“Si suppone che entro la fine di giugno la Commissione pubblichi il parere”: lo ha dichiarato nella sua recente visita in Ucraina il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in riferimento alle risposte ucraine al questionario compilato da Kiev per la candidatura a Paese membro della Ue. Il processo di adesione dell’Ucraina si è messo in moto lo scorso 7 marzo e l’8 aprile la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha consegnato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky il questionario per l’adesione, che Kiev ha restituito compilato il 18 aprile. Ma l’iter sarà davvero così veloce? Quali procedure richiede il Trattato della Ue? E a quali problemi si potrebbe andare incontro? Ne abbiamo parlato con il professor Lorenzo Pace, professore di diritto dell’Unione Europea nell’Università del Molise.



Ogni Stato europeo può chiedere l’adesione alla Ue?

In primo luogo, bisogna ricordare che l’Unione Europea non solo è un ente giuridico, bensì è un progetto politico continentale, cioè un progetto finalizzato a garantire per gli Stati europei e i loro cittadini la pace, il benessere nel contesto di una comunità di valori comuni, come recita l’articolo 3 del Trattato dell’Unione. Sotto questo aspetto ogni Stato del continente europeo può chiedere di aderire all’Unione. Essendo l’Unione un ente fondato sullo stato di diritto, ossia è un’organizzazione fondata non sulla forza o la guerra ma sulle regole, l’adesione è regolamentata da una dettagliata procedura definita dall’articolo 49 del Trattato, così come da una serie di criteri definiti nel 1993, i cosiddetti criteri di Copenaghen.



Già dal 28 febbraio l’Ucraina aveva chiesto la procedura speciale accelerata di adesione all’Ue. In cosa consiste?

Da un punto di vista giuridico, non esiste una procedura speciale accelerata.

Perché non è stata prevista?

Vista l’importanza e le possibili conseguenze politiche che la partecipazione di un nuovo Stato può avere sulla funzionalità dell’Unione, la procedura deve essere necessariamente sviluppata con ponderazione e senza pressioni. Le difficoltà e i contrasti che sono nati negli ultimi anni tra l’Unione Europea e la Polonia o l’Ungheria, Paesi recentemente entrati nella Ue, è prova della delicatezza di tale procedura.



Finora, quindi, quali passi sono stati compiuti?

Quello che è stato compiuto nel Consiglio di Versailles è una prima valutazione positiva da parte della Commissione sull’inizio, e solo sull’inizio, della procedura di adesione dell’Ucraina. La procedura di adesione, però, normalmente richiede anni, se non decenni. L’inizio della procedura di adesione svolge tuttavia più un chiaro ruolo politico.

In che senso?

Il fatto di dimostrare che i Paesi europei tengano in alta considerazione il futuro dell’Ucraina e non sono indifferenti alle conseguenze della guerra, non solo per il popolo ucraino, ma anche per la pace dell’intero continente europeo.

Quali altri decisioni sono state assunte a Versailles?

Sempre a Versailles i capi di Stato e di Governo hanno emesso una dichiarazione di sostegno all’Ucraina. È stato chiarito che è l’Ucraina che deve scegliere il proprio destino in maniera autonoma. In altri termini, il futuro del popolo ucraino deve essere scelto democraticamente e non può essere represso dalla forza di un altro Stato. Da qui, poi, inizierà il dibattito sull’allargamento in seno all’Unione. Gli Stati dell’Unione dovranno quindi discutere e valutare all’unanimità se vogliono un allargamento verso l’Ucraina. Questo dovrà, però, rispettare non solo i criteri di adesione, ma dovrà tenere conto delle altre richieste di ingresso di altri Paesi come Georgia e Moldavia.

Quali saranno allora i prossimi step? Quanto tempo sarà necessario perché l’Ucraina possa prima candidarsi e poi effettivamente entrare nell’Unione?

Dal punto di vista giuridico, il Trattato dell’Unione definisce una procedura molto dettagliata. Ai sensi dell’articolo 49 ogni Stato europeo che rispetti i valori dell’Unione e si impegni a promuoverli può richiedere di divenire membro dell’Unione. La domanda viene inviata al Consiglio, cioè l’istituzione che rappresenta gli Stati membri. Di tale domanda sono informati il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali. Inoltre il Consiglio deve consultare, riguardo a tale domanda, la Commissione, cioè l’organo che rappresenta l’interesse generale dell’Unione. Anche il Parlamento europeo deve approvare a maggioranza tale domanda. Superato questo step, al fine di aprire formalmente la procedura di adesione il Consiglio deve valutare positivamente tale domanda all’unanimità.

In altri termini?

Deve potersi valutare positivamente il fatto che lo Stato richiedente appartenga al continente europeo, cioè sia uno “Stato europeo” e che rispetti i valori dell’Unione e si impegni a promuoverli.

Finita la fase di apertura della procedura di adesione cosa succede?

A quel punto inizia la lunga fase della procedura di adesione che presuppone un coordinamento che si sviluppa nel tempo e che riguarda, tra l’altro, l’adattamento dell’ordinamento giuridico dello Stato che ha chiesto di aderire a quello che è il diritto dell’Unione. Come detto, tale fase dura normalmente anni se non decenni. Arrivati alla fase conclusiva della procedura, viene stipulato un accordo che definisce le condizioni per l’ammissione e gli adattamenti dei Trattati su cui è fondata l’Unione.

Quindi per la sua adesione è necessaria l’unanimità dei 27 paesi Ue?

Questo accordo è formalizzato in un Trattato tra gli Stati membri dell’Unione e lo Stato richiedente. Tutti i Governi degli Stati lo devono approvare all’unanimità e quindi hanno un potere di veto. Superato questo step, affinché il Trattato entri in vigore è però necessario che ogni Stato dell’Unione lo ratifichi secondo le proprie norme costituzionali nazionali. Questo potrebbe richiedere la ratifica di ciascuno dei Parlamenti nazionali. Quindi anche qui è richiesta l’unanimità.

E in caso di veto di uno o più paesi, la procedura si blocca?

L’opposizione anche solo di uno Stato membro può impedire, dopo anni di negoziazioni, l’entrata di un nuovo Stato nell’Unione. Ma vi è un dato politico che forse non si tiene sufficientemente in considerazione.

Quale?

Appena pochi anni fa sulle pagine del Sussidiario scrivevamo della Brexit e ci si domandava su come gli Stati membri possano “abbandonare” l’Unione Europea. Ora, all’opposto, ci si interroga su quali siano le procedure di adesione e di partecipazione all’Unione. Certo, siamo in una fase difficile e inattesa della storia d’Europa, cioè una fase in cui sul nostro territorio è stata iniziata una guerra di aggressione. Ma il fatto che ci sia una richiesta di adesione all’Ue dimostra la validità e centralità di questo progetto per la stabilità politica dell’intero continente.

(Marco Biscella)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI