Dopo il presunto golpe l’incontro riparatore. La rivolta della Wagner e del suo capo finita a tarallucci e vino con un faccia a faccia tra Prigozhin e Putin, con i comandanti della compagnia militare privata che giurano fedeltà assoluta al presidente, a quello che considerano il capo indiscusso della Russia. Una rappacificazione tutta da capire che però, almeno in parte, si spiega con l’importanza della milizia paramilitare Wagner sullo scacchiere internazionale, dove viene utilizzata da Mosca per garantire i suoi interessi in Africa come in Sudamerica. Insomma, in questo momento a Putin, nonostante tutto, conviene ancora tenersi buono quello che fino a qualche giorno fa era un traditore. Se dovrà fargli pagare il tentativo di colpo di Stato succederà più avanti.



Intanto, mentre gli ucraini guadagnano posizioni nella zona di Bakhmut, raggiungendo qualche striminzito risultato nella controffensiva, Kiev non riesce a entrare subito nella Nato. Al vertice dell’Alleanza atlantica in svolgimento a Vilnius Zelensky vede rimandati i suoi programmi di adesione immediata. Anzi, spiega, Vincenzo Giallongo, colonnello dei carabinieri in congedo che ha partecipato a numerose missioni estere in Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo, l’adesione alla Nato potrebbe essere “merce di scambio” con gli ucraini: se si siederanno a un tavolo per negoziare la pace con i russi, cedendo, quindi, qualche territorio a Mosca, potranno far parte della Nato e vedere garantiti direttamente i loro i confini dagli alleati e non con un appoggio esterno come succede finora. Ottenendo anche i soldi per la ricostruzione.



Colonnello, come si spiega il riavvicinamento tra Prigozhin e Putin: si sono già dimenticati il golpe?

Il grosso della Wagner transiterà nelle forze armate russe o andrà con Putin. È gente abituata a combattere e continuerà a farlo. L’incontro tra Prigozhin e Putin non è strano perché la Wagner è potentissima. Oltre ai 20mila uomini che combattevano in Ucraina, dove prima o poi torneranno in prima fila, ci sono grossi territori africani e un paio di zone in Sudamerica in cui la Wagner è corposamente rappresentata: tiene i rapporti con alcuni Paesi per conto della Russia. Sorveglia i pozzi petroliferi dagli attacchi dei signori della guerra. Putin al momento non può prescindere da questa struttura. Una volta che Prigozhin è rientrato nei ranghi, Putin ha bisogno di capire quantomeno quanto controlla ancora la sua compagnia militare privata. In questo momento gli conviene riportarlo nell’alveo del suo controllo.



Ma allora che lettura dobbiamo dare del presunto colpo di Stato: è stata davvero una messinscena tra loro due?

Non credo assolutamente che fosse una messinscena. Prigozhin è un uomo che scalpita, vuole posizioni di potere reale. Ha veramente pensato di forzare la mano con un colpo di Stato, confidando in qualcuno nelle forze armate che poteva aiutarlo.

Proprio nell’esercito ci sarebbero state delle epurazioni: alla fine pagano solo i militari russi che avevano promesso di sostenere o comunque di non ostacolare il golpe?

Stanno saltando alcuni generali. Paga chi nell’esercito ha sostenuto la Wagner ed è stato scoperto. Una parte di generali, quelli che non potevano avere più grandi aspirazioni, hanno appoggiato Prigozhin sperando di tornare in auge anche loro. Il golpe, però, è fallito, perché si sono tirati indietro gli oligarchi che dovevano finanziare l’operazione. Quando è arrivato il momento delle decisioni non si sono più fidati di Prigozhin per sostituire Putin. Quando il capo della Wagner lo ha capito ha desistito. Putin, comunque, adesso ha bisogno di lui, ma non è detto che non voglia saldare i conti più avanti. In Russia non è come in Occidente, dove ci si mette d’accordo anche se ci si guarda storto per tutta la vita.

Insomma Prigozhin rischia ancora di pagare le conseguenze della marcia su Mosca?

Putin in questo momento ci sta facendo una brutta figura: scende a patti con una persona che, secondo quanto ha detto pubblicamente, considerava un farabutto. Questa è un’onta che prima o poi vorrà lavare. A breve termine Prigozhin dormirà sonni tranquilli, a lungo andare non so.

Intanto a Vilnius si sta svolgendo il vertice della Nato e il sogno dell’Ucraina di entrare subito nell’Alleanza sembra svanire: per ora Kiev dovrà accontentarsi del consiglio Nato-Ucraina e per entrare ufficialmente  dovrà aspettare fino a dopo la guerra?

In questo momento se l’Ucraina entrasse nella Nato dovremmo schierare le nostre truppe e fare guerra alla Russia. Per l’Alleanza atlantica sarebbe un comportamento da dilettanti allo sbaraglio. Allora era meglio pensarci prima dell’operazione speciale. Si inventavano un’esercitazione della Nato invitati da uno Stato sovrano, l’Ucraina, e Putin si sarebbe guardato bene dall’invadere.

Si parla della possibilità di un accordo per l’entrata facilitata di Kiev nella Nato ma solo a fine conflitto. Ipotesi credibile?

Sì. Si parla di una procedura accelerata, senza però indicare ancora le date. In realtà questo è un pedaggio che la Nato e gli Usa devono pagare a Zelensky per convincerlo a sedersi a un tavolo e trovare un accordo.

Quindi l’Occidente chiederà a Zelensky di trattare con la promessa che poi, a negoziato ultimato, la Nato difenderà l’Ucraina direttamente?

Solo allora lo faranno entrare nella Nato, garantendogli così di salvaguardare i territori di cui rimarrà in possesso. Poi ci saranno anche i soldi per la ricostruzione del Paese.

Intanto gli ucraini sembrano aver riconquistato qualche posizione a Bakhmut: finalmente la controffensiva ottiene qualche risultato?

Gli ucraini devono riconquistare qualche territorio per sedersi a un tavolo di pace. Per questo avranno le bombe a grappolo che tanto fanno discutere in Europa. Una volta accertato che la resistenza verso Est, zona bloccata dai campi minati, era molto forte, hanno cambiato le linee d’attacco verso Sud. L’obiettivo è sempre di riprendersi almeno qualche area ora controllata dai russi.

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