La Russia non accetterà mai l’Ucraina nella NATO, e ogni trattativa di pace che preveda questa possibilità non ha nessun futuro. Ma anche la situazione sul campo di battaglia e le difficoltà dell’Occidente a inviare aiuti militari suggeriscono comunque di aprire un negoziato. Una trattativa, spiega Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore in diversi teatri operativi, tra cui Afghanistan, Libano, Somalia e Kosovo, nella quale Macron ed Erdogan potrebbero diventare mediatori e che potrebbe cominciare con un confronto sull’eventualità che Kiev aderisca all’UE in cambio della rinuncia alle sanzioni contro l’economia russa. Una concessione, quella dell’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea, comunque difficile da strappare ai russi, ma sulla quale potrebbe almeno partire il negoziato. L’adesione all’Alleanza Atlantica, invece, per Mosca è fuori discussione, non potrà mai essere approvata per motivi strategici. Chiuderebbe comunque alla Russia la strada verso l’Europa.
Torna in auge l’idea di una pace fra Russia e Ucraina che preveda la concessione a Mosca dei territori conquistati e l’adesione di Kiev alla NATO. Un’ipotesi praticabile o solo un modo per tentare di iniziare un negoziato che potrebbe procedere solo su altre strade?
Potrebbe essere l’inizio di una trattativa, che però non potrà svilupparsi partendo da questa ipotesi. La Russia inizialmente si sarebbe accontentata anche dell’autonomia dei territori, ma quello a cui punta è proprio che l’Ucraina non entri nella NATO. È possibile, comunque, che questo sia l’inizio di un percorso, ma occorre individuare altre soluzioni. Che Mosca accetti Kiev nell’Alleanza Atlantica, soprattutto dopo che ci sono entrate Svezia e Finlandia, lo escluderei nella maniera più radicale. Anche perché, in questo momento, sul campo di battaglia è in vantaggio.
Ci sono condizioni per la pace sulle quali le parti potrebbero almeno iniziare a confrontarsi senza pregiudizi?
Un accordo lo si potrebbe trovare con l’entrata dell’Ucraina nell’UE, in cambio della normalizzazione dei rapporti tra Europa e Russia con la sospensione delle sanzioni. Sarebbe comunque un’adesione rischiosa per Putin, perché l’Unione Europea spesso si confonde con le posizioni della NATO: che differenza c’è sul tema della guerra fra la von der Leyen e Stoltenberg? Potrebbe essere un problema per Mosca soprattutto se si arrivasse a un esercito europeo. Quello di cui credo non si discuterà proprio, tuttavia, è l’entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica, a meno che non si riduca il territorio dell’Ucraina a un bottone. Alla fine, credo che la Russia non possa concedere altro che una neutralità, magari con norme di tutela particolari nei confronti dell’Ucraina. E penso che non vorrà lasciare i territori che ha preso.
Si è parlato di un ritorno di fiamma fra Francia e Russia e ci sono stati contatti tra il ministro della Difesa russo e quello francese. Macron può essere un mediatore tra le parti? Un ruolo a cui può aspirare ancora pure Erdogan?
Non si può essere mediatori se si è deboli e forse le prese di posizione di Macron hanno voluto rimarcare che la Francia è forte, una potenza nucleare, e non ha paura di minacciare interventi armati in Europa. Macron ha voluto ricordare che nonostante gli USA si stiano defilando, la Francia è una potenza regionale con velleità mondiali. All’inizio della guerra, d’altra parte, era proprio Macron a tenere i contatti con Putin. Lui ed Erdogan. Per il presidente turco potrebbe essere ancora più facile: credo che non abbia mai smesso di avere un’interlocuzione intensa con Putin. Questi due Paesi sono quelli che, a conti fatti, possono svolgere ruolo proattivo in un’auspicabile fase negoziale.
Ma se a fine guerra l’Ucraina dovesse veramente entrare nella NATO, come le hanno promesso a più riprese, la Russia ricomincerebbe a combattere?
Stoltenberg ha detto che finita la guerra il destino dell’Ucraina è di entrare nell’Alleanza, ma è come dire: “Non finiremo mai la guerra”. La Russia non potrà mai accettarlo, non per il suo orgoglio, ma dal punto di vista strategico: vorrebbe dire essere tagliata fuori dal Mar Nero e dall’Europa. Non è una fissazione di Putin, qualsiasi presidente russo non potrebbe accettare una situazione di quel genere.
Una volta terminato il conflitto Europa e Russia dovranno pure ricominciare a parlarsi. A quali condizioni?
Bisognerà superare problemi pratici enormi, uno dei quali è il mandato di cattura internazionale nei confronti di Putin. Come fa il capo del Cremlino a fare la pace? Si consegna alla Corte dell’Aja e lo mettono nella stessa cella che è stata di Milosevic? E poi lo stesso problema ce l’hanno il comandante della flotta del Mar Nero e quello dell’Aeronautica, raggiunti anche loro da mandati di cattura internazionale per crimini di guerra. Per quale motivo? Perché hanno bombardato? Stiamo parlando di una guerra. Questa situazione è una spinta a non negoziare.
Il conflitto in Ucraina a che punto è? Tutti parlano di un possibile, imminente attacco dei russi, e del rischio che gli ucraini non riescano a parare il colpo. Una eventualità paventata anche dallo stesso segretario NATO Stoltenberg. Siamo a questo punto?
Stoltenberg potrebbe dirlo in maniera strumentale per forzare i Paesi NATO a dare di più, anche se hanno già dato tutto quello che hanno. La situazione attualmente vede in vantaggio la Russia, che sta premendo in diverse zone. Avanza a Bakhmut dove gli ucraini avevano riconquistato i due salienti a Nord e a Sud. Il primo è stato rioccupato dai russi che si stanno avvicinando a Chasiv Yar, un grosso centro, strategicamente importantissimo. Ad Avdiivka sono avanzati di una decina di chilometri, mentre a sud stanno riprendendosi Robotyne, nell’unica area in cui la controffensiva ucraina è riuscita a superare la prima linea difensiva russa. Premono su tutto il fronte. Gli ucraini, invece, sono riusciti a creare una piccola testa di ponte a Krynky, sulla riva sinistra del Dnepr a nord di Kherson, ma non riescono ad allargarla.
Vista così i russi hanno la possibilità di sfondare da qualche parte?
Gli ucraini dicono che i russi stanno ammassando forze nella provincia di Belgorod, potrebbero pensare a un’azione dal nord tagliando verso Zaporizhzhia. Onestamente mi sembra molto audace. Potrebbero sfondare se l’esercito ucraino collassasse, ma la vedo difficile. Più facile un avanzamento lungo tutto il fronte fino a occupare nella loro interezza gli oblast di Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk.
Il Congresso USA potrebbe trovare un accordo per varare aiuti militari all’Ucraina a metà aprile o più avanti. Quanto possono resistere gli ucraini senza sostegno?
Anche se trovano un accordo non è che dal giorno dopo la situazione migliori. I russi stanno vincendo adesso. Va anche detto che tutti questi aiuti non hanno cambiato nettamente la situazione sul campo. Il fatto di avere gli Abrams non ha influito, gli ucraini si sono anche lamentati che sono troppo pesanti.
Anche la situazione sul campo, quindi, suggerisce di negoziare?
Sì, ma sarebbe stato meglio farlo 200-300mila morti fa. Allora sarebbe stato più facile. Hanno voluto continuare a combattere, da incoscienti. Ora gli ucraini sono completamente dipendenti dall’Occidente. Gli F16 potrebbero cambiare qualcosa, ma dopo le sanzioni, la fornitura di munizioni e dei carri dove potrebbero portarci? A inviare uomini?
(Paolo Rossetti)
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