Ci sono due cose che la Russia post Muro di Berlino ha conservato del sistema sovietico di potere: il Kgb e il Gru. Se il primo è un’organizzazione a carattere politico, che si è sempre occupata e lo fa ancora dei dissidenti, il secondo, fondato addirittura nel 1918, è un servizio segreto di natura militare.

Il Glavnoe razvedyvatel’noe pravlenie, traducibile come Direttorato principale per l’informazione, diretto da super fedelissimi di Putin, è impegnato in tutte le partite di Mosca sullo scacchiere internazionale. È presente anche nei paesi occidentali, come dimostra il caso dell’avvelenamento dell’ex agente segreto russo Sergeij Skripal nel Regno Unito. Ed è certamente presente in modo massiccio in Ucraina. Un uomo del Gru potrebbe essere stato Denys Kireev, componente della squadra negoziale ucraina al primo incontro di trattative con la Russia a Gomel, in Bielorussia, ucciso dai servizi segreti ucraini (Sbu).



“Se la notizia fosse confermata” ci ha detto Giuseppe Morabitomembro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, “dimostrerebbe la non sicurezza assoluta del sistema decisionale ucraino”.

Che bisogno avevano i russi di un infiltrato alle trattative di pace?



Non sappiamo ancora molto di questo episodio, e probabilmente, vista la situazione drammatica, non sapremo mai la verità. Non sappiamo nemmeno se è stato ucciso veramente.

Leggiamo che gli agenti dei servizi di sicurezza ucraini lo stavano arrestando quando sarebbe stato ucciso.

I servizi ucraini avevano sicuramente le loro fonti per procedere a un arresto così, si tratta di tradimento alla patria. Ci sta tutto in quello che può essere successo, anche la giustizia sommaria, visto che siamo in guerra. Quello che si può dire è che è un segno di debolezza enorme da parte delle autorità ucraine, perché hanno mandato alle trattative di pace una persona non sicura: è un grande indicatore di mancanza di sicurezza nel sistema decisionale ucraino.



Sappiamo che gli agenti del Gru furono decisivi per l’inizio delle infiltrazioni in Crimea, così come ce ne sono parecchi sia in Ucraina che negli ex paesi del blocco sovietico.

Le dico questo. Per diverso tempo, prima dei fatti del 2014 in Donbass, ho insegnato all’università militare di Kiev. In Ucraina all’inizio degli anni duemila la popolazione era per il 35% di russi e per il resto di ucraini. Dal Donbass venivano a queste mie lezioni anche generali, ufficiali e soldati di lingua ed etnia russa. È quindi possibile che nelle forze armate ci siano infiltrati fedeli a Mosca, ed è altrettanto possibile che con l’inizio della guerra, avendo saputo della loro origine, molti appartenenti alle forze militari e ai servizi segreti ucraini siano stati eliminati.

Questo episodio come potrà influire sulle trattative?

Le trattative devono continuare, devono trovare il modo di trattare. A parte l’eliminazione di questa persona, il dialogo deve andare avanti.

Da quello che si vede non sembra che queste trattative funzionino molto. Si era deciso di fare corridoi per esfiltrare gli sfollati, ma i russi continuano a bombardare le città.

Purtroppo in guerra chi perde sempre è la verità. Non sappiamo chi dice il vero e chi no. La situazione è impossibile da decifrare.

Da parte sua Putin continua a minacciare, ha detto che le sanzioni alla Russia sono simili a dichiarazioni di guerra, come giudica queste parole?

Putin cerca di sfruttare la debolezza del fronte occidentale. Il segretario generale della Nato ha detto che non ci sarà una no fly zone nei cieli ucraini, così dicendo dimostra come l’Alleanza atlantica sia una organizzazione difensiva. Se avessero istituito la no fly zone, gli aerei Nato avrebbero dovuto alzarsi in volo per intercettare i jet russi, questa sì che sarebbe stata come una dichiarazione di guerra. La Nato non vuole entrare nel conflitto, questo è un vantaggio per i russi, che cercano di aumentare la conflittualità a loro vantaggio.

Ma non è anche una ulteriore minaccia quella di Putin? Quello che dice fa sempre paura.

Sì, fa paura. Va detto che vogliono anche cercare di fermare le sanzioni. Quelle che sono state fatte ormai sono ufficiali, ma la Russia non può permettersene altre, già rischiano di essere economicamente strangolati. Dicendo questo Putin avverte l’occidente che altre sanzioni non saranno tollerate.

Al punto che siamo Zelensky accetterà di venire a patti con Putin? Sembra evidente che i russi più che combattimenti militari abbiano adottato la strategia di mettere in ginocchio l’Ucraina con i bombardamenti sulle città.

C’è chi ha detto che stiano facendo come ad Aleppo ma è molto discutibile, sono due cose completamente diverse. Ad Aleppo c’era l’Isis che usava la popolazione come scudi umani, e soprattutto è una situazione urbanistica tutta sua. Kiev è una città come Roma, moderna, molto grande, urbanizzata. Entrare dentro Kiev potrebbe essere uno spargimento di sangue per i russi, con combattimenti casa per casa. Conviene isolarla e farla cadere.

Farla cadere bombardandola e massacrando i civili?

Attenzione, a meno che diamo per scontato che i russi siano belve sanguinarie, io direi che i civili purtroppo sono vittime collaterali, come sempre successo in ogni guerra.

Cosa significa vittime collaterali?

Significa che il primo obiettivo russo sono strutture dove Mosca ritiene ci siano elementi militari difensivi. Dire che bombardano i civili sembra voler far passare un messaggio di odio.

I russi però sono noti per non usare la mano leggera: ricordiamo la capitale della Cecenia rasa al suolo.

Certo, è vero, però non mi sento di dire che bombardano i civili per strategia precisa. La guerra non è umanitaria, d’accordo, ma se passa questo messaggio sarebbe un delitto contro l’umanità. Inoltre dal punto di vista militare il sistema difensivo ucraino è disarticolato completamente: non saprei dire come possano difendersi ancora a lungo.

(Paolo Vites)

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