Un attacco in grande stile dei russi per cercare di sfondare il fronte ucraino e penetrare in profondità nel territorio avversario. Sarebbe questo, secondo l’Economist, lo scenario che potrebbe realizzarsi nei prossimi mesi in Ucraina, mettendo in seria difficoltà le forze armate di Kiev, ancora a corto sia di uomini sia di rifornimenti, tra cui le munizioni di artiglieria e i sistemi antiaerei. Qualcuno parla della necessità per Zelensky di una mobilitazione generale, che comprenda anche i ragazzi di 18 anni, ma la realtà, spiega Giuseppe Morabito, generale dell’esercito, fondatore dell’IGSDA e membro del Collegio dei direttori della NATO Defense College Foundation, è che i soldati vanno addestrati, altrimenti si corre il rischio di azioni affrettate e fallimentari come la controffensiva dell’anno scorso. Per gli ucraini è una corsa contro il tempo da tanti punti di vista: diversi analisti ritengono che i prossimi sei mesi siano decisivi e l’Ucraina si appresta ad affrontarli, appunto, con sempre meno uomini e munizioni.
Intanto il presidente Zelensky continua a cambiare i vertici delle strutture di sicurezza e militari. Potrebbe essere anche un modo per eliminare concorrenti politici che lo sostituiscano alla guida del Paese; di sicuro, tuttavia, questi avvicendamenti minano il morale delle truppe. E in tutto questo Putin minaccia anche un allargamento del conflitto se gli F-16 in futura dotazione all’Ucraina dovessero utilizzare aeroporti di Paesi terzi: se così fosse, le nazioni da cui partono gli aerei dovrebbero essere considerate cobelligeranti. Nessuno, intanto, parla di pace o almeno di negoziare.
Putin ha annunciato che, se eventuali F-16 ucraini dovessero decollare da aeroporti di Paesi terzi, questi ultimi diventeranno bersaglio legittimo. Un utilizzo dei caccia con queste modalità potrebbe portare ad attacchi russi in altre nazioni?
Qualora i piloti ucraini avessero finito l’addestramento e fossero “combat ready”, gli F-16 dovrebbero essere trasferiti in Ucraina, perché, qualora partissero da basi di altri Paesi, questi stessi sarebbero considerati cobelligeranti da Mosca. Sarebbe un supporto fattivo alle operazioni militari. Noi italiani lo sappiamo: quando 25 anni fa ci fu l’operazione NATO in Serbia, il Governo D’Alema autorizzò l’utilizzo delle nostre basi e così successe anche per l’operazione in Libia per contrastare Gheddafi. Parteciparono anche aerei italiani, ma il concetto base rimane. Però si sta facendo un dibattito su un’ipotesi: alla fine non credo che l’Alleanza Atlantica si metta nelle condizioni di essere dichiarata cobelligerante, quando quasi tutti i Paesi che aderiscono hanno affermato che, pur appoggiando l’Ucraina, non vogliono essere coinvolti direttamente nel conflitto perché non si considerano in guerra con la Russia.
L’Economist dice che la Russia si prepara a una grande offensiva in Ucraina, probabilmente nel Donbass. Kiev teme che il nemico possa sfondare le linee e penetrare in profondità nel territorio. Un’ipotesi che sta in piedi?
Intanto bisogna aspettare che cambi la stagione dal punto di vista meteorologico, quella attuale rallenta di molto le manovre dei mezzi cingolati. Negli anni precedenti, operazioni simili si sono svolte a primavera inoltrata. Poi bisogna vedere se la Russia avrà la forza di attaccare. Se Mosca impegnasse tutte le capacità offensive in un’area e se l’Ucraina non ricevesse gli aiuti che ha chiesto, potrebbe anche succedere che i russi sfondino. Di sicuro c’è che in questo momento i russi stanno avanzando, anche se lentamente, un po’ su tutto il fronte. Il resto sono ipotesi. Per un eventuale attacco, poi, i russi devono aspettare che il meteo glielo consenta. Gli F-16, comunque, potrebbero creare non poche difficoltà a una manovra del genere. Per questo Mosca si preoccupa del loro possibile impiego.
L’Ucraina è alle prese con una pesante carenza di munizioni e di uomini. Qualcuno consiglia a Zelensky, per tentare di difendersi con più energia, di arruolare i ragazzi di 18 anni, di passare alla mobilitazione totale. È questa la strada da percorrere?
L’Ucraina ha notoriamente bisogno di munizioni e di armamenti per difendersi, per contrastare un’eventuale offensiva russa. Ma non basta arruolare delle persone per ritrovarsi dei soldati; vanno addestrati. E non è semplice. Molti di coloro che stanno eroicamente combattendo lo stanno facendo senza ricambio da due anni, ma non si può pretendere che personale poco addestrato e appena arrivato al fronte riesca a sostituire efficacemente chi ha una solida esperienza sul campo di battaglia. Quando gli ucraini lanciarono la purtroppo fallimentare controffensiva, lo fecero con personale che aveva avuto anche solo tre o sei mesi di addestramento. Questo per gli esperti si è rivelato uno dei motivi per cui l’attacco ucraino non è riuscito nei suoi obiettivi.
Diversi analisti, tra cui Konrad Muzyka di Rochan Consulting, dicono che i prossimi cinque o sei mesi potrebbero essere quelli decisivi, è perché coincidono con la bella stagione e quindi con la possibilità di attacchi da parte russa?
Sono due anni che sentiamo dire che i prossimi mesi potrebbero essere quelli decisivi. Lo saranno se l’Ucraina riuscirà a contenere l’eventuale offensiva russa, non credo comunque che in questo lasso di tempo Mosca rischi un tracollo. Non si prefigura comunque uno scenario che veda le forze di Kiev avanzare verso i confini pre-aggressione.
Sempre l’Economist mette in conto anche una possibile caduta del governo di Kiev; ci sono i presupposti anche per prendere in considerazione questa eventualità?
Zelensky continua la politica delle sostituzioni ai vertici delle strutture di difesa e sicurezza (l’ultimo che ha cambiato è stato il capo del Consiglio di sicurezza). Questo potrebbe essere negativo per il morale di chi deve combattere, anche perché, a mio parere, si continua a mettere in posizioni di comando personaggi meno esperti dei predecessori. Oppure Zelensky non si fida di chi è al comando o vuole eliminare degli eventuali concorrenti che possono ambire a succedergli al governo del Paese. Se continua a cambiare i vertici, forse vuole evitare che chi ha ruoli di responsabilità acquisisca potere. Potrebbe essere un modo, insomma, per mantenere il suo ruolo. Tutti questi cambiamenti però incidono anche sul morale delle truppe al fronte e sono un motivo d’instabilità interna che i russi potrebbero sfruttare a loro favore.
Nessuno, intanto, parla di pace. Anzi, c’è il netto rifiuto di ogni possibile compromesso. Possibile che non si riesca a prendere in considerazione la possibilità di negoziare?
La proposta di Lavrov di cominciare a trattare tenendo conto della situazione che si è creata sul campo non è stata accettata dall’Ucraina, mentre quella di Zelensky di discutere di pace in Svizzera non può essere considerata perché non ci sarebbe al tavolo la Russia. E l’unica persona che ha parlato di pace in modo convinto, attirandosi anche le critiche, rimane il Papa.
(Paolo Rossetti)
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