Diciassette raid missilistici russi sul territorio ucraino nelle ultime ore dopo che alcuni droni “suicidi” hanno colpito gli aeroporti militari Dyagilevo, nella regione di Ryazan, ed Engels-2, nella Regione di Saratov, a circa 600 chilometri dal confine e a soli 200 da Mosca. Tre soldati sono morti e altri quattro sono rimasti feriti, ha ammesso il ministero della Difesa russo.



Una recrudescenza delle attività militari proprio quando sembrava che la possibilità di negoziati si facesse concreta e andando contro la volontà americana di evitare qualunque attacco al territorio russo: “Sono azioni che hanno un significato dimostrativo e simbolico” ci ha detto in questa intervista il generale Giorgio Battistigià comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, “che non ottengono alcun risultato militare, ma che servono a dimostrare che le difese russe sono tranquillamente violabili e a dare fiducia a soldati e popolazione”.



Nel momento stesso in cui l’Ucraina colpisce basi e aeroporti in territorio russo, il Wall Street Journal afferma che gli Stati Uniti hanno segretamente modificato i lanciarazzi Himars consegnati a Kiev in modo che non possano essere usati per missili a lungo raggio in grado di colpire la Russia. Questo significa che Zelensky ormai agisce di testa sua, senza curarsi più di quanto gli dicono gli americani?

Da quanto riportano diversi media internazionali, si parla di un attacco di droni su un aeroporto di bombardieri strategici Tupolev 160 e 95 e su una base militare. In uno di questi due attacchi c’è stato il sostegno di forze speciali ucraine. Negli arsenali ucraini, come spiega il Wall Street Journal, non ci sono infatti missili con questa gittata. Si parla di una distanza dal confine per la base aerea di 480 chilometri e per quella militare di addirittura 700 chilometri, ad appena 200 chilometri da Mosca.



Quando parla di sostegno di forze speciali ucraine, intende truppe di terra? Sono davvero in grado di spingersi così in profondità in territorio russo?

È piuttosto plausibile: parlano la stessa lingua, conoscono il territorio. È facile per loro osare spingersi fino a quelle distanze.

Gli americani però sono del tutto contrari ad attaccare il territorio russo. Come si spiegano queste azioni?

L’Ucraina non ha formalmente riconosciuto la paternità di questi attacchi. Addirittura il New York Times ha pubblicato un tweet di un consigliere militare di Zelensky il quale ha scritto che, siccome la terra come ha dimostrato Galileo è rotonda, se qualcuno lancia in un altro Paese degli ordigni presto o tardi questi torneranno indietro. È chiaro che non possono dire di essere stati loro, Putin ha sempre dichiarato che non avrebbe mai tollerato un attacco sul territorio russo. Tant’è vero che c’è stato un lancio di missili sulle infrastrutture ucraine subito dopo.

Notizie delle ultime ore dicono che c’è stato un altro attacco ucraino su un aeroporto nell’area di Kursk dove sono stati colpiti depositi di petrolio.

L’Ucraina ha maturato una grande autoconsiderazione per quanto è riuscita a fare. Dieci mesi fa pochissimi avrebbero pensato che sarebbero riusciti a contenere l’attacco russo. Si sono rinforzati anche moralmente e cercano di colpire sempre più in profondità, anche per dimostrare l’incapacità russa nel proteggere i propri confini.

Però sono azioni simboliche che non hanno significativi effetti militari e alle quali i russi reagiscono con violenza. Zelensky si rende conto della sofferenza che causa al suo popolo con questa condotta?

È diventata una guerra totale. I russi bombardano tranquillamente infrastrutture e stazioni ferroviarie da dove si muovono i rifornimenti occidentali. Penso che sia stato messo in conto che la popolazione è quella che subisce il danno maggiore, ma dal punto di vista morale di un popolo che vive al freddo e senza luce e di soldati in trincea nel fango questi attacchi sono iniezioni di fiducia che possono servire a far sì che tutta la società civile e militare regga il confronto.

Un po’ come quello che chiese Churchill agli inglesi?

Esatto, i termini sono questi. Non voglio pensare che queste azioni cerchino di provocare la reazione russa in modo da coinvolgere la Nato. Biden e il segretario dell’Alleanza atlantica hanno detto più volte che non intendono entrare direttamente nel conflitto.

Intanto i missili russi cadono con cadenza giornaliera.

C’è una notizia interessante rilanciata da un centro studi inglese, che sostiene come, nonostante le sanzioni, l’industria bellica continui a funzionare senza grossi problemi. Anzi, dall’esame dei resti di alcuni missili caduti in territorio ucraino è stato possibile capire che sono stati fabbricati la scorsa estate a settembre, usando componenti occidentali.

Vuol dire che ci sono aziende occidentali che continuano a vendere alla Russia componenti militari?

Sì, soprattutto semiconduttori.

In questo quadro ogni possibilità di negoziato è più distante che mai?

Dal punto di vista ufficiale sì, anche se ci sono stati dei segnali di poter iniziare un dialogo soprattutto da parte russa, però stando alle loro condizioni, senza cioè cedere quanto si sono annessi con i referendum. Zelensky ribatte che non accetterà alcun dialogo se i russi non lasciano i territori occupati. Formalmente non c’è nessuna possibilità, anche il Vaticano è stato escluso dopo che Lavrov ha dichiarato che le parole del Papa non sono quelle di un cristiano. C’è tuttavia anche una diplomazia nascosta che continua a lavorare per evitare escalation peggiori.

È pensabile una tregua almeno per Natale?

Non penso proprio. Per accettare una tregua bisogna essere in due. Vista la forte diffidenza di entrambe le parti, e soprattutto la paura ucraina che con un cessate il fuoco si ridarebbe la possibilità ai russi di potersi rinforzare per essere pronti a riprendere l’offensiva, non immagino davvero che sia possibile.

(Paolo Vites)

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