non si può fare la pace umiliando Putin”. Che ne pensa?

Non ha precisato cosa significa. Vuol dire umiliare l’Ucraina? Quello che ha detto subito dopo è non umiliare nessuna delle due nazioni e allora siamo di nuovo da capo.

Rispetto a Biden che invoca la caduta di Putin c’è differenza, no?

Quella di Macron è la stessa posizione francese già praticata da Mitterrand negli anni 90, allearsi con la Russia in modo tale da contenere la Cina. Creare cioè un paese cuscinetto tra Europa e Pechino e utilizzare le risorse tecnologiche russe in modo tale da rafforzare l’Europa nei confronti di Cina e Usa. Ricordiamoci che solo poco tempo fa Macron aveva teorizzato la morte cerebrale della Nato, in cui sostanzialmente proponeva un accordo con la Russia in modo tale da rendere inutile la Nato. Ma siamo sempre nella fantasia strategica.

Intende che l’Unione Europea non lo seguirà?

L’Europa non vuole e non può sostituire la protezione americana con quella francese, anche perché dei francesi c’è sempre poco da fidarsi.

C’è stata però un colloquio telefonico tra Macron e Xi Jinping in cui i due si sono trovati d’accordo sulle prossime mosse. Che sviluppo potrà esserci?

Non è una novità: chiedere alla Cina di farsi portavoce del dialogo era stato proposto anche da Scholz. Macron che credibilità ha? Il problema non è imporre solo alla Russia di dialogare, ma anche all’Ucraina, che ha intenzione di difendere il proprio territorio e le proprie ragioni.

La Cina?

La Cina sta facendo i propri interessi anche in modo sporco. Sta approfittando della debolezza della Russia per comprare a prezzo di svendita i gioielli minerari di Mosca e nel contempo ha ritirato diverse banche che sostengono le sanzioni secondarie americane. La loro industria di droni in Russia ha cessato le attività circa due settimane fa.

Sul terreno invece come giudica la situazione militare?

I russi si sono impantanati al punto tale che non possono liberarsi della situazione in cui si sono ficcati. Un autocrate non può mai ammettere la sua sconfitta, ma neppure un presidente democratico. Per porre fine alla guerra in Vietnam c’è voluto Nixon, per quella in Afghanistan Biden. Per mettere fine a una guerra ci vuole sempre un leader diverso da quello che l’ha iniziata. In Russia questa possibilità non c’è.

(Paolo Vites) 

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