La “bomba” stavolta l’ha sganciata un funzionario Nato, Stian Jenssen: “L’Ucraina potrebbe lasciare dei territori ai russi ed entrare nell’Alleanza atlantica”. Parole seguite dalle solite rassicurazioni che Kiev verrà sostenuta fino in fondo con l’obiettivo di una pace giusta, e da successive dichiarazioni secondo cui la posizione della Nato in realtà non è cambiata. Ma intanto il messaggio al governo di Zelensky è arrivato chiaro: l’Occidente non crede più nella vittoria e non ha i mezzi per sostenere il conflitto. Insomma, meglio negoziare con Putin a finirla qui, concedendo la Crimea e le altre regioni occupate ma garantendo in cambio la protezione dell’Alleanza una volta cessato il fuoco. Un piano che non fa i conti con Mosca, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa: uno degli obiettivo di Putin, infatti, era proprio che l’Ucraina fosse neutrale, che non entrasse nella Nato. Vista la situazione, con gli ucraini incapaci di sfondare, potrebbero essere proprio i russi a contrattaccare a Nord, magari già a fine agosto o a settembre.
La Nato sta mollando l’Ucraina?
Diciamo che ci sono manovre in corso per lo scaricabarile dell’Ucraina. Tutte le polemiche sulla controffensiva che non va, sugli ucraini che non hanno sfruttato le forniture occidentali, i tedeschi che dicono con la Bild che gli ucraini non fanno quello che è stato insegnato loro, Kiev che ribatte che tutto quello che è stato insegnato dalla Nato non vale niente in assenza di copertura aerea: tutto ciò, in un contesto cominciato a Vilnius, quando il ministro della Difesa inglese Ben Wallace disse che gli ucraini dovevano ringraziare per tutto quello che è stato dato loro come se l’Occidente non fosse parte in causa della guerra, porta a un’operazione di sganciamento che induce a qualche riflessione.
Cosa si sta dicendo agli ucraini?
Non è che un uomo del livello di Jenssen può parlare a caso della guerra. Il concetto che sta esprimendo è che se l’Ucraina accetta di negoziare con la Russia in un conflitto che ha già perso e in cui gli alleati occidentali non vogliono coinvolgersi di più e non hanno più niente o quasi da fornire in termini militari (almeno gli europei), perderà territori, però in cambio potrà entrare nella Nato e nella Ue. Questo è il messaggio, buttato lì da un funzionario di livello alto ma non altissimo del vertice Nato per vedere quali sono le reazioni dell’Ucraina.
Kiev può accettare una soluzione del genere?
Kiev ha già fatto sapere che è una soluzione ridicola, perché intende combattere fino alla riconquista di tutti i territori, compresa la Crimea. Un’opinione, quest’ultima, che non esiste sul campo di battaglia: se gli ucraini non negoziano oggi, invece di quattro regioni potrebbero essere costretti a negoziare perdendone otto oppure a non negoziare affatto: se ci fosse un tracollo militare ucraino i russi potrebbero arrivare dove vogliono e non accordarsi più con nessuno. È un’iniziativa che dimostra la volontà dell’Occidente di sganciarsi in maniera decente da questa guerra: dare stabilità e sicurezza all’Ucraina all’interno della Ue chiedendo che accetti una sconfitta militare che al momento sembra inevitabile. L’unico dubbio è che sembrano tutti conti fatti senza l’oste. E l’oste qui è la Russia.
Come sono messi i russi ora?
Stanno respingendo con successo la controffensiva ucraina che non è riuscita a sfondare la linea della difesa russa: combattono sulla linea degli avamposti, a Bakhmut sono riusciti a ridurre i salienti russi a Nord e a Sud ma senza circondare la città. Mentre a Nord sono i russi stessi che stanno avanzando su Kupiansk.
Ma la proposta fatta trapelare da Jenssen è realistica?
È una proposta realistica per indurre gli ucraini a negoziare. Il problema però è che l’Ucraina non può negoziare, non con questa leadership: Zelensky ha messo fuori legge tutti i partiti di opposizione, i partiti moderati, tutti quelli definiti da lui filorussi, di conseguenza il suo potere è sostenuto dagli ultranazionalisti, che non sono disposti a negoziare nulla. Ammesso che i russi in questo momento vogliano negoziare con loro: anzi, stanno facendo la valutazione che l’anno scorso facevano gli angloamericani. Quando la Turchia aveva già l’accordo tra russi e ucraini gli angloamericani dissero che la guerra doveva continuare per logorare la Russia. Oggi sono i russi che potrebbero non avere nessun interesse a negoziare: se è vero che la loro produzione militare sta marciando molto bene, che sul campo di battaglia stanno tenendo il punto e addirittura avanzando, allora questa guerra sta distruggendo l’Ucraina e logorando l’Europa, anche economicamente, e la Nato.
Mosca potrebbe accettare una proposta come quella fatta emergere in queste ore?
Fin dall’inizio dell’operazione militare speciale Putin aveva detto chiaramente quali erano gli obiettivi: non di conquistare l’intera Ucraina, ma liberare i territori abitati dai russi (Donbass, Kherson e forse anche Odessa) e fare in modo che il Paese continuasse ad esistere ma come Stato neutrale. Per questo un piano in cui si dice ai russi che Kiev cederà quattro regioni ma entrerà nella Nato non verrà mai condiviso dai russi. La guerra per Mosca si è resa necessaria proprio per impedire che la Nato arrivasse ai suoi confini. Se l’Ucraina entra nell’Alleanza atlantica a Nord il confine disterebbe 500 chilometri dalla capitale russa. Non è un obiettivo perseguibile: il vero problema è questo.
Quindi la proposta Nato scontenta gli ucraini e non potrebbe essere accettata dai russi?
Esattamente: non può essere accettata da Zelensky, ma neanche dai russi, perché Mosca vuole un’Ucraina neutrale che faccia da cuscinetto allontanando la Nato dai suoi confini.
Un obiettivo comprensibile quello dei russi?
Pensiamo al caso che sta scoppiando perché i cinesi vogliono aprire una base di intelligence a Cuba: gli americani si arrabbiano per questo e non capiscono perché i russi se la prendono per l’eventualità che le forze della Nato entrino in Ucraina?
Questa proposta è un segnale di debolezza della Nato?
La Nato non esiste, esistono i suoi azionisti di maggioranza che sono americani e inglesi, l’Alleanza non è impegnata, sono i Paesi membri che fanno la loro parte come singole nazioni. Questa proposta significa che si cerca una exit strategy che porti fuori dalla guerra perché i Paesi Nato non sono più in grado di sopportarla, di reggerla, anche economicamente. E poi perché non hanno più niente da dare agli ucraini. I mezzi forniti in buona parte li hanno persi e non hanno più truppe, mandano a combattere ragazzini e vecchietti: questa guerra si sta esaurendo.
Si sono stancati anche gli americani?
Un gruppo di parlamentari repubblicani ha chiesto a Biden di smettere di buttare soldi in Ucraina. Gli Usa sono in condizioni economiche e sociali devastate. Quando si vota poi nessun candidato vuole giocarsi la campagna elettorale con la spada di Damocle di un avversario che possa dire a Biden “Ci stai mettendo a rischio di guerra nucleare con la Russia”. Nessuno vuole la campagna elettorale con una guerra in corso.
Allora che cosa potrebbe succedere?
In assenza di uno sfondamento degli ucraini, che finora non c’è stato, il rischio maggiore è che quando Kiev esaurirà la spinta offensiva, se non avrà ottenuto successi rilevanti, i russi avranno ampie riserve nelle retrovie per lanciare un attacco pesante sulle regione di Kharkiv per mettere in sicurezza il confine con la regione di Belgorod, oggi colpita pesantemente, anche se saltuariamente, dagli ucraini. Mi aspetto un’operazione militare russa magari a fine agosto o a settembre. Per le grandi operazioni militari c’è una finestra che dura ancora un mese: dopo, le piogge autunnali renderanno difficoltosa qualsiasi azione.
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